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Vulcania 2012

A Napoli si è tenuto il forum internazionale dei vini bianchi da suoli di origine vulcanica, organizzato dalla Camera di Commercio di Napoli e da Agripromos in collaborazione con il Consorzio di tutela dei vini dei Campi Flegrei e con la partecipazione dell’Associazione delle doc vulcaniche italiane. La degustazione tecnica dei vini è stata preceduta da una serie di stimolanti  relazioni tenute da autorevoli studiosi quali il prof. Attilio Scienza, ordinario Facoltà di Viticoltura, che nel suo intervento, atipico per il mondo del vino, ha analizzato ‘Il mito dei vini dei territori vulcanici” passando da Jung, dove il vulcano è un luogo numinoso al mito di Dioniso, metafora della vita.

Il prof. Fabio Terribile, ordinario Facoltà di Agraria di Portici con “I suoli del Vesuvio, di Ischia e dei Campi Flegrei” ha riaffermato che la struttura del terreno  in cui il vitigno è impiantato assume una fondamentale importanza per determinare le proprietà organolettiche del vino aiutandosi con  i campioni dei suoli; la dott.ssa Antonella Monaco, tecnico del Centro museale delle Scienze agrarie di Portici con “Le viti della costa di fuoco: piante, ambienti, uomini” ha delineato un percorso tra i vari  vitigni, gli straordinari paesaggi e gli uomini, quei contadini che con tanta passione ancora lavorano nella vigna con i metodi antichi.

In Italia ci sono molte aree che possono vantare vigneti su questo tipo di terreni ed i vini bianchi vulcanici sono interessanti non solamente dal punto di vista enologico, ma anche da quello economico perchè questa categoria comprende denominazioni importanti come il Soave, Colli Euganei, Lessini Durello, Gambellara e Breganze. Altri vini che condividono la stessa origine vulcanica con microclimi differenti sono il Bianco di Pitigliano, l’Etna, i Campi Flegrei, Vesuvio ed isola d’Ischia.

Sono stati portati in degustazione 6 vini campani, due per ogni area di provenienza, che fanno parte di altrettante doc e presentati rispettivamente dagli enologi Gerardo Vernazzaro, Andrea D’Ambra e Sergio Romano.

Campi Flegrei doc del 1994 include 7 comuni, tutti in prossimità di Napoli. Un’area di 12 km quadrati, 150 ettari vitati, 1mio di bottiglie, 25 aziende, molti produttori giovani. Due campioni di  Falanghina, uno proveniente dalla zona più alta, 200/250 metri s.l.m. , l’altra coltivata in prossimità della costa. Stessa annata 2011, filo conduttore  la sapidità  con un amaro finale.

Ischia doc dal 1996, caratterizzata da una viticoltura difficile non solo per la pendenza dei suoli, ma anche per i periodi di maturazione e la piovosità che varia da un versante all’altro del Monte Epomeo. Due campioni di Biancolella, varietà molto delicata, di due zone differenti, oltre alla sapidità sono caratterizzati dal gusto ammandorlato e dalla finezza degli aromi.

Vesuvio doc dal 1983, 118 ettari vitati suddivisi in due fasce, la prima che va dal mare alle pendici del vulcano, la seconda quella collinare, più vocata, fino a 200 mt. Vitigno base la Coda di volpe per circa 60%,  Falanghina per il rimanente. Il campione coltivato vicino al mare risulta essere molto gentile ed elegante, l’altro colore più intenso, più alcolico ed un piacevole ammandorlato finale.

La seconda batteria dei vini in degustazione presentati da Giovanni Ponchia, enologo del Consorzio Tutela vini di Soave, sono stati: Durello dei Monti Lessini (vitigno Durella, metodo classico); Gambellara (Garganega in purezza); Colli Euganei (Moscato Giallo Fior d’arancio docg); Bianco di Pitigliano, nel cuore della Maremma (Trebbiano con aggiunte di Sauvignon e Greco); Soave classico (Garganega 80%, Trebbiano di Soave 20%); Etna bianco (Carricante e Catarato).

Bella esperienza perché non solo ogni vino presentato, ma ogni vigneto merita una attenzione particolare.

 

Piera Genta


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Redazione

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