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Metti una sera a cena a Bagnacavallo con …Graspo

Metti una sera a cena a Bagnacavallo con …Graspo   L’occasione è quella che prevede il confronto del BURSON  2017 vino potente e complesso da uve Longanesi con vini altrettanto importanti della stessa annata provenienti da tutta Italia.

Metti una sera a cena a Bagnacavallo con …Graspo

 

Alberto Rusticali

L’occasione è quella che prevede il confronto del BURSON  2017 vino potente e complesso da uve Longanesi con vini altrettanto importanti della stessa annata provenienti da tutta Italia.

Un momento importante per i produttori del locale Consorzio di valorizzazione del BURSON di confrontarsi, condividere e progettare il futuro di questo vino.

Ma se a tavola trovi Marisa Fontana tra le ampelografe più esperte della Regione, Sergio Regazzini enologo appassionato non solo di BURSON ma di tutti i vitigni rari del territorio, Daniele Longanesi e Alberto ed Ermes Rusticali di Tenuta dell’Uccellina, e l’inesauribile Francesco Turri la serata trova molti altri stimoli.

Ermes Rusticali

La Romagna è terra generosa anche per la vite, grandi vitigni, importanti produzioni,  storiche denominazioni ma anche piccole nicchie di biodiversità viticola, spiega Sergio Regazzini, Longanesi, Centesimino, Rambela, Lanzesa e Cavecia sono vitigni originali e allo stesso tempo identitari di questo territorio e proprio qui a Bagnacavallo, località  posta fra due fiumi, presso l’azienda di Daniele Longanesi, parte la storia moderna del vitigno  Longanesi.  

Questo vitigno, prende il nome della mia famiglia datogli dal Nonno Aldo, racconta Daniele Longanesi, che per primo la propagò capendone le potenzialità. 

Tutto inizia da una vecchia vite che, da tempo immemore si aggrappava alla quercia più grossa che svetta ancora nel cortile dell’abitazione. 

Vista la generosità della pianta, Aldo decide di propagarla chiamandola proprio con il suo cognome. 

Sergio Ragazzini

Vitigno rustico e generoso come tanti altri della Romagna si rivela nelle sue potenzialità solo quando si decide di limitarne fortemente la produttività.

 La prima vendemmia del “nuovo” Longanesi, fece capire di che struttura era il vino, che in dialetto locale era chiamato Bursòn. 

L’uva che produce il Burson ha una caratteristica, che vale la pena di ricordare tanto è curiosa.

All’invaiatura gli acini diventano rossi in progressione di intensità, tutti meno uno che rimane verde, quando anche l’ultimo acino verde diventa rosso, quello è il segno che tutto il grappolo è maturo. 

da sx Sergio Ragazzini con Francesco Turri

Ma nuovi vitigni e nuovi vini si sono aggiunti al Burson, precisa Regazzini, come il Centesimino vitigno eclettico in grado sempre di sorprenderti, il Malbo Gentile per un passito rosso romagnolo da abbinare a dolci a base di cioccolato, ma soprattutto la Lanzesa una varietà qui storicamente presente ma che oggi ritroviamo quasi solo nel campo catalogo della scuola Persolino ed in pochi altri siti.

La Lanzesa ha grappoli grossi, mediamente compatti, con acini verdi dalla buccia pruinosa che nelle ultime fasi della maturazione raggiungono un caratteristico colore ambrato. 

E’ importante allargare la base genetica del patrimonio viticolo di ogni territorio, sottolinea Marisa Fontana, sia per una maggiore stabilità e resilienza dell’agroecosistema “vigneto”: perchè gli ecosistemi troppo semplificati, con poche varietà sono fragili e vulnerabili, ma anche perchè di fronte ai repentini cambiamenti climatici, l’unica risposta sostenibile è l’aumento della biodiversità, che consente di sviluppare sistemi agricoli più flessibili.

Introdurre quindi nei sistemi agricoli quanta più diversità biologica possibile è un imperativo ecologico dal quale non si può prescindere.

Una filosofia ed una sensibilità che guida da sempre l’operatività di Tenuta dell’Uccellina

da sx Aldo Lorenzoni, Marisa Fontana, Sergio Ragazzini e Francesco Turri

Brisighella dove accanto a Longanesi, Centesimino e Lanzesa, Alberto ed Ermes Rusticali hanno inserito un vitigno rarissimo come il Pelagos Nero.

Si tratta, spiega Alberto, di un vitigno originario di Bagnacavallo dove in un vigneto relitto sono state recuperate e messe in sicurezza le prime piante e valorizzate fino all’iscrizione nel registro del ministero.

Nel suo nome troviamo poi il suo indomito carattere perchè Pelagos qui significa che pela la gola per la sua importante forza acida e proprio per governarla al meglio stiamo interpretando questa sua esuberante freschezza sia con lunghi affinamenti che con la spumantizzazione in blanc de noir metodo classico con lunga permanenza sui lieviti.

Un vitigno poi che conferma quanto detto da Marisa Fontana in quanto l’evoluzione climatica in corso con il generale riscaldamento gli permette oggi di completare la sua maturazione prima e di avere parametri di zuccheri ed acidità molto interessanti.

Considerazioni che valgono fortunatamente per tanti altri vitigni rari che Graspo sta seguendo in tutta Italia. 

Il viaggio continua…

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

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