I Viaggi di Graspo

Vittorio, Filippo, la Mattarella e la Benedina

Vittorio, Filippo, la Mattarella e la Benedina   Magari non tutti lo sanno ma anche Rovigo può a tutti gli effetti essere considerata oggi una provincia con buone radici vitivinicole

Vittorio, Filippo, la Mattarella e la Benedina

in primo piano Vittorio Comini co Gianmarco Guarise

Magari non tutti lo sanno ma anche Rovigo può a tutti gli effetti essere considerata oggi una provincia con buone radici vitivinicole non solo per le tante testimonianze storiche, non solo per i suoi attuali 257 ettari di vigneto con ben 28 diverse varietà ma soprattutto per le tante belle storie di uomini e vitigni che arrivano da questa Provincia.

Siamo nel comune di Giacciano con Barucchella, Alto Polesine sulle sabbie dell’Adige, che prima della sua definitiva deviazione, scorreva nel territorio di questo comune dal lungo nome. 

Una nota curiosa, i due paesi vicini, fusi ormai da tempo in un unico comune, erano un territorio di confine. 

Giacciano, (ex Ducato Estense), era il confine nord dello Stato Pontificio, mentre Barucchella era il confine ultimo a sud della Repubblica Veneta. 

Terra dalla grande storia e dalle molte sovrapposizioni culturali.

Qui Vittorio Comini, coltiva con il figlio Filippo la Benedina, a bacca rossa e la Mattarella, a bacca bianca. 

il luogo dove il maestro artigiano lavora le carni del Maiale

Vittorio fisico robusto del contadino, capelli neri, e sorriso sincero è un uomo aperto al confronto e al dialogo.

Nasce come frutticoltore, con solo qualche parcella vitata quando nel comune e dintorni la vite era molto presente tanto che nel secondo dopoguerra era stata fondata una fiorente cooperativa vitivinicola. 

Quando, per diversi problemi commerciali, negli anni 90, la cooperativa cessa l’attività, Vittorio diventa vignaiolo e vinificatore della sua produzione in particolare dei due vitigni più identitari del luogo, la Benedina e la Mattarella.  

La viticoltura in Polesine ha origini antiche, ci racconta, anche se la sua diffusione assume una certa importanza dopo le bonifiche del 15mo secolo. 

Le varietà allora coltivate erano per lo più quelle storiche del territorio ed allevate con le tradizionali piantate venete. 

il luogo magico dove il Maiale viene trasformato

Un documento storico relativo a quanto coltivato dall’Abbazia di Vangadizza parla di Turchetta, Corbina, Basegana, Groppello, Cremonese, Negretta, Rossiola, Uva d’Oro, Vernazola, Benedina e Mattarella.

Successivamente le inondazioni di Adige e Po hanno condizionarono non poco la viticoltura che dopo l’avvento della Fillossera oltre che ridursi drasticamente si indirizzò verso gli Ibridi Produttori Diretti.

Vittorio Comini con il prodotto di quest’anno

Vitigni storici ed Ibridi furono nel dopoguerra progressivamente sostituiti con varietà più produttive, scelta rivelatasi sostanzialmente errata alla luce dei risultati qualitativi e della conseguente ulteriore riduzione delle superfici vitate.

I pochi produttori rimasti, nel 2012, hanno costituito L’Associazione dei Vini Storici Polesani (A.V.S.P.) su suggerimento di Dante Brancaleon guida dei sommelier rodigini e di Romolo Cacciatori studioso delle tradizioni enogastronomiche del Polesine.

salumi già maturati e pronti per il consumo

L’attività del gruppo si indirizza subito verso il recupero del patrimonio genetico locale, in particolare la Mattarella e la Benedina, in collaborazione con Veneto Agricoltura e l’Istituto di Conegliano, oggi C.R.E.A.

Un percorso intenso fatto di rilievi, analisi, vinificazioni e degustazioni che portano nel 2021 all’inserimento di queste due varietà al Registro del Ministero.

La Matterella era una varietà storicamente conosciuta ma coltivata quasi esclusivamente nei comuni di Trecenta e di Giacciano con Baruchella. 

Anche se l’origine risulta incerta le testimonianze raccolte testimoniano che il dottor Stura, appassionato di viticoltura, ne abbia favorito negli anni venti, la moltiplicazione in comune di Trecenta.

Buona produzione e buona rusticità ne consentirono la sua distribuzione nei tanti cortili del territorio. 

la produzione dell’anno in attesa di maturazione

Il nome deriva probabilmente dal suo originale comportamento vegetativo con foglie trilobate, quadrilobate e pentalobate anche sulla stessa pianta.

La Mattarella è descritta da Filippo Comini come una varietà di buona produttività, le gemme produttive sono la terza o la quarta, il grappolo è medio con portamento filante degli apici vegetativi. 

Nei tempi passati era una varietà tardiva, questo la penalizzava per la sanità e la possibilità di terminare, entro l’inverno la fermentazione. 

Ora con l’innalzamento delle temperature la Mattarella matura meglio e prima, conservando una ricchezza in acidità totale anche di 7 grammi per litro.

un arrivederci…

È un vino che matura nei sei mesi successivi alla produzione, particolarmente indicato nella forma frizzante.

 Da abbinare assolutamente al pesce piccolo fritto ed alle carni bianche.

La Benedina, invece è stata recentemente recuperata, in località di Pissatola anche grazie al supporto degli ampelografi dell’istituto Sperimentale di Conegliano. 

Vittorio la descrive come un’uva dal grappolo conico con la punta a forma bifida che ricorda, l’Uva Gatta. 

Ha buona produzione, dà vini di colore con una struttura tannica importante, a volte con note verdi che ritornano nel vino giovane, ha quindi bisogno di alcuni anni di affinamento. 

Questo vino, si abbina a meraviglia con il Re della tavola nel Polesine, “il maiale”. 

Le sue carni, gli insaccati, in tutte le forme ed espressioni sono benedetti dalla Benedina, e dicendolo apre la porta della sua cantina segreta…

 

Il viaggio continua…

 

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

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