Evviva Roglic, evviva la Slovenia
Non me ne vogliano i fans del ciclista britannico Thomas se – lo confesso – oggi ho fatto il tifo per Roglic.
E più avanti spiegherò il motivo.
Ho tifato per lui ed ho anche tremato quando nel punto più impervio della salita al Monte Lussari la ruota anteriore dello sloveno è finita in una canaletta ed è saltata la catena.
Quei preziosi secondo potevano costargli il Giro, che ha meritato di vincere.
Ed ora spiego il perchè della mia simpatia per lo sloveno.
Ricordando i miei trascorsi sportivi di inizio carriera (50 anni fa, giovane cronista, aveva seguito alcuni Giri d’Italia come inviato del quotidiano “L’Adige”) ero portato ad esaltare le imprese definite impossibili.
E quella di ieri era un’impresa impossibile o quasi. Roglic ha sovvertito i pronostici della vigilia: ecco perchè merita il plauso mio e degli amici sloveni che sono accorsi a migliaia sul Sacro Monte.
Amarcord personali: dal Santuario alla serata con Demetrio Volcic
Ho ricordi bellissimi del Monte Lussari e dell’antico Santuario (fu fondato nel 1.360) meta di pellegrinaggio fin dal Medioevo.
L’ho visitato più volte, soprattutto quando ero diretto in Carinzia, a Villach in particolare, o in Slovenia, a Kranyska Gora o al lago di Bled.
Ricordi anche perssonali: in quel santuario molti anni fa si è sposata mia sorella.
Ed ero presente nel 1986, inviato dal giornale, all’inaugurazione dell’autostrada Udine-Tarvisio con Craxi premier.
Ho poi partecipato ad alcune manifestazioni ed eventi legati al turismo, agli incontri per l’assegnazione delle Olimpiadi invernali che avrebbero coinvolto le tre Nazioni confinanti (progetto poi bocciato dal Cio).
Una gastronomia di confine: friulano carnica, carinziana e slovena
Ho ricordi legati all’enogastronomia (ad esempio “Ein Prosit” a Tarvisio) e alla ristorazione.
Quante serate, ai piedi del Santuario, alla Vecchia Osteria da Kail a Valbruna e a Malborghetto con pranzi e cene a base di frico della Carnia, cjarsons (una sorta di agnolotti), salsicce slovene (Suha Klobasa), tortelli carinziani ripieni di patate e ricotta, Kaiser Wurst, strudel e Sachertorte.
Piatti tipici delle tre Paesi confinanti: Italia, Austria e Slovenia.
Ricordo una serata simpaticissima con Demetrio Volcic e altri colleghi giornalisti: Demetrio, corrispondente della Rai da Mosca, era in Italia, a Tarvisio, per un evento internazionale, e quella sera si scolò da solo (non esagero) una decina di bottiglie di Prosecco, evidentemente era in crisi di astinenza.
Quante trasferte, incontri, serate enogastronomiche con l’amico Boris
Quanto ai legami e all’affetto per la Slovenia, questi sono dovuti alle mie frequentazioni, a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando oltrepassavo il confine, un tempo ferreo con i “Graniciari” appostati ovunque: da Nova Gorica alla Brda (Collio slevono) da Vipacco a Lubiana, da Aidussina a Maribor, da Ptuj a Celje, da Lasko (capitale della birra) alle altre località termali slovene.
Quante trasferte con l’amico Boris Bajzelj, quanti incontri e serate gastronomiche con ristoratori, produttori e amici sommelier.
Negli anni Ottanta, unico italiano all’epoca, sono stato accolto nel cenacolo culturale della Martinova Bratnja con l’onore di figurare tra i benemeriti della Valle della Vipava per aver fatto conoscere in Italia i vini sloveni.
Legami culturali e affettivi, dunque. Ecco le ragioni per cui mi sento anche un pò sloveno oltrechè cittadino onoraio (dal Duemila) di Parenzo-Porec (Croazia) per meriti acquisiti, in questo caso, nel rilancio del turismo e dell’enogastronomia.
Ecco perché dico: evviva Roglic, evviva la Slovenia, evviva l’Istria.
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