Fondazione Edmund Mach, una storia lunga 150 anni
Inaugurata a Trento la mostra “Dalla terra il futuro”. Viaggio nei 150 anni dello storico Istituto Agrario di San Michele all’Adige, oggi Fondazione Edmund Mach.
Nei giorni scorsi, presso lo spazio archeologico del Sass, in piazza Cesare Battisti, a Trento, è stata inaugurata la mostra “Dalla terra il futuro.
Viaggio nei 150 anni della Fondazione Edmund Mach“.
L’esposizione intende celebrare l’importante traguardo dei 150 anni dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige fondato nel lontano 1874. La mostra (si potrà visitare fino al 29 settembre) sarà un’occasione imperdibile per visitare gli ambienti della Tridentum romana.
La mostra, curata dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, con la Soprintendenza per i beni e le attività culturali e con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, è patrocinata dall’Euregio con la partecipazione del Museo Etnografico Trentino di San Michele all’Adige, della Fondazione Museo storico del Trentino e del Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali.
La mostra racconta la luminosa storia dell’Istituto Agrario trentino, fondato nel 1874 per espresso desiderio della Dieta regionale tirolese di Innsbruck, attraverso pubblicazioni, manufatti storici e soprattutto centinaia di fotografie selezionate nell’archivio fotografico della FEM e tra i fondi dell’Archivio fotografico storico provinciale.
Una mostra bellissima curata da Marta Villa e Katia Malatesta
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del percorso di eventi dedicati alle celebrazioni per i 150 anni della FEM organizzato dal Comitato presieduto dal prof. Attilio Scienza, che culminerà il 28 settembre 2024 con la cerimonia conclusiva.
Nel 150° anniversario della nascita dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, oggi Fondazione Edmund Mach, la mostra, curata da Marta Villa e Katia Malatesta con la collaborazione di Silvia Ceschini, Erica Candioli e Lucia Zadra, ne rilegge la genesi e l’evoluzione mettendo a fuoco le sue molteplici attività nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale, tra istruzione e formazione, ricerca scientifica, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese.
Ripercorrendo le fasi di un dialogo sempre fertile tra tradizione e innovazione, il percorso, con il progetto espositivo dell’architetto Manuela Baldracchi, si intreccia con uno sguardo generale agli sviluppi del contesto agrario trentino, interpretati, senza pretesa di completezza, attraverso la soggettività di cinque dei più importanti fotografi e atelier fotografici attivi sul territorio tra la fine del XIX secolo e il terzo millennio.
Un arco temporale suddiviso in quattro periodi storici
L’arco temporale individuato (1874-2024) è stato suddiviso in quattro periodi storici coincidenti con quattro diverse sezioni espositive.
La prima sezione (1874-1914) risale alle origini dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e rende conto delle difficili condizioni di una realtà agraria trentina duramente colpita da criticità strutturali e dalla problematica delle malattie che allora falcidiavano l’intera Europa, in particolare la filossera, l’oidio e la peronospora.
Il riferimento al contesto si arricchisce attraverso gli sguardi fotografici di Giovanni Battista Unterveger, pioniere della fotografia trentina, e di Giovanni Pedrotti, gentiluomo facoltoso che alla fotografia ha consegnato un vivace ritratto del Trentino e della sua gente.
Il periodo tra le due guerre mondiali e la “battaglia del grano”
La seconda sezione (1919-1940) viene individuata nel periodo tra le due guerre mondiali, che vede l’Istituto alle prese con le attività sperimentali connesse alla “battaglia del grano” e l’implementazione e il miglioramento delle tecniche agricole in un quadro economico in cui l’agricoltura riveste ancora un ruolo preponderante.
Il racconto di un periodo segnato dall’avvento e dal consolidamento del regime fascista trova riscontro nell’opera di Sergio Perdomi, per anni fotografo di riferimento delle principali istituzioni culturali trentine, e dei fratelli Pedrotti, che si impongono come principali interpreti di una nuova e “moderna” immagine del Trentino.
L’agricoltura intensiva, le vallate alpine e la trasformazione del territorio
La terza sezione (1948-2000) ricostruisce il periodo del secondo dopoguerra, che dà avvio ad una differenziazione paesaggistica legata, da un lato, allo sviluppo di un’agricoltura intensiva nel fondovalle e della frutticoltura in alcune specifiche vallate, e, dall’altro, ad una caratterizzazione dei diversi territori trentini sia di valle che di media e alta quota (con un focus sulla relazione pascolo/bosco e la regressione della zootecnia).
