Continua il viaggio di G.R.A.S.P.O. questa volta a San Pietro Incariano
Gouais Blanc, Bigolona, Ua Salà, Saccola rossa e rosata, Denela, Cabrusina, Oseleta, Forselina , Cavrara e Turchetta per un Natale autoctono in cantina Zymè. San Pietro Incariano
Natale con i ”tuoi Vitigni perduti”, in Valpolicella, in una realtà enologico-produttive iconica, cantina Zymè di Celestino Gaspari.
Un luogo magico dove natura ed architettura hanno creato spazi innovativi e di grande impatto.
Un appuntamento organizzato in collaborazione con il vicesindaco del comune di San Pietro Incariano “Città del Vino” dott. Luca Bonioli enofilo capace e interessato, con il patrocinio della Provincia di Verona.
“La ricerca dell’autoctono….”, Celestino Gaspari è sempre stato alla ricerca della massima espressione dei vitigni del territorio, sua è l’esperienza di successo della produzione dell’Harlequin un vino nel quale ha voluto vinificare insieme 15 varietà tra bianche e rosse, riunendo in un solo prodotto, l’essenza viticola di un territorio.
Vino di grande successo diventato una icona di casa Zymè.
Due gli obiettivi, ringraziare tutti quelli che ci hanno supportato e presentare i tanti vini ad anima veronese
vinificati.
Dopo i saluti di rito, la serata è entrata nel vivo con il Presidente di Graspo, Aldo Lorenzoni, che ha tracciato un breve consuntivo dell’annata.
Graspo è soddisfatto di questo 2022, sono le sue parole, per la mole di lavoro, la pubblicazione del primo nostro volume, La biodiversità viticolo,
i tanti contatti avuti concretizzati con 150 analisi del DNA di materiale viticolo recuperato da Graspo ma soprattutto l’individuazione di 10 nuovi vitigni molto promettenti, sconosciuti alla banca del DNA.
La raccolta di uve e la loro micro-vinificazione, questa sera ne avremo in degustazione 19, dei quali solo 2 dell’annata precedente, gli altri tutti 2022.
La prima quaterna di bianchi è formata da Vernazola, Ua Salà, Bigolona e Gouais Blanc,
ci vorrebbero ore per essere esaustivi ma più concretamente la prima è figlia “della città dei Dottori” padovana in tutto.
Uva sapida con una acidità di rispetto, in un frutto giallo di buona beva, il secondo bianco ci mostra come certe uve posseggano una doppia anima rossa e bianca,
questo è uno di quelli fragrante al profumo e squisito in bocca, una Molinara vinificata in bianco detta appunto uva sapida, salata.