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In Georgia per il Racha Lechkhumi Wine Festival: Oltre il Qvevri c’e molto di più

Intervista a Salomè Talakvadze di S.G. Group organizzatori dell’evento

Con il sostegno  del Ministero della Protezione Ambientale, dell’Agricoltura e dell’Agenzia Nazionale del Vino si è svolto Il Racha Lechkhumi Wine Festival nella cittadina di Tsageri, cui hanno partecipato 65 cantine di medie e piccole dimensioni con più di 200 diverse etichette in degustazione.

Nell’occasione ho avuto l’opportunità di intervistare la Direttrice e Organizzatrice del Festival, la Signora Salome Talakvadze titolare del S.G. Group. Nel bellissimo scenario naturale della Cantina Naberauli sulle sponde del fiume Rioni, abbiamo potuto raccogliere da lei qualche informazione per approfondire il mondo del vino Georgiano. Una viticoltura che negli ultimi anni è venuta alla ribalta rappresentando un po’ la grande novità del panorama vitivinicolo internazionale. Fatto strano per quella che di fatto è invece la viticoltura più antica del mondo in base ai reperti più antichi rinvenuti, riguardanti le attività umane legate all’uva e alla produzione di vino e datati 8000 anni fa.

A Salome abbiamo avuto il piacere di chiedere:

Questo festival fa parte di un ciclo, un programma strutturato per promuovere il vino georgiano da parte del ministero, oppure è una singola iniziativa di un’organizzazioni privata sostenuta dal Ministero?

S.G. Group è un’associazione privata, che può agire in partnership con finanziamenti da parte dal Ministero degli Affari e dall’Agenzia del Vino, oppure in maniera indipendente. Questi festival nazionali promuovono le singole regioni, quello appena concluso era dedicato alla zona di Racha Lechkhumi e segue quello che abbiamo organizzato un mese fa per la zona di Bolnisi. In quell’occasione però non è stato finanziato dal ministero ma è stata un’iniziativa privata, sostenuta  dall’importante Agenzia locale “Miniera d’Oro”.

Quali sono gli obiettivi più importanti che si vogliono perseguire attraverso questi festival?

Per promuovere verso il mercato europeo e mondiale la nostra storia e la nostra cultura del vino che risale a 8000 anni, questa è la nostra strategia più efficace per incoraggiare l’export. Dati i costi elevati,  al momento per noi è molto costoso fare gli eventi in giro per l’Europa e per il mondo e preferiamo quindi invitare gli addetti alla comunicazione e alla commercializzazione del vino come esportatori, importatori e giornalisti, per fargli conoscere sul posto la tradizione locale, le varie tipologie, le differenti vinificazioni e gli ambienti pedoclimatici in cui questi si sviluppano.

Per la sua esperienza maturata in questo tipo di attività qual è la difficoltà maggiore, se c’è, per  l’export del vino Georgiano?

Questi festival vengono fatti anche per migliorare gli aspetti che possano migliorare l’export. I produttori locali non sono ancora totalmente pronti per il mercato internazionale, ad esempio a livello di marketing le etichette dei vini potrebbero risultare non abbastanza attrattive, anche per i nomi stessi a volte stampati nel nostro alfabeto, oppure di difficile pronuncia per chi non è georgiano o anche per il fatto che in alcuni casi i vini non arrivano nello stato ottimale.

Uno degli scopi di questi festival è appunto quello di migliorare questi aspetti, infatti parallelamente alla manifestazione nelle settimane che hanno preceduto il festival, sono stati fatti corsi e lezioni frontali con professionisti del settore. Vengono affrontati con loro gli aspetti principali del marketing ma anche della vinificazione.

Per quanto riguarda il Festival di Racha Lechkhumi queste attività hanno avuto inizio ad aprile. Un team internazionale di enologi e sommelier ha coinvolto tutti i produttori locali in un corso di due settimane sui temi della vinificazione ed in generale di tutto il processo di produzione, fino ad arrivare agli aspetti che riguardano la giusta temperatura di servizio per questi vini. Tra questi importante il seminario tenuto dall’enologo, presidente dell’Associazione dei Sommelier della Georgia, Sig. Shalva Khetsuriani.

Le informazioni che gli enologi possono dare risultano di estrema importanza per vini  già molto interessanti ma che possono essere ancora migliorati attraverso la gestione di alcuni dettagli. Le giornate del festival rappresentano la fase in cui si finalizza tutto questo lavoro, che rappresenta il modello organizzativo anche per gli altri festival dedicati alle le differenti regioni.