L’apporto della fotografia in questo caso è legato alla vasta campagna aerea realizzata dai Fratelli Pedrotti negli anni della nuova infrastrutturazione del territorio e allo straordinario archivio sedimentato da Flavio Faganello, narratore per immagini di un Trentino sospeso tra tradizione e spinte modernizzatrici.
L’ultima sezione (dal 2000 ad oggi) riguarda la realtà attuale in prospettiva futura: quindi le attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico svolte dall’ente nel contesto locale e internazionale.
La trasformazione del territorio sarà inoltre illustrata attraverso il confronto tra ortofotografie degli anni Cinquanta del XX secolo e del terzo millennio.
Nel 1874 nasce la prima Scuola Agraria con stazione sperimentale
La storia dell’Istituto ha inizio il 12 gennaio 1874, quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck deliberò di fondare a San Michele all’Adige una Scuola Agraria con annessa stazione sperimentale.
Alla direzione dell’Istituto fu posto Edmund Mach, giovane e brillante assistente dell’Istituto enologico e pomologico di Klosterneuburg (Vienna).
Fin dalle origini, con un’intuizione che rimarrà a connotare tutta la storia successiva dell’istituzione, lo statuto prevedeva la simbiosi tra formazione agricola e sperimentazione in azienda, a favore del progresso dell’agricoltura trentina.
La regia del primo direttore Edmund Mach e il ruolo del ricercatore Rebo Rigotti
Sotto la magistrale regia di Mach, la scuola di San Michele e la stazione sperimentale si affermarono come istituto modello e la loro fama varcò ben presto i confini regionali.
Dopo Edmund Mach si susseguirono altri validi direttori, fra i quali spiccano le figure di Enrico Avanzi, professore accademico che diede un forte impulso scientifico all’Istituto.
Fu Enrico Avanzi a dare un forte impulso al settore cerealicolo, frutticolo e viticolo. In quest’ultimo ambito va ricordata l’opera infaticabile di Rebo Rigotti, ricercatore di grande talento che seppe spaziare in molteplici campi, in particolare nel miglioramento genetico della vite (si deve a lui l’incrocio che fu poi battezzato con il suo nome, “Rebo”).
In epoca moderna fondamentale la figura di Bruno Kessler
Alla fine degli anni Cinquanta emerse la figura di Bruno Kessler che, nella duplice veste di Presidente della Provincia autonoma di Trento e dell’Istituto Agrario, seppe sviluppare le attività dell’ente comprendendo il fondamentale valore delle scienze agrarie per il territorio trentino e non solo.
È soprattutto merito di Kessler se la scuola di San Michele negli anni Settanta si rinnovò e si preparò alle sfide dei tempi moderni, sviluppando, tra l’altro, collaborazioni con altre realtà scientifiche europee, soprattutto nel mondo di lingua tedesca.
Nel gennaio 2008 lo storico Istituto Agrario diventa Fondazione Edmund Mach
Nella storia recente la data più significativa è il primo gennaio 2008.
L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ente funzionale della Provincia autonoma di Trento si trasformò in una Fondazione, il cui nome tributò i dovuti meriti al suo primo e storico direttore, Edmund Mach.
Nacque, quindi, un nuovo ente di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato, assorbendo anche le attività del Centro di Ecologia Alpina contribuendo così ad ampliare il mandato a favore della ricerca ambientale.
Le nuove sfide: cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale, transizione verde
Istruzione e formazione, trasferimento tecnologico e ricerca nei settori agricolo, ambientale e agroalimentare si delineano così come i tre pilastri della nuova organizzazione.
La Fondazione Mach è oggi una “cittadella dell’agricoltura”, un unicum a livello nazionale: sempre più impegnata a diffondere gli studi nei settori di competenza ma allo stesso tempo radicata sul territorio.
Da 150 anni la missione è sempre la medesima: supportare l’agricoltura, l’ambiente e il territorio affrontando le nuove sfide: cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale, transizione verde.
Sfide epocali che fanno tremare i polsi, ma che la Fondazione Edmund Mach, attraverso la ricerca e l’innovazione, può gestire con giustificato ottimismo.
(GIUSEPPE CASAGRANDE)
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