Stile e Società

Ecco la guida Venezie a Tavola 2025

Ecco la guida Venezie a Tavola 2025 Il racconto del buono e del bello, dell’eccellenza e del gusto

Ecco la guida Venezie a Tavola 2025

Il racconto del buono e del bello, dell’eccellenza e del gusto

Luigi Costa direttore

L’edizione 2025 di Venezie a Tavola (e delle altre quattro Guide ‘sorelle’: Emilia- Romagna a Tavola, Milano e Lombardia a Tavola, Piemonte a Tavola, Toscana a Tavola) la si deve leggere come  un racconto del buono e del bello delle regioni interessate. Una “narrazione” attenta e veritiera, fatta dai curatori,  del gusto e dei prodotti, dei territori e delle tradizioni, delle capacità dei singoli e dell’entusiasmo delle comunità. 

“Un traguardo ambizioso – dice Luigi Costa, direttore della Guida –   ma affascinante perché, attraverso tavole, vini e prodotti tipici, si viene a disegnare un ampio affresco che non è solo un elenco di locali, nomi ed etichette. 

Ma una descrizione a tutto tondo delle culture enogastronomiche regionali”. Sfogliando la guida  balza all’occhio che, a far da discrimine, che siano ristoranti blasonati piuttosto che osterie di campagna, insegne di recente apertura piuttosto che indirizzi secolari, è sempre e solo un parametro: l’eccellenza nella qualità. 

Nella guida viene presentato  (senza voti o classifiche) in modo sereno e pacato il ‘meglio’, qualitativamente parlando, di quanto sanno offrire le regioni interessate. 

Di fronte ai cambiamenti, a volte repentini e non sempre giustificati del mondo della ristorazione, la guida si pone come un punto fermo.

 Che aiuta a capire, le difficoltà nelle quali si dibatte il settore più alto: quello del cosiddetto fine dining.  

O di famosi ristoratori costretti a chiudere i loro locali.

 Oppure di altrettanto famosi chef obbligati a rimodulare in modo radicale la propria proposta. 

Quasi un “De profundis” di un mondo luccicante e rarefatto, ma sostanzialmente incapace di adattarsi al tempo che passa e alle esigenze che mutano. Ecco, appunto, il tempo e le esigenze.

 “Il primo – spiega  il direttore Luigi Costa-  pare richiamarci tutti a una maggiore responsabilità, a una più profonda consapevolezza nel comportamento e nelle abitudini.

Le seconde, che dal primo dipendono, sembrano indirizzarci verso una maggiore concretezza”. 

All’atto pratico – sia che si prediligano i piatti più creativi sia che si preferiscano invece quelli più tradizionali (e, si badi bene, si possono benissimo amare entrambi!) 

– gli avventori, tutti, i più smaliziati come i più inesperti, non sono più disposti a pagare, poco o tanto che sia, per ‘finti’ piatti senza gusto, preparati con ‘finte’ materie prime di scarsa qualità, presentati con ‘finti’ discorsi su ‘finti’ orti dello chef e ‘finte’
esperienze compiute nelle cucine di famosi locali all’altro capo del mondo (giusto per limitarsi a un paio di esempi). 

Chiosa il direttore Luigi Costa: “Diciamolo chiaramente: lo storytelling sulla quale tanta (presunta) alta ristorazione è vissuta per anni ha annoiato. 

Come ha stancato la pietanza eccessivamente elaborata, che si rivela alla fine essere senza mordente”. 

È una sfida di verità quella che attende adesso gli alfieri della ristorazione italiana, quelli che raccontiamo nelle pagine che seguono: perché quel che conta oggi «è essere semplici», come più volte ha detto uno dei padri della moderna ristorazione francese: Paul Bocuse. 

È nella nitidezza di aromi e sapori che appare la qualità della materia prima. 

È nella chiarezza della costruzione che il gusto viene esaltato. 

È nella immediatezza delle percezioni che il palato viene stimolato e soddisfatto. 

Non certo nell’utilizzo smodato di accenti acidi e note amare. Né di sicuro nell’impiego ripetitivo di spezie invadenti. 

Né ancora nell’uso eccessivo di pratiche fermentative e di estenuate frollature. 

Né infine nell’applicazione di tecniche soverchianti che annullano profumi, consistenze, sapori. 

 

PREMI

LA NOVITÀ DELL’ANNO

Viarte

premia

Andrea Coppetta Calzavara

Hotel Palazzetto My Venice

IL MAITRE DELLE VENEZIE

Astoria

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Michela Gobbo

Gellius

SOSTENIBILITÀ E FILIERA CORTA

Filippi

premia

Fabio e Federico Benetti

Locanda Benetti

IL RISTORANTE DELL’ANNO

Selvanella

premia

Iris Ristorante a Palazzo Soave

RICERCA E INNOVAZIONE

Berto’s

premia

Francesco Sodano

Famiglia Rana

IL GIOVANE DELLE VENEZIE

Gianni Tessari

premia

Andrew Lunardi

Lemelae

PREMIO ALLA CARRIERA

Ferrari

premia

Ristorante Zur Rose

LA DONNA DI SPIRITO

Schiavo

premia

Elena Brovedani

Laite

LA CUCINA CHE ONORA

IL TERRITORIO

Lattebusche

premia

Manuel Gobbo

Le Beccherie

SOMMELIER DELLE VENEZIE

Kettmeir

premia

Nicola Spimpolo

Hotel Schlosswirt Forst –

Luisl Stube

LA CANTINA DELLE VENEZIE

Masi

premia

Michel Hoberhammer

Baita Piè Tofana

LA CARTA DELLE BOLLICINE

Caneval

premia

Michela Berto

San Martino

IL GUSTO DOLCE DELLE VENEZIE

Rigoni

premia

Alessio Longhini

Ca’ Apollonio Gourmet

LA CARTA DEI DISTILLATI

Marzadro

premia

Alessandro Portinari

La Peca


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