Grande incertezza per la prossima vendemmia e dubbi sulla distillazione di crisi in molte regioni
Nel Dicembre del 2022 dopo la fine di una abbondante vendemmia che aveva registrato una resa di 50 milioni di ettolitri fu evidente che in prospettiva c’era troppo vino a disposizione.
Il potenziale vinicolo era a rischio di una sovrapproduzione.
A fine Aprile inizio Maggio di quest’anno in una riunione congiunta con le associazioni di settore al MASAF – Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste si cercavano tutte le strade per reperire le risorse onde attivare la procedura della distillazione di crisi vista la prospettiva di una abbondante produzione.
La costante variabilità meteorologica è da mettere sempre in conto in occasione della vendemmia, ma non è stata mai così imprevedibile come quest’anno.
Le uve sono in ritardo di maturazione.
La raccolta è iniziata da pochi giorni negli oltre 700.000 ettari del vigneto Italia.
Le prime cassette di uva sono state raccolte in Sicilia e i volumi delle rese sono purtroppo previsti in netto calo.
Si prevede infatti un totale di 43 milioni di ettolitri con una riduzione rispetto al 2022 del 14 %. Il calo consistente non è però l’unico motivo di ripensamento.
Il MASAF ha infatti trasferito alle regioni le modalità per reperire le risorse. Non ci sono i soldi, che strano.
Quindi per attivare i ristori per la distillazione è necessaria una energica rimodulazione dei fondi che sono stati già assegnati per il Piano Nazionale di sostegno al vino.
In questo scenario Abruzzo, Campania e Puglia hanno cambiato la posizione in merito alla trasformazione delle giacenze di vini in alcol.
La regione Piemonte ha trovato un accordo per il Brachetto onde attivare la distillazione di crisi in merito a 15.700 ettolitri di Brachetto d’Acqui DOCG e 1800 ettolitri di Piemonte Brachetto.
La regione ha trovato risorse per 1,8 milioni di euro senza dover intaccare i fondi per la promozione e gli investimenti. In Abruzzo le fitopatie primaverili hanno massacrato i vitigni di Trebbiano e Montepulciano e la peronospora ha fatto ridurre le quantità che saranno raccolte.
Non verrà quindi più richiesta la distillazione di crisi.
La regione Puglia lo scorso anno aveva superato i 10 milioni di ettolitri prodotti. Si era quindi evidenziata una grande riserva di vino invenduto molto importante che riguardava i vini da tavola, l’IGP Puglia e l’IGP Salento.
Quindi a fronte di una resa nel 2023 scarsa di quantitativi causati dai problemi fitosanitari la regione ha accantonato la distillazione di crisi.
Lazio e Campania sono in attesa di capire cosa fare.
Nel 2022 in Campania la produzione è stata di 500.000 ettolitri e fino a questo Febbraio si paventava una eventuale distillazione.
Ma adesso si attendono gli eventi. La UE non ha incluso la tipologia di uva bianca tra i vini ammessi alla distillazione e ciò ha portato le cantine e le cooperative ad aspettare il da farsi.
Nel Lazio tutte le associazioni di categoria hanno chiesto alla regione sostegni economici per i viticoltori onde compensare le ridotte produzioni.
La peronospora ha fortemente danneggiato i vigneti con una forbice di perdita che oscilla tra il 20 e addirittura il 90 %. Colpito tutto il territorio della DOC Castelli Romani, Frascati DOC, DOC Colli della Sabina, la provincia di Latina e il territorio del Viterbese.
La Sicilia è la prima regione a iniziare la vendemmia che si protrarrà fino a Novembre. Ci sono circa 10 giorni di ritardo per le fasi fenologiche ma l’allegagione procede bene.
Purtroppo si evidenzierà un forte calo rispetto ai 3.5 milioni di ettolitri registrati nel 2022.
La regione ha messo a disposizione 7 milioni di euro per aiutare i viticoltori e per la eventuale distillazione ma non sembrano essere sufficienti.
Saranno avvantaggiate le cantine sociali ma non i singoli agricoltori che da soli devono affrontare le spese quotidiane.
A soffrire sono maggiormente i vini rossi e si era fermato il mercato dei vini sfusi. Molte cantine sono orientate a non chiedere di attivare la misura di crisi.
Il caldo, la siccità, le fitopatie e gli incendi fanno prevedere un crollo dei volumi che oscillerà tra il 30 e il 40 %. L’auspicio è che il mercato riesca ad assorbire i vini in giacenza e che crescano i prezzi delle uve.
Umberto Faedi
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