I Viaggi di Graspo

L’isola che non c’e’ e le viti franche di piede

L’isola che non c’e’ e le viti franche di piede   Esiste un luogo, un’isola di poco più di 50 chilometri quadrati, a Sud della Sardegna

L’isola che non c’e’ e le viti franche di piede

 

Esiste un luogo, un’isola di poco più di 50 chilometri quadrati, a Sud della Sardegna, che a tratti sembra essere nata dalla penna di J.M. Barrie. 

Una macchia verde punteggiata di piccole case bianche, abbracciata dal blu cangiante del mare che la circonda e dall’azzurro caerulus del cielo che la sovrasta. 

Un paesaggio antico, protetto scrupolosamente dall’avvento del cemento e del progresso. E’ l’isola di San Pietro. 

Superata la meraviglia per lo spettacolo che questo luogo offre al viaggiatore che vi giunge, è poi la storia di questa comunità a togliere definitivamente qualsiasi dubbio sul fatto di trovarsi all’interno di un romanzo. 

L’unico centro abitato è Carloforte, famoso per il tonno e per le saline. 

Gli antenati dei Carlofortini di oggi hanno ricavato da queste campagne pietrose e aride, frutteti, orti e anche vigneti.

 La viticoltura ha pertanto origini antiche, ma di certo se uno pensa di avviare una cantina non è a questo luogo che gli viene in mente, come prima opzione, specie se su quest’isola non vi è nato. 

Ma questo luogo ha effettivamente qualcosa di magico tant’è che tutti gli storici considerano la sua colonizzazione la migliore avvenuta nel corso del Settecento. 

Fu così che un uomo proveniente dalla produttiva Lombardia, con in tasca un sogno, mosso a pietas, decise un giorno di comprare la terra di una donna, rimasta vedova, che di quella terra non sapeva più che farsene, scrivendo l’accordo di cessione su un pezzo di carta sporco di macchie d’olio e su quella terra vi piantò un vigneto. 

Fu così che dalla follia di due uomini, da un atto di compassione e da una visione, nacquero questi vigneti, perché nei luoghi magici, va da sé avvengono magie. 

Fu così che in quella visione le viti non potevano che essere a piede franco.

 Nascono così i vigneti e i vini di U’Tabarka. 

Benvenuti sull’isola che non c’è, dove il tempo rallenta, dove le viti affondano direttamente le loro radici nella terra e dove gli uomini del laborioso nordest produttivo tornano a respirare. 

La cantina Tanca Gioia è una delle due realtà che producono vini direttamente sull’isola, coltiva 7 ettari di terreno e lo fa nel rispetto della tradizione con vitigni autoctoni a piede franco, principalmente Vermentino e Carignano, ma anche Bovale, Nasco e Moscato.

 Il terreno principalmente sabbioso permette la viticoltura priva di portainnesto, necessario altrove per far fronte ai danni da fillossera, dove cioè le condizioni non sono tali da impedirne naturalmente il proliferare. 

Il vento sempre costante, il clima e la macchia mediterranea fanno il resto. 

Seppur non originari di qui, i titolari dell’azienda hanno deciso di omaggiare la storia dell’isola e dei suoi abitanti. Una storia sotto certi punti di vista unica e tutta da raccontare. 

Tutto  ebbe inizio nel 1574, quando la potente famiglia dei Lomellini, decise di trasferire sull’isola di Tabarka, davanti alla Tunisia, un esiguo numero di Pegliesi (Pegli è un quartiere del ponente genovese) per la pesca del corallo. 

Fu così che la comunità ligure si trasferì lì e lì sopravvisse e proliferò per quasi 200 anni. 

Non furono anni facili e quando i soprusi da parte dei pirati africani, che mal tolleravano la presenza di quel popolo straniero divennero insopportabili, il popolo dei Pegliesi si convinse che era necessario spostarsi altrove: ma dove poteva trovare posto un’intera comunità? 

L’unica cosa da fare era una nuova colonizzazione di una terra disabitata e ricominciare tutto da capo. 

In quel periodo Re Carlo Emanuele III aveva deciso di popolare alcune zone della Sardegna. 

Fu in quel momento che si decise che l’isola di San Pietro sarebbe stata la nuova terra per i Pegliesi. 

Correva l’anno 1738 quando iniziò la grande avventura delle 100 famiglie di Pegliesi, ora Tabarkini, che fondarono la citta di Carloforte, diventando carlofortini in onore di quel Re che aveva concesso loro quella bellissima terra. 

I vini che nascono su quest’isola nella cantina Tanca Gioia celebrano il coraggio di quel popolo e la sua grande laboriosità, trasmettono il carattere di questa terra generosa ma allo stesso tempo dura e esigente, parlano di vento, di mare e di macchia mediterranea. 

Aprire una loro bottiglia è farsi un viaggio su questa isola incantata senza muoversi da casa, ma se ne avete la possibilità non negatevi l’opportunità di venire a degustarli qui.

Il viaggio continua..

 

Marta De Toni

Foto di Marta De Toni

Ci trovate su:

Facebook e Instagram, alla voce Associazione Graspo

Tanca Gioia

Località Gioia, 09014 Carloforte SU

Telefono: 345 096 5746

http://www.u-tabarka.it


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio