Se il vino può essere l’elemento che lega passione, cuore e amore per la cultura delle proprie tradizioni, questo non può essere più vero di quanto la storia della famiglia Di Ciacca è riuscita a dimostrare, e che emerge dalla visita a questa splendida realtà.
L’artefice principale di questa vicenda è Cesidio di Ciacca da Cockenzie, villaggio di pescatori fuori Edimburgo dove si è costruito una solida carriera come legale. Nato in Scozia nel 1954 è figlio di quel fenomeno migratorio che ha portato allo spopolamento della Val di Comino come successo per molti altri posti in Italia. Il grande flusso locale verso la Scozia è forse dovuto alle capacità degli scalpellini della zona nel trattare la pietra, di cui si ritrovano ancora ampie tracce sul territorio tra grandi vasche, lavabi e manufatti di varia natura, ricavati a partire dal blocco unico.
Abilità evidentemente richiesta in Scozia negli anni in cui si doveva purtroppo scegliere una destinazione e abbandonare la propria terra d’origine. Un dramma esistenziale vissuto da milioni di Italiani nel mondo ma insufficiente a spegnere la fiamma nel cuore di Cesidio, che ha sempre coltivato il sogno di ricongiungersi alle sue tradizioni più antiche, spingendolo infine a tornare nei suoi luoghi di origine.
La dove c’erano soltanto rovine ha ripreso il borgo che fu della sua famiglia, riportandoci la vita e iniziando la coltivazione del Maturano, l’uva che si stava facendo sempre più rara da queste parti e uno dei simboli dell’identità locale.
Dal racconto di Cesidio Di Ciacca il borgo è omonimo, si chiama I Ciacca e secondo il registro dei battesimi della Chiesa San Lorenzo di Picinisco è datato 1500 – 1560. È qui che la sua famiglia ha vissuto per 500 anni prima di abbandonarlo e cercare fortuna altrove. Da quello che si è potuto stimare qui vivevano circa 60 persone e tra le altre colture agricole erano dedite alla coltivazione dell’uva Maturano.
Dai racconti dei suoi cugini si utilizzava il sistema etrusco della vite maritata, allora in voga anche in alcune zone della Campania. Sistema che permetteva contemporaneamente la coltivazione della vite e il pascolo del bestiame.
Il Maturano a Picinisco è sempre stata l’uva locale come testimoniano gli studi di Arsial e dello stesso Cesidio Di Ciacca, che è riuscito a realizzare una piccola mappa dove la zona di coltivazione era indicata come un chilometro circa per lato, da una parte e dall’altra del borgo. Un legame con il territorio che anche nei 70 anni in cui il borgo è rimasto spopolato ha tenuto comunque questa famiglia legata a quest’uva.
La testimonianza più antica riguardo al Maturano, è registrata in un documento storico risalente al Duca di Alvito appartenente ad un ramo della famiglia d’Este, che intorno al 1500 suggeriva che “il migliore vino del territorio si trova a Picinisco, bianco, sottile, amabile e che diventa ancora migliore dopo un anno”.
L’enologo che oggi ne cura la coltivazione è Alberto Antonini, presentatogli dal cognato a Edimburgo e che per ammissione di Cesidio, nel suo ottimo italiano con accento anglosassone, ci ha confessato:” inizialmente avrà pensato che proveniente dalla Scozia e intenzionato a coltivare il Maturano nel Lazio dovevo essere sicuramente pazzo”. La scelta per la forma di allevamento della vite è caduta sul guyot, ma si sta pensando per l’anno prossimo di approntare almeno un filare col sistema della vite maritata, per permettere alla tradizione di questo luogo di sopravvivere al tempo.
L’impianto del vigneto li dove non c’era nulla risale al 2013, ed è stato eseguito completamente a mano senza prevedere irrigazione. I tralci di vite da cui sono state ricavate le barbatelle sono stati recuperati da due contadini dei vicini borghi di San Pietro e Immoglie, su suggerimento della “voce di popolo” che ne assicurava la certezza che le uve fossero Maturano.
E ancora Cesidio: ” quando mi hanno chiesto perché sono andato proprio da loro gli ho detto scherzosamente: quando farò un vino migliore del vostro non voglio sentire dubbi sul fatto che non possa essere un vino da uve Maturano”.
La prima vendemmia datata 2017 ha evidenziato due grappoli tra loro molto diversi. Il vivaista Toscano Marco Morrone insieme ad un ampelografo si sono confrontati con Marco Marroco, titolare dell’Azienda Palazzo Tronconi di Arce. Dal loro lavoro ed anche grazie ai test eseguiti in laboratorio, si è capito che le due uve pur avendo lo stesso Dna sono diverse per caratteristiche morfologiche, e sono quindi state riscritte come maschio e femmina.
L’ Azienda I Ciacca oltre al Maturano produce anche una linea di vini rossi ottenuti da uve conferite da viticoltori locali e che portano il nome di Valle Oscura prendendo il nome da questa valle che si chiama così.
