In Lunigiana tra Luadga, Durella e Pollera nera
La Lunigiana è una terra di mezzo, quasi sospesa tra la Toscana, l’Emilia e la Liguria, prende il nome dalla città
romana di Luni situata proprio alla foce del fiume Magra che con i suoi affluenti di fatto identifica questo territorio ricco di storia e di storie anche enologiche assolutamente originali.
La sfida che abbiamo lanciato al Prof. Paolo Storchi, che guida il Crea di Arezzo, era quella di rintracciare ed identificare finalmente la Durella che qui vive da sempre e testimoniata in tanti testi ampelografici ma dall’identità ancora oscura o non ancora del tutto chiarita.
Il punto di partenza di questa ricerca è la cittadina di Pontremoli, la più a nord della Toscana in provincia di Massa Carrara che confina con La Spezia, un piccolo borgo ma di grande suggestione almeno nella parte più storica dominata dall’austero castello del Piagnaro che ospita il museo delle originalissime statue stele lunigianesi.
Siamo sulla via Francigena l’antica strada che collegava Canterbury a Roma,
ed è proprio sull’antico ponte della Cresa che incontriamo Francesco Ruschi Noceti, vitivinicoltore storico di questo comprensorio.
La Famiglia Ruschi Noceti, fin dal quattrocento coltiva vigne in Lunigiana e sulle colline che sovrastano il borgo di Pontremoli dal 1700.
La riscoperta e la passione per i vitigni autoctoni dei fratelli Francesco, Carlo e Maria Luisa hanno permesso alla Fattoria Ruschi Noceti di ricevere molti riconoscimenti a livello internazionale e di essere fortemente rappresentativa nel contesto produttivo lunigianese che oggi vale complessivamente quasi 400 ettari di vigna situata in aree collinari con pendenze da viticoltura eroica.
Lo stile produttivo della Fattoria Ruschi Noceti è caratterizzato sopratutto dal ritardare al massimo la vendemmia, così da ottenere gli aromi e i profumi che conferiscono al vino quella personalità e quel carattere che lo rendono così distintivo.
Le uve utilizzate per la produzione dei vini sono in massima parte Pòllera per le qualità a bacca rossa, Durella e Luagda per quelle a bacca bianca.
Particolare attenzione è stata dedicata soprattutto al recupero della Pòllera, un’uva a bacca rossa che una volta era la più diffusa nel territorio della Lunigiana storica e che nella versione passita ha fortemente sorpreso anche un maestro come Luigi Veronelli.
Ma sono soprattutto la Durella e la Luadga che attirano la nostra attenzione e che incontriamo in una vigna panoramica localizzata in zona La Costa, una collina sovrastante il paese di Pontremoli, dove si trovano circa 5 ettari di vigneti dell’azienda.
Si tratta di un podere con esposizione Ovest-Sud Ovest, con giacitura prevalentemente a terrazzamenti e composto da terreno argilloso con forte trama sassosa e roccia viva, dove le uve arrivano a perfetta maturazione.
Se la presenza della Durella era nota da tempo in questo areale non possiamo dire lo stesso della Luadga o Luadga bastarda, una varietà a bacca bianca a fortissimo rischio di estinzione in quanto non iscritta al Registro e quindi con alcune problematiche per la sua coltivazione.
Qui Francesco ci racconta con ferma convinzione come dalle uve autoctone sia possibile produrre vini di qualità tanto da aver realizzato anche un Vigneto Collezione di uve lunigianesi in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Pisa e del Crea di Arezzo.
Il progetto è stato avviato nel 1994, racconta Francesco, per riportare alla luce le tante varietà di vitigni presenti in Lunigiana.
Il gruppo del prof. Giancarlo Scalabrelli della facoltà di Agraria dell’Università di Pisa che ha condotto una vasta campagna di ricerca nei poderi della zona e che ha permesso di individuare circa 188 varietà di vitigni toscani dei quali circa 25 assolutamente autoctoni,
sono stati quindi messi a dimora nel nostro Campo di Teglia, più di un ettaro di terreno all’interno del Parco della Villa Pavesi Ruschi, affinché la comunità scientifica potesse studiarne le variazioni in purezza e dare vita ad esperimenti di micro-vinificazione, che dovevano servire a stabilire se questi vitigni fossero adatti a tornare in coltura.“
A questo proposito Storchi sottolinea che grazie alla genetica molecolare è stato possibile identificare come vitigno a sé stante la Durella gentile della Lunigiana, fino a poco tempo fa confusa con la Durella dei Lessini per alcuni caratteri simili. Questo vitigno è presente da sempre nel territorio dell’alta Lunigiana, particolarmente nelle zone di Pontremoli e Villafranca di Lunigiana (Massa-Carrara).
I lavori di Scalabrelli, Dodi, D’Onofrio e Mattei hanno dimostrato che differisce geneticamente dalla Durella del Veneto.
Tale vitigno è valutato molto utile per la viticoltura della Lunigiana, a motivo della sua capacità di raggiungere una maturazione adeguata anche in annate difficili. Per valorizzarlo è stato avviato un programma di selezione clonale ed è stato proposto il nome di Durella gentile, per meglio identificarla, rispetto alla Durella dei Lessini.
Dal punto di vista enologico è molto interessante per la sua capacità di conferire un caratteristico aroma gradevole al vino quando realizzato in purezza.
Ed è proprio in cantina che scopriamo le potenzialità e la personalità di questo straordinario vitigno, declinato al meglio nel vino Otto Ottobre.
Francesco ci racconta che l’Otto Ottobre è l’insolita e tardiva data in cui hanno incominciato la vendemmia nell’annata 2002 in quanto le uve erano eccezionalmente mature pur mantenendo un’ottima acidità una caratteristica questa tipica delle varietà Durella nel clima lunigianese.
Le uve pigiate (60 per cento Durella e 40 Luadga)sono state tenute a contatto con il mosto a freddo per 48 ore. Il risultato è stato sorprendente e da allora abbiamo deciso di continuare su questa strada.
L’Otto Ottobre è un vino strutturato e profumato che si accompagna perfettamente ai piatti della tradizione Pontremolese.
La vendemmia tardiva ed il procedimento di vinificazione caratterizzano il vino di un colore dorato carico, con intriganti profumi maturi ed evoluti.”… una bella espressione per una Durella Gentile …ma una Durella Gentile è presente anche come biotipo in Lessinia..
Solo nuove ricerche potranno chiarire questa strana coincidenza.
Il viaggio continua…
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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