Noi di S.G. Group vogliamo organizzare eventi di questo tipo ogni anno in tutte le regioni della Georgia. Abbiamo l’obiettivo di stimolare e aiutare questo miglioramento tecnico – culturale e lavorare con gli importatori, permettendo ai vini georgiani di affrontare il mercato internazionale in maniera competitiva.

Per ogni zona è previsto un singolo festival oppure verranno ripetuti negli anni per verificare i progressi ottenuti?

Questo progetto di valorizzazione del vino è iniziato già dall’anno scorso ed in maniera itinerante. In particolare per la regione del Racha – Lechkhumi questa è già la seconda edizione del Festival, che segue quella del 2022 tenutasi nella vicina Ambrolauri. L’Edizione di quest’anno appena conclusa si è svolta invece a Tsageri ed in questo modo uniamo alla valorizzazione del vino anche quella del territorio.

Durante il festival abbiamo avuto modo di degustare tantissimi vini non prodotti in qvevri, scoprendo bottiglie di grandissima eleganza che nulla hanno da invidiare a quelle ottenute dalla vinificazione in anfora. Ne è scaturita una riflessione sul fatto che invece, l’approccio del pubblico internazionale con il vino Georgiano avviene quasi esclusivamente nel nome del qvevri, l’anfora interrata metodo unico e tradizionale di questa viticoltura capace di regalare vini straordinari.

Ora però, chiunque si approccia a degustare vini Georgiani chiede quasi esclusivamente di assaggiare solo vini prodotti con questa tecnica ed è un vero peccato perché così facendo si perdono molto altro. Abbiamo quindi chiesto:

Questo grande patrimonio di unicità dei vini Georgiana rappresentato dal Qvevri e grande elemento d’approccio per questa viticoltura, non rischia di trasformarsi in un ostacolo focalizzando l’attenzione dei wine lovers a scapito di tutti gli altri vini prodotti con altri metodi di vinificazione e che invece meritano assoluta attenzione? Secondo Lei in quale modo va gestito?

Qui è intervenuto Jaba Dzimistarishvili già vincitore del titolo di più importante Sommelier della Georgia e collaboratore dell’S.G. Group per delle opportune precisazioni:

Non penso ci sia il pericolo che il qvevri  possa rappresentare un freno ma è un aspetto comunicativo che va gestito per promuovere al meglio l’intera viticoltura Georgiana nel suo complesso. Anche perché le richieste del mercato per il nostro vino, oggi riguardano anche quelli prodotti con tecniche diverse dal qvevri.

Ovviamente le piccole cantine o quelle a livello familiare utilizzano il qvevri, ma accanto a queste si è creata una realtà di cantine come questa in cui ci troviamo oggi (Azienda Naberauli) capaci di produrre sia con il nostro metodo tradizionale che con quello “europeo”, ed in grado di affiancare la tradizione alla tecnologia. In questo modo possiamo raggiungere con i nostri vitigni anche tutti quei consumatori che trovano ostici i vini in qvevri, garantendo però lo stesso livello qualitativo.

In Georgia abbiamo 24 micro zone di cui 4 specifiche per la viticoltura in anfora, mentre tutte le altre producono nel metodo europeo. Il qvevri è stato ed è comunque la nostra bandiera, uno dei simboli della nostra identità nazionale che abbiamo voluto recuperare per affacciarci al mondo internazionale del vino. È  forse per questo che la percezione del pubblico si è focalizzata su questo, ma ciò non toglie che tutta la nostra viticoltura sia di altissimo livello.

Ed effettivamente le impressioni ricevute dai tanti assaggi fatti al festival non possono far altro che confermare le parole di Jaba, chiudendo il cerchio sulla premessa iniziale riguardo alla questione qvevri.

In conclusione domandiamo a Salome: Sul fronte dei prezzi qual è la situazione?

Le tasse sono una questione gestita totalmente dal governo. Per quanto riguarda i vini quando nel tempo si verificherà un aumento dei volumi commerciati all’estero seguirà in maniera fisiologica una tendenza all’abbassamento dei prezzi per via dei normali meccanismi di economia di scala.

Alla fine di questa esperienza rimane l’idea di fondo di un grande potenziale ancora inespresso, che ha appena iniziato la sua rivelazione e che saprà ritagliarsi la sua fetta di consensi nel pubblico degli appassionati di tutto il mondo.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 

 


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