Uso il termine al femminile, perché a chi sono rivolti i format di cucina e sulla sana alimentazione se non alle donne casalinghe che possono fare i lavori domestici la mattina guardando la tv?
A pensarci bene, la televisione è davvero sessista, beh, non la televisione in sé che è solo uno strumento di comunicazione, bensì chi ha la responsabilità dei palinsesti. Certamente una grande filosofia guida lo smistamento di programmi televisivi nelle varie fasce orarie, infatti ce n’è di tutti i gusti, ma “pilotati”.
Gli svariati programmi, ben piazzati ad orari a portata di mano di un’utenza molto “femminile” e spalmati su quasi tutte le emittenti, nazionali, private e anche strettamente locali, nascono per stimolare la fantasia culinaria delle casalinghe, per aiutarle a prendere il partner per la gola magari salvando rapporti coniugali in crisi, o sono un puro business?
Insomma, questa Gastronomania dilagante, che mette in primo piano ogni tipo di strumento di cucina, è una necessità sociale o, banalmente, una fonte di guadagno per qualcuno? Domanda pleonastica.
Ma tant’è, se durante la giornata ci possiamo sollazzare con raffinate ricette e provare a replicarle, la sera siamo così stanche che possiamo evitare i pastoni conditi da baruffe, alterchi, urla, confusione dei programmi socio-politici, e tranquillamente lasciarli ai signori uomini.
Anche se, in verità, dubito “tutti” i signori uomini siano interessati. Però questo è un altro discorso, tali programmi hanno l’intento di “formare” (poco “informare”) un’opinione pubblica, ma tra quegli schiamazzi la testa si satura e ognuno rimane a pensarla come prima. E poi, le “autorevoli” presenze litiganti chi si illudono di rappresentare? Neanche chi li ha votati e nemmeno gli altri, tanto loro si eleggono da sé.
Bene, per tornare al tema, se noi donne ormai stiamo facendo indigestione di cooking show digitale, so per certo che una parte del mondo maschile comincia ad affacciarsi ai fornelli virtuali, perché oggi ai giovani piace destreggiarsi tra spadellate e impiattate, anche pronti ad indossare grembiuli e cimentarsi con i piccoli robot di cucina.
Ho scoperto (qualcuno dirà meglio tardi che mai, ma non sono ancora nonna e non ho nipotini) che una nota marca di giochi per l’infanzia ha in commercio un kit in cui si creano ricette guadagnando ingredienti. Contiene un ricettario dello Chef. È il gioco ufficiale della “Prova del Cuoco”, consigliato per bimbi da 8 anni in su.
Bene, allora ecco un modo per rinforzare lo stereotipo della femmina casalinga e brava cuoca!
Oppure è un sottile sistema per attirare anche i maschietti fin da piccoli all’arte culinaria, non solo per stimolarli ad aiutare in casa, ma forse per prospettare loro un futuro impiego? Come se non fossero strapiene le scuole alberghiere di aspiranti chef e il mercato, per ora, saturo.
Maura Sacher
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri