Il cibo, un incontro di popoli
La mostra fotografica di Giorgio Ceriani, un viaggio in terre lontanissime, rimarrà aperta alla Casa del Vino di Isera fino a domenica 17 settembre
Grande successo di pubblico e di crtica sta riscuotendo alla Casa del Vino di Isera nelle sale nobili di Palazzo De Probizer la mostra fotografica di Giorgio Ceriani “Cibi di terre lontane”. Un viaggio attraverso 50 anni di fotografie in aree lontanissime dei cinque continenti.
Immagini a volte crude, ma in grado di stimolare diverse chiavi di lettura sul cibo. Foto che ci raccontano usanze antiche e preparazioni lontane dal nostro immaginario, ma che, per contrasto, ci aprono a visioni inedite anche su ciò che ci circonda.
Molto interesssnte il catalogo con l’introduzione di Tommaso Martini presidente Slow Food del Trentino Alto Adige.
Il viaggio alla scoperta del mondo nell’interpretazione di Italo Calvino
“Il vero viaggio, in quanto introiezione d’un fuori diverso dal nostro abituale, implica un cambiamento totale dell’alimentazione, un inghiottire il paese visitato, nella sua fauna e flora e nella sua cultura facendole passare per le labbra e l’esofago.
Questo è il modo di viaggiare che abbia senso oggigiorno, quando tutto ciò che è visibile lo puoi vedere senza muoverti dalla poltrona.”
Nel 1986 Italo Calvino scriveva queste parole in quello straordinario racconto che è “Sotto il sole giaguaro”. Nello stesso anno sbarcava nella nostra capitale, a due passi da Piazza di Spagna, il primo fast food di una nota multinazionale americana dando simbolicamente il via ad una trasformazione delle abitudini alimentari che a distanza di quasi quarant’anni è evidente nell’omologazione dei gusti e nell’appiattimento dei sapori.
Nel 1986 nasceva Slow Food per tutelare la nostra cultura gastronomica
Quasi in ogni angolo del mondo è possibile mangiare lo stesso hamburger, prodotto in modo standardizzato, con gli stessi ingredienti e con una buona dose di aromi artificiali, sale e additivi.
Intuendo le insidie che questo modello di consumo stava diffondendo in tutto il mondo nasce, proprio in quell’anno, Slow Food.
L’obiettivo era mettere il cibo al centro, diffondere e preservare la cultura gastronomica delle valli italiane, prendersi il giusto tempo per nutrirsi conoscendo ciò che mangiamo compresi il territorio, le mani, i saperi che lo hanno prodotto.
Con uno sguardo già rivolto alla tutela della biodiversità e alle pratiche agricole attente alla sostenibilità sociale e ambientale.
Nasceva il concetto di “buono, pulito e giusto” che da allora ha fatto molta strada, scontrandosi contro i mulini a vento, dando vita a un movimento con milioni di attivisti in 160 Paesi del mondo.
Una rete globale di comunità locali che si impegna ogni giorno per un sistema di produzione, distribuzione e consumo del cibo in equilibrio con le risorse della natura, la giusta remunerazione dei lavoratori, la disponibilità e l’accessibilità per tutti, la saluta dell’individuo e il benessere della società.
La scoperta di terre lontane, di sapori sconosciuti, di ricette inedite
Osservando le fotografie di Giorgio Ceriani riecheggiano nella nostra testa le parole di Calvino e l’intuizione che vide nascere Slow Food.
Queste immagini ci raccontano di sistemi del cibo di terre lontane, di sapori sconosciuti, ricette inedite, gusti mai provati.
Sono immagini che infrangono tabù e pregiudizi. Pensiamo a quante volte compaiano gli insetti a ricordarci come siamo provinciali quando disprezziamo la possibilità di inserire questa fonte di proteine nelle nostre diete, denigrando i due miliardi di persone che praticano l’entomofagia da millenni.
L’umanità contrapposta alla spettacolarizzazione del cibo in tv
Le immagini sono spesso scattate nei mercati e trasmettono tutta l’umanità di questo modello di vendita alimentare quasi scomparso nel nostro Occidente (o riproposto in chiave folkloristica).
Sembra di sentire le urla dei mercanti, il chiacchiericcio di chi contratta un prezzo, gli odori di tanti animali e cibi diversi, emerge la confusione del luogo simbolo dello scambio che non è solo di merce, ma è anche culturale. In questo contesto queste immagini rifuggiano i topoi dell’”età del cibo”:
le ricette su riviste patinate, la spettacolarizzazione televisiva (a cui si contrappone la teatralità di un mercato), gli chef come nuovi guru e sacerdoti di un rito che ha più a che fare con la rappresentazione che con la nutrizione, il cannibalismo dello storytelling che fagocita ogni diversità.
Terra Madre, incontro di popoli, di culture e tradizioni lontanissime
È il modello di consumo del cibo che Slow Food quotidianamente cerca di cambiare, infondendo conoscenze e consapevolezza, educando al gusto, creando momenti di relazione.
Tra tutti Terra Madre che ogni due anni porta a Torino le comunità del cibo di tutto il mondo.
Culture gastronomiche lontanissime che si incontrano, ritualità indigene e cibi sconosciuti che ci invitano a riflettere sul cibo prendendosi il giusto tempo, apprezzando la diversità come fonte inesauribile di ricchezza ed evoluzione; assumendo la consapevolezza che in ogni scelta alimentare sta il futuro dell’intero pianeta: ecco le formule in cui ricercare e rifondare il nostro rapporto con il cibo. (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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