Curiosità

Il successo di International Cooking Tradition

Intervista a Massimo Giambelluca, maestro chef pasticcere e ideatore della manifestazione che si è svolta nel capoluogo siciliano.

giambelluca
A conclusione di International Cooking Tradition, la rassegna gastronomica internazionale, inserita nell’ambito del Food Fest del capoluogo siciliano, prendiamo un caffè con Massimo Giambelluca, ideatore dell’evento. E’ stanco, perché organizzare un evento così ricco non è stato semplice, ma è disponibile a raccontarcene la genesi.

 

«I partecipanti sono stati tutti masterchef con i quali ho avuto occasione di lavorare in passato, e sono nate belle amicizie, abbiamo fatto campionati assieme, siamo in contatto da anni, così quando li ho chiamati, hanno risposto volentieri al mio invito. C’è stata una bella atmosfera, sono dei grandi professionisti ma sanno avere un approccio di grande umiltà».

 

Massimo, la scelta di inserire l’evento all’interno del Palermo Food Fest, i grandi chef e lo street food con il suo principe Nino u ballerino, sull’uno e l’altro lato di questo luogo; Palermo sembra aver risposto bene all’una e all’altra proposta? «Abbiamo avuto grandi riscontri di pubblico su entrambi i versanti, e questo è stato frutto della capacità collaborativa delle trentadue associazioni che hanno cooperato per la manifestazione; colgo l’occasione per salutare e ringraziare in particolare Alex Revelli Sorini, Direttore dell’Accademia Italiana di Gastronomia Storica e Gastrosofia, della quale sono Ambasciatore».

 

Il cibo del mondo e il cibo di strada palermitano: il cibo è dialogo? «Certamente, è un dialogo che cresce e si divulga; da anni porto fuori il cibo siciliano sempre riscontrando grande interesse nei colleghi che hanno voglia di conoscere e di imparare la nostra cucina». Tu hai fatto esperienze importanti, raccontaci di Papa Francesco? «Ho portato 150 professionisti della Federazione nazionale pasticcieri in udienza dal Papa, una bellissima ed emozionante esperienza. Abbiamo realizzato una cassata gigante che abbiamo distribuito ai meno fortunati, insieme a vestiti e altri beni; anche il Papa ha mangiato i nostri cannoli e una cassata, più piccola, che abbiamo fatto apposta per lui: ha gradito».

 

In questa manifestazione oltre al cibo anche lo spettacolo? «Sì abbiamo voluto unire la gastronomia all’intrattenimento e allo spettacolo con nomi famosi; abbiamo avuto anche il Principe di Montenegro che ha assaggiato il cibo di strada palermitano e campioni mondiali dalla Cina e da Londra». La prossima tappa di International Cooking Tradition? «La prossima edizione sarà in Calabria».

 

Hai proposto una novità: la cassata vegetale salata? «Sì ho voluto riproporla in questo contesto; qualche anno fa, per questo piatto, ho ricevuto dall’Accademia Italiana di Gastronomia Storica e Gastrosofia il Premio Talento in un concorso con 40 concorrenti. Stavolta ho voluto farla in versione gigante da 280 chili».

 

Le Istituzioni hanno sostenuto la manifestazione? «Purtroppo le Istituzioni ancora peccano, abbiamo fatto tutto da soli; invece avremmo avuto bisogno di una mano, di un sostegno, perché la Sicilia, dal punto di vista gastronomico, è ricchissima e con il giusto sostegno potremmo fare tanto».

 

Il cibo siciliano può essere fonte di sviluppo economico, sociale e occupazionale? «C’è tanto fermento in giro, sono stato invitato dal Console del Perù per tenere dei corsi di cucina e pasticceria siciliana per iniziare un percorso formativo; altri contatti sono in corso con la Turchia e anche con altri Paesi». Congediamo Massimo Giambelluca, un maestro semplice che sa insegnare a tutti che il cibo è unione.

Anna Martano


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