
G.R.A.S.P.O. con Anfora Revolution e Merano Wine Festival,
Quando Biodiversità fa rima con Sostenibilità
Al Vinitaly torna il progetto Amphora Revolution, nato dalla collaborazione tra Merano WineFestival e Vinitaly, con un’area dedicata alle eccellenze italiane della vinificazione in anfora.
Un contenitore ideale e visionario che ospita anche i vitigni rari di G.R.A.S.P.O. – acronimo di Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biOdiversità viticola – nato con l’obiettivo di tutelare e valorizzare i vitigni rari italiani. Una giornata dedicata alla presentazione ufficiale del libro “I Vitigni Rari di Verona: identità, clima e appassimento” quinto libro di GRASPO.
Una presentazione in grande stile con Helmuth Kocher ed Attilio Scienza e molti degli autori del libro.
Un testo che fa sintesi sia dell’importanza e della dinamica e peculiare espressione produttiva veronese, ha spiegato il curatore dell’opera Aldo Lorenzoni, sia di un patrimonio viticolo unico che è stato il fondamento su cui si sono costruite nel tempo le denominazioni che hanno alimentato identità, economie e bilanci di tante aziende.
Parliamo di Vitigni a volte già noti ha sottolineato Luigino Bertolazzi, ma condannati all’oblio da giudizi tecnici viziati in un contesto storico che privilegiava allora quantità e costanza delle produzioni o vitigni assolutamente sconosciuti ma con caratteristiche espressive molto interessanti oggi per vincere le nuove sfide sul fronte della freschezza, della resilienza e dell’originalità.
Una indagine completa ed esaustiva in grado di valutare le potenzialità agronomiche ed enologiche di questi numerosi e misconosciuti vitigni e per molti di essi il comportamento durante la fase di appassimento.
Risposte che abbiamo confrontato con quanto rilevato 50 anni fa, che ci consentono di affermare come alcuni di questi vitigni oggi possono tornare molto utili al sistema produttivo veronese e non solo.
Attilio Scienza ha ricordato che la diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione, è un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio. Una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre. Questa diversità non ha solo un valore biologico in quanto fase di un processo evolutivo naturale, sebbene guidato dall’uomo, ma è anche una risorsa economica che suscita l’interesse crescente del consumatore per i vini prodotti da questi vitigni “rari” e molte attività economiche, dal turismo all’alimentazione, fanno leva su tale richiamo.
Per questo motivo abbiamo voluto legare le visioni di GRASPO al progetto Amphora Revolution nata per valorizzare la millenaria tradizione della vinificazione in anfora, che oggi più che mai si rivela innovazione, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici. Dall’antichità al futuro, per garantire la naturalità dei vini in piena sintonia con la sostenibilità ambientale ha concluso Helmuth Köcher.
Sono però oltre 100 le aziende custodi di vitigni rari italiani presenti al Vinitaly che Graspo ha seguito in questi anni ed inserite nel volume “100 Custodi per 100 vitigni, la Biodiversità viticola in Italia“ presentato lo scorso anno.
Per sottolineare questa sensibilità e questo legame ognuna di queste aziende potrà da questo Vinitaly evidenziare il suo ruolo di custode che è custode con il nuovo marchio di GRASPO dedicato ai vitigni rari.
La presentazione in anteprima di logo e marchio, non a caso si è svolta presso lo stand di Tenuta La Marchesa nel Pad.10 Q4 nella Regione Piemonte con il titolare dell’azienda Vittorio Giulini imprenditore curioso ed attento che oggi si dedica con costanza e passione alle sue due aziende: Tenuta la Marchesa situata nella zona del Gavi e Tenuta di Pietra Porzia nel Frascati.
Due realtà importanti e fortemente identitarie lontane 500 kilometri ma accomunate da alcuni fattori fortemente condivisi, sono entrambe inserite in un contesto paesaggistico incredibile e valorizzate da testimonianze architettoniche storiche, sono caratterizzate da una maniacale attenzione alla sostenibilità ed all’accoglienza, producono vini fortemente territoriali ma sopratutto in entrambe c’è una grande attenzione all’originale biodiversità viticola dei due territori.
Se in Tenuta la Marchesa Albarossa, Pelaverga, Slarina e Uvalino sono la testimonianza concreta di questa sensibilità non scontata, a Tenutadi Pietra Porzia è il Lecinaro e la sua precisa identità a sottolineare questo legame tra vitigno e territorio.
Dal Piemonte alla Sicilia passando per la Sardegna dove l’agenzia LAORE in collaborazione con l’Università di Sassari, Assoenologi Sardegna e l’Ass. Città del Vino hanno creato un momento di forte attenzione sulla viticoltura a piede franco. Un tema molto caro a GRASPO presente anche con gli autori del recentissimo libro “L’importanza di essere franco” Marta de Toni e Gianpaolo Girardi fondatore di Proposta Vini.
Sono stati invece Elisabetta Nicolosi sensibile ricercatrice presso l’Università di Catania e Filippo Ferlito del CREA-OFA di Acireale i protagonisti dell’intensa attività di salvaguardia del ricco patrimonio ampelografico dell’Etna presentato alla Regione Sicilia. Un percorso da anni condiviso anche da GRASPO che con Zzìnneuro, Terribile, Madama nera, Barbarossa Etna, Minnella nera, Moscatella nera, Madama bianca, Virdisi, Vispara, Bianchetta, Minnella bianca e Muscatidduni bianco possono essere considerati i vitigni gioiello del Vulcano.
Un percorso valorizzato dal progetto RITORNO avviato da Edoardo Ventimiglia e Carla Benini di Sassotondo per la tutela e la valorizzazione dei vitigni gioiello dell’Etna.
La salvaguardia di questi vitigni, ha evidenziato Ventimiglia, è significativo non solo perché consente di contrastare l’erosione genetica ma anche perché consente di disporre di germoplasma utile per programmi di miglioramento genetico finalizzati all’aumento della adattabilità della vite al cambiamento climatico. Inoltre, non meno importante, il ruolo che questi vitigni possono assumere nel panorama enologico regionale in quanto di possibile utilizzo per la produzione di vini unici e riconoscibili, identitari di un territorio, che possono consentire alle aziende di distinguersi sui mercati con prodotti di difficile omologazione.
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