L’ignoranza alimentare fa male all’Italia, ma si può migliorare
Cari amici buon inizio 2023, oggi vorrei parlare di questo argomento che mi sta a cuore da diversi anni, anche perché non vedo miglioramenti e con il nuovo anno vorrei essere prepositivo e non critico da subito.
Le cose stanno così: l’Italia è il paese più ricco al mondo di giacimenti alimentari d’eccellenza e in genere.
La Francia che si bea tanto dei suoi Champagne, formaggi, foie gras etc.. etc non arriva all’1 % della nostra ricchezza alimentare, figuriamoci gli altri paesi europei che non voglio svilire, ma sono decisamente molto lontani da poter essere citati come concorrenti.
Oppure vedi paesi enormi di grandi estensioni (l’Italia appresenta appena il 0.5% del territorio mondiale) come la Cina, l’America, il Sud-America, Il Canada, la Russia che certo sono immensi nel territorio ma nella cultura dei prodotti, usando per logica culture intensive, non hanno una storia e capacità espressive agricole come l’Italia.
I dati parlano chiaro: l’unica situazione geografica del pianeta a clima mite, temperato, mare, monti, pianure, laghi, colline, “venti buoni”.
Aria calda-temperata dal Mediterraneo e aria più fredda dal continente, con 7.000 specie vegetali (qualsiasi regione italiana ha più specie vegetali di un altra singola nazione europea).
58.000 specie di animali diversi, 1.200 vitigni autoctoni (la Francia solo 222), 533 cultivar di olive, 140 cultivar di grano duro (l’America solo 6) e potrei continuare all’infinito su prodotti dell’agricoltura, dell’agronomia.
L’arte casearia, di quella norcina, dell’allevamento e perché no della CUCINA ITALIANA, quella cucina che in ogni paesino ha una diversa ricetta e anche sullo stessa ricetta ci sono innumerevoli varianti storiche di paese in paese, di borgo in borgo.
Una cucina nata dalla biodiversità anche umana (siamo anche il paese con più etnie al mondo lo sapevate?)
Siamo il paese che tutto il mondo invidia e vuole venire a scoprire, ricordatevi che il 70% dell’arte nel mondo è stata prodotta in Italia.
Dopo questo elenco di dati cosa verrebbe da pensare a voi, un’europeo non italiano potrebbe sentirsi molto svilito e potrebbe per reazione creare barriere affinché il famoso prodotto italiano, la sua poderosa incommensurabile forza storicamente unica e la sua cucina in qualche maniera possa essere affossata.
Guardiamo all’Unione Europea che deve trovare equilibri per tutti i 27 paesi facenti parte, danneggiando le culture italiane a favore di quelle marocchine, greche, spagnole, tedesche, francesi, oppure creando semafori chiamati Nutri-score o peggio ancora azioni che incentivano la vendita alimentare degli insetti, si fanno marcire olive italiane, gli agrumi, pensate la guerra delle quote latte fino a poco tempo fa, pensate al boicottaggio contro il made in Italy.
E che dire poi delle televisioni Italiane (tolgo Eat’s parade e TG5 Gusto e poche altre che fanno bene il loro lavoro) che lanciano mode e danno risalto a trasmissioni commerciali del tipo Masterchef nelle quali quello che conta è esclusivamente lo show
La competizione umana, per carità ci vuole anche un pò di competizione, vi sembrerò banale e monotono, ma ci metterei un tantino di più cultura sulle ricette e sui prodotti italiani.
Non parliamo poi di guide di ristorazione nate in Francia che vogliono imporre uno stile francese all’Italia, oggi quello che conta nella ristorazione è definirsi stellato in Friuli come in Sicilia e farsi definire stellato.
Ci sono riusciti perfettamente come sono riusciti a mettere lo Champagne nelle carte vini davanti ai nostri vini, per carità lo Champagne mettetelo in carta ma non davanti a tutti come fosse un trofeo (ci stanno riuscendo anche in questo).
Pensate che addirittura la stampa internazionale è riuscita a far credere che la cucina vietnamita è la migliore del mondo, cose da pazzi, oppure è riuscita a far credere che i migliori ristoranti al mondo non sono italiani.
Certo è facile criticare l’Italia e la su cucina solo per i ristoranti italiani all’estero che purtroppo per la maggior parte non brillano di qualità, ma se qualche giornalista in più fosse venuto in Italia per raccontare la cucina italiana si sarebbe stupito di quanta capacità, di quanta bontà e di quanto sorprendente è in ogni suo dettaglio comunale, provinciale, regionale.
Per togliersi da tutta questa accozzaglia di informazioni una soluzione ci sarebbe una soluzione istituzionale:
PORTARE LA CULTURA ALIMENTARE ITALIANA NELLE SCUOLE.
Non sto parlando di scuole tecniche alberghiere, istituti agrari e scuole enologiche che esistono da anni per chi vuole fare una scelta professionale, ma di portare l’istruzione già nelle classi elementari ai bambini, per poi proseguire nelle medie e nelle superiori.
Vere e proprie materie con ore settimanali dedicate alla storia dei prodotti italiani, all’educazione al prodotto tipico, allo sviluppo, alla nutrizione come stile di vita e perché no anche all’autostima e alla autodeterminazione gastronomica, alla crescita di una consapevolezza della ricchezza inestimabile intrinseca che è nel nostro DNA, saremo il primo paese al mondo e lo saremo ancora di più di oggi, nessuno potrebbe criticare la scelta istituzionale di fare scuola perché noi possiamo fare scuola con gli strumenti e con gli esperti che abbiamo.
E allora coraggio istituzioni Italiane, affrontate una volta per tutte questo tema e portatelo alla realizzazione, per comunicare bisogna essere consapevoli di essere non solo il più bel paese al mondo, ma anche quello più buono e più credibile.
Maurizio Potocnik
Editore, critico enogastronomici e artista
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