I Viaggi di Graspo

Carlo, Nicola, i Borboni e l’Asprinio 

Carlo, Nicola, i Borboni e l’Asprinio  Uomini ragno, scale altissime, acrobazie circensi, alberate, etruschi e vigne monumentali, impossibile collegare tra loro ambiti

Carlo, Nicola, i Borboni e l’Asprinio 

da sx Nicola con Carlo Numeroso della cantina i Borboni

Uomini ragno, scale altissime, acrobazie circensi, alberate, etruschi e vigne monumentali, impossibile collegare tra loro ambiti così lontani sia temporalmente che culturalmente, a meno che non ti trovi nella terra dell’Asprinio.

Siamo a Lusciano in provincia di Caserta dove Carlo ’72 Numeroso e suo nipote Nicola dell’azienda.

I Borboni, custodiscono con convinzione e fatica vitigni e sistemi di allevamento di grande suggestione ma che sarebbero destinati solo ai libri di storia senza passione ed un pizzico di sana pazzia.

l’uva Asprinio

L’Asprinio è un vitigno autoctono della piana aversana frutto dell’addomesticamento di viti selvatiche da parte degli etruschi, i ceppi sono ultracentenari e la tipologia del suolo ne permette la coltivazione a piede franco. L’alberata aversana anch’essa chiaramente di origine etrusca definisce di fatto unicità, identità territoriale e storicità di questo vitigno e di questa terra.

L’alberata aversana

Ma perché gli uomini ragno? La risposta è nelle dimensioni incredibili di queste viti che salgono verticalmente anche fino ad oltre 15 metri aggrappate a tutori vivi, in questo caso i pioppi, costituendo delle vere proprie pareti verdi. Per potare e vendemmiare in un contesto così singolare fatto di immense ragnatele di tralci e foglie lanciate verso il cielo, ecco che entrano in gioco gli uomini ragno come Nicola Numeroso.

Lo straodinario sviluppo di una vite franca di piede pluricentenaria

Un’arte quasi circense che si tramanda con orgoglio di generazione in generazione e che permette a questi contadini di arrampicarsi su lunghe e strette sale, dette scalilli, fatte su misura per ogni operatore.. Indispensabile per poter lavorare in sicurezza la corda di féscina per ancorarsi e poter operare tramite una particolare tecnica, che prevede che il ginocchio e il piede possano incastrarsi perfettamente tra un piolo all’altro per poter avere a disposizione le mani libere per poter lavorare.

la foresta creata da più filari di Alberata Aversana

Un solo ceppo di Asprinio può coprire anche una superficie superiore ai 150 metri quadrati e produrre fino a 250 kg di uva.  Il nome stesso del vitigno e le caratteristiche di questo allevamento ci fanno immaginare chiaramente cosa possiamo aspettaci nel calice, sensazioni descritte perfettamente anche da 

Mario Soldati :”Questo grande piccolo vino profuma di limone, è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta”.  

Nicola Numeroso sullo scalillo

Mentre nella sua storia l’Asprinio ha conosciuto fama e considerazione oggi sono rimasti pochissimi i viticoltori che allevano ancora l’Asprinio a piede franco conservando le antiche alberate. Custodi di questa memoria e promotori del recupero e della tutela di questa storica tradizione sono oggi Carlo Numeroso con il nipote Nicola che ti accolgono, presso la loro cantina ipogea, realizzata in una grotta di tufo dove è stata recuperata la tradizionale vinificazione dell’Asprinio a 15 metri di profondità, per poi passeggiare lungo le antiche alberate volgendo inevitabilmente il naso all’insù o camminando tra i nuovi impianti ridisegnati per ottenere rese inferiori e maggior concentrazione e qualità.

 La famiglia Numeroso coltiva Asprinio fin dalla seconda metà del ‘700, prima per la vendita diretta di uve e mosti, poi per la produzione di vino sfuso, aceto e brandy. Sarà solo negli anni ’70 del ‘900 che i fratelli Nicola e Raffaele Numeroso daranno il via alle prime sperimentazioni per la spumantizzazione, registrando il marchio “I Borboni” (1982) per produrre il primo metodo Martinotti da uve Asprinio, e contribuendo al riconoscimento nel 1994 della DOC. 

Nel frattempo l’azienda passerà nelle mani dei figli, entrambi chiamati Carlo ed identificati solo con l’anno di nascita ’66 e ’72, fino a giungere oggi alla terza generazione con Nicola. Il filo conduttore rimane quello della salvaguardia di questo incredibile patrimonio anche grazie all’iscrizione dell’alberata d’Asprinio nel “Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali”, passaggio obbligato per il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’UNESCO, senza il quale questi monumenti del passato sono destinati a scomparire per sempre e con essi un vino dalla spiccata personalità.

Il viaggio continua….

 

Marta De Toni

Foto di Gianmarco Guarise

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I Borboni S.r.l.

Via E. de Nicola 7, 81030 Lusciano (CE)

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Tel: 081 814 13 86

Mail: info@iborboni.it

https://www.iborboni.it

 


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