
Vinitaly terzo giorno
Se non racconti, non sei niente.
GRASPO si racconta al Gambero Rosso
Se non racconti, non sei niente. Questo il titolo del capitolo dedicato al valore della comunicazione firmato dal Prof. Attilio Scienza nell’introduzione del nuovo libro di GRASPO sui Vitigni rari di Verona.
Mutuando tutti questi stimoli genesi, filosofia e visioni di Graspo sono state protagoniste allo stand del Gambero Rosso al pad 9 C16 in un incontro molto partecipato coordinato proprio da Attilio Scienza .
Una esperienza di oltre 150.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando 150 produttori, eseguendo 250 prelievi di materiale vegetale con 150 analisi del DNA per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 15 nuove varietà di uva e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 100 micro vinificazioni.
Una costante azione di monitoraggio condivisa in tanti progetti con Istituzioni, Centri di Ricerca ed Università dalla Val D’Aosta alla Sicilia, con due vitigni iscritti al Registro del Ministero.
Una intensa attività di divulgazione con degustazioni, presentazioni, master class e la pubblicazione di tanti libri sulla Biodiversità Viticola in Italia e sulle nuove sfide del cambiamento climatico.
Un grande lavoro testimoniato dettagliatamente in pubblicazioni, articoli su testate generaliste e di settore, comunicato sui social come Associazione Graspo.
“ La salvaguardia e la valorizzazione dei vitigni minori” il tema sviluppato da GRASPO nell’ambito di questa iniziativa partendo dalla convinzione che la biodiversità della vite è a tutti gli effetti una risorsa culturale (e non solo colturale) dell’Italia. La diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione e determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre.
Se si vuole quindi conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l’affermazione dei suoi vini, è necessario una riflessione che parta dai suoi vitigni, perché solo attraverso questi è possibile sviluppare la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere. I vitigni infatti sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori: gli uomini muoiono ma i nuovi abitanti, pur aggiornando le abitudini, mantengono e spesso incrementano i vitigni dei loro predecessori.
Un racconto che ha visto al centro della relazione quanto fatto da GRASPO in un comprensorio che ci ha sorpreso per la ricchezza in Biodiversità Viticola che ancora gelosamente conserva : la Lessinia.
Qui in areali marginali ed in ancestrali vigneti Liseiret, Saccola, Ottavia, Pontedara, Rossa Durlo, Saccola Bianca sono solo alcuni dei vitigni mai segnalati prima, rintracciati e studiati da GRASPO.
Vitigni con caratteristiche uniche, anche dal punto di vista genetico, alcuni fondativi, altri genitori accertati di varietà oggi molto importanti nell’ambito del panorama vitivinicolo non solo nazionale.
Vitigni che possono sicuramente contribuire per le loro caratteristiche ad interpretare al meglio questa fase climatica.
Un cambiamento di stile epocale che vede spostare la viticoltura verso areali più freschi, scalando sensibilmente altitudini e pendenze con l’evidente rischio che questo possa compromettere in maniera definitiva equilibri ambientali ed identità paesaggistiche di grande suggestione.
Non conviene forse utilizzare invece quei vitigni originali di ogni territorio che in passato hanno manifestato caratteri di resilienza ai climi caldi?
In sostanza se cambia il clima e cambiano i gusti meglio cambiare i vigneti o i vitigni?
Questa la riflessione centrale portando tantissimi esempi di resilienza viticola legata a vitigni rari se non unici in un contesto ormai troppo semplificato.
Come la storica piantata di Urbana di Vernazola, le alberate dell’Asprinio, le centenarie vigne da muro sopravvissute alla Fillossera, come la Regina di Margreid, il Roter Horteling che quest’anno compie 424 anni certificati da un’iscrizione su pietra del 1601.
E che abbiamo portato sorprendentemente in degustazione in questa speciale occasione.
Di sicuro ogni vitigno salvato dall’oblio può diventare un’opportunità di distinzione ed identità per i produttori che ci credono… e gli esempi incontrati per fortuna sono tanti: Timorasso, Baratuciat, Avanà, Dorona..ed almeno altri 100 come testimoniato nel penultimo libro di GRASPO, 100 Custodi per 100 vitigni.
Ma la giornata è continuata per GRASPO nello Stand del Ministero dell’Agricoltura dove in sinergia con il CREA guidato da Riccardo Velasco è stato presentato a stampa e trade il libro sui Vitigni Rari di Verona tra Identità, clima ed appassimento.
Un libro che è anche tutto da bere, ha spiegato Velasco, una selezione operata dall’Associazione G.R.A.S.P.O. di vitigni antichi e storici in collaborazione con il CREA Viticoltura ed Enologia, che conserva caratterizza e valorizza il germoplasma delle varietà di uva da vino e da tavola, anche nella sua collezione di accessioni viticole, la più importante a livello nazionale. La ricerca CREA unite all’impegno consolidato dell’associazione G.R.A.S.P.O. potranno garantire anche alle generazioni future l’esistenza di queste tradizioni e la grande biodiversità del vigneto Italia. Ogni anno si aggiunge una tappa di questo lungo cammino, a testimonianza della millenaria convivenza tra uomo e la vite.
E aggiungiamo noi tra il CREA e GRASPO
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