Vino, quo vadis? Ecco le nuove sfide
Congiuntura economica, scenari internazionali sempre più preoccupanti, calo vertiginoso dei consumi, frenata delle esportazioni, giacenze in cantina, impennata dei costi delle materie prime, cambiamenti climatici.
Congiuntura economica, scenari internazionali sempre più preoccupanti, calo vertiginoso dei consumi, frenata delle esportazioni, impennata dei costi delle materie prime, giacenze in cantina, cambiamenti climatici. Bene ha fatto Helmuth Köcher, fondatore del Merano WineFestival a porre questi temi di stringente attualità al centro della 33° edizione della kermesse meranese in calendario dall’8 al 12 novembre 2024. Significativo il titolo: “Quo Vadis?”
Sono le sfide che il mondo del vino deve affrontare in questo particolare momento di crisi. Lo ha sottolineato a Parigi anche il presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, l’italiano prof. Luigi Moio, che ha posto sul tavolo i “cahiers de doléances” con l’impressionante elenco di problemi che suonano come un grido di dolore e come monito per tutto il settore vitivinicolo mondiale, con la Francia in particolare che, per sostenere i prezzi e per i cambiamenti climatici, dovrà estirpare nei prossimi anni 100 mila ettari di vigneti in zone pregiate.
In Italia crollo dei consumi: dai 120 litri pro capite degli Sessanta ai 28 di oggi, le nuove sfide
Anche in Italia il settore del vino sta vivendo un periodo non proprio brillante.
Luci e ombre che rispecchian una tendenza globale dovuta alla complessa congiuntura economica internazionale.
Dopo anni di crescita continua, nel 2023 la contrazione in valore degli scambi internazionali di vino è stata del 5%. Il 2024 è iniziato allo stesso modo, con un calo generalizzato dei volumi in quasi tutti i principali mercati, che restano in sofferenza a causa soprattutto della difficoltà di smaltire le eccedenze di stock: nelle cantine italiane sono stoccati oltre 45 milioni di ettolitri (sono i dati di una vendemmia).
Assistiamo altresì ad un calo vertiginoso dei consumi che sono crollati dai 120 litri pro capite degli anni Sessanta (quando il vino era un vero e proprio alimento) ai 28 litri di oggi.
Ne hanno fatto le spese soprattutto i vini rossi, quelli più impegnativi in particolare, mentre si registra un ritorno di fiamma dei vini bianchi, dei vini rosati e delle bollicine.
Denis Pantini, responsabile Agrifood & Wine monitor di Nomisma, ha sottolineato come la frenata dell’economia abbia inciso pesantemente sulla capacità di acquisto dei consumatori.
“Nella Grande Distribuzione – ha aggiunto Pantini – le vendite continuino a rallentare. Va meglio, invece, il settore della ristorazione che aveva già chiuso bene il 2023 e ha mantenuto lo stesso impulso nei primi mesi del 2024. Qui ha influito il ritorno dei turisti stranieri, che per numero di presenze hanno superato gli italiani, trainando il consumo di vino fuori casa».
La preoccupazione del presidente dell’Unione Italiana Vini Francesco Frescobaldi
Preoccupato anche il presidente dell’Unione Italiana Vini Francesco Frescobaldi.
Alla recente assemblea, presenti tra gli altri i Ministri dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e dell’Economia Giancarlo Giorgetti, oltre ai vertici di Veronafiere-Vinitaly, Frescobaldi ha chiesto al Governo non misure assistenziali, ma il riconoscimento del valore del nostro settore, che crea ricchezza e Pil, in Italia come in Europa, dove il vino dà lavoro a 3 milioni di persone, e genera 130 miliardi di euro di prodotto interno lordo.
“Stiamo vivendo in un mondo che è cambiato, – ha detto – e che oggi vive una sorta di nuovo anno zero, dopo aver vissuto una pandemia e mentre sono in atto tante guerre, ai confini di un Occidente che pensava di aver superato per sempre problematiche che, invece, ciclicamente tornano e torneranno.
Problematiche che vanno affrontate anche in vista di un nuovo equilibrio mondiale tutto da decifrare, ma che non ha più gli Stati Uniti (primo mercato del vino, ndr) come perno.”
Gianpaolo Girardi: flessione del vino (per il meteo) e boom degli “spirits”
Tra i principali player della distribuzione italiana, con oltre 3.500 referenze in catalogo e un fatturato che nel 2023 ha superato i 28 milioni di euro, con oltre 2,8 milioni di bottiglie vendute va segnalata l’azienda trentina “Proposta Vini” con sede a Cirè di Pergine.
Il patron Gianpaolo Girardi stima che «l’andamento del fatturato totale nel periodo gennaio- giugno di questo 2024 sarà in linea con l’anno scorso (+0,11%). Marzo, maggio e giugno sono stati i mesi più a rilento, complice la situazione metereologica instabile che in buona parte dell’Italia ha ritardato la partenza della stagione estiva, mentre abbiamo registrato una buona performance a gennaio, febbraio e aprile.”
“Lo scoppio ritardato dell’estate – ha aggiunto il fondatore di Proposta Vini – ha segnato fortemente i consumi soprattutto al Nord Italia, nelle grandi città e nelle zone turistiche, che a giugno hanno sofferto parecchio.
A livello regionale, la sponda trentina del Lago di Garda, ad esempio ha registrato una contrazione del 20%, mentre e le altre aree della provincia di Trento si sono attestate a – 4%.
Dopo la flessione del mese di giugno, l’andamento del fatturato è tornato a crescere nel mese di luglio segnando +14%. I vini fermi a valore sono in linea con l’anno precedente (-1%), mentre bollicine e Champagne sono in calo. Molto buona la performance degli spirits che registrano un +40% a valore. A parte le grappe, che continuano il loro trend in calo (-9%), crescono tutte le altre categorie: gin (+60%), amari (+84%), liquori (+73%)» ha precisato Gianpaolo Girardi.
Proposta Vini stima di chiudere il 2024 con un incremento tra il 4 e il 6%
In un contesto così difficile «mantenere il nostro posizionamento e l’andamento delle vendite in linea con il 2023 è per noi molto significativo, a dimostrazione del gran lavoro che compiamo quotidianamente, da oltre quarant’anni, per valorizzare le eccellenze dei nostri produttori e per garantire un servizio di altissimo livello ai nostri clienti.
Guardando complessivamente al 2024, puntiamo e stimiamo di raggiungere alla fine dell’anno un incremento complessivo tra il 4 e il 6%», ha concluso il fondatore di Proposta Vini.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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