Nella cantina di I Ciacca la tecnologia affianca la tradizione, con l’utilizzo di serbatoi non vetrificati all’interno ma trattati con acido tartarico, insieme ai più classici serbatoi in Inox. L’uso della botte è limitato alle vinificazioni in rosso e alla sperimentazione sull’uva Giulia, autoctono che potrebbe rappresentare un futuro progetto, oltre che per una una piccola quantità di Maturano passito.
Dagli assaggi in cantina il Maturano si è rivelato un vitigno di grande potenziale ancora da esplorare completamente ma che nelle diverse espressioni ha mostrato di avere, struttura, carattere e sostanza. Un sorso mai esile ma nemmeno inutilmente appesantito, grazie alla freschezza che ne guida sempre il percorso di bocca. Ogni annata sfugge da uno stereotipo proponendo una lettura sempre diversa, come sono capaci di fare i vini di territorio. Tra i diversi vini assaggiati quelli che a gusto personale si sono espressi un gradino sopra gli altri sono:
Nostalgia Lazio Igt 2021 dal naso improntato su toni dolci, floreale di ginestra, lieve fruttato a polpa bianca e di agrume con sfumatura erbacea e buona persistenza.
Doti che si sviluppano nel Nostalgia 2017 Lazio Igt che aumenta in complessità e delicatezza. Naso di grande eleganza con i rimandi floreali che si fanno più gentili e con l’agrume più disidratato, mentre appaiono lievissime le note di spezie dolci. Sorso dinamico di grande freschezza e dotato di allungo maggiore rispetto al precedente.
Ottima Impressione anche per Sotto le Stelle Lazio Igt 2017 dal naso elegante di fiori di campo, camomilla, mandorla e frutta essiccata. Sorso di grande equilibrio, anche questo guidato dalla freschezza, dagli accenni minerali e da una persistenza che fatica ad abbandonare il palato.
Uscendo dalla cantina si torna al borgo che dai 650 m s.l.m. domina i vigneti sottostanti, costruito sulla roccia che poggia su uno strato di 30-40 metri di argilla con un fitto scheletro di sassi da cui provengono anche i materiali costruttivi del borgo.
Una realtà che oltre alla suggestiva location per eventi, comprende la Scuola di Cucina, la produzione di miele, olio e tanti altri progetti in elaborazione nella mente di Cesidio Di Ciacca.
All’interno gli ambienti sono stati allestiti come una sorta di museo rurale, in cui vengono riprodotti usi e costumi della tradizione e come questi venivano vissuti. Ad esempio la cucina nella sua struttura originale, con il grande forno per la cottura del pane e tutti i suoi oggetti di uso comune. Un luogo avvolto da una propria magia che ha ispirato anche diversi artisti quando era uso fare il gran tour.
È presente anche una grandissima raccolta di ogni tipo di pubblicazioni, che costituisce una grande memoria storica del passato riguardo a Picinisco, le sue attività rurali e il territorio della Val di Comino. Tantissime anche le foto raccolte dai suoi parenti, per ricostruire la storia della vicenda umana migratoria, e a testimonianza dello sforzo per i momentanei ritorni alla propria terra durante la vendemmia del Maturano.
Un legame con il vitigno che ha quindi rappresentato il contatto con le origini e insieme il punto di partenza del progetto, che comprende anche la realizzazione del bellissimo Albergo Diffuso “Sotto le Stelle” all’interno del centro storico di Picinisco. In un bellissimo ambiente naturale all’interno del parco Nazionale d’Abruzzo, ristrutturando diverse dimore sono state create meravigliose suite che oltre a nobilitare il nucleo più antico del paese, regalano atmosfere cariche di suggestione restituendo a quei luoghi la vitalità dei tempi antichi.
Le motivazioni di Cesidio Di Ciacca sono andate oltre alle personali esigenze identitarie, contribuendo fortemente al rilancio di una zona e delle sue potenzialità nel segno della collaborazione. Come tiene a spiegare lui stesso, l’obiettivo è creare le condizioni che spingano a rimanere sul territorio puntando sulle sue risorse per impedirne lo spopolamento.
Un disegno che ha coinvolto l’intero paese in una ritrovata voglia di valorizzare le tante risorse locali di un territorio ricco di prerogative. Dalle bellezze naturali alle risorse enogastronomiche, da cui nasce una cucina autentica che nel menù dell’Hotel Ristorante Villa Inglese, riesce a mostrare come il territorio si possa esprimere in eleganza ai massimi livelli anche nel piatto. Oppure come la grandissima qualità della salumeria locale e dell’arte casearia che si può trovare in botteghe artigianali come la CaciOsteria sulla Piazza centrale di Picinisco.
Nel suo complesso un grandissimo progetto di rivalutazione del territorio, che questo Scozzese dal cuore Italiano e “un po’ pazzo” come gli piace definirsi, ha vinto insieme alla sua famiglia rappresentando un esempio per tutti.
Bruno Fulco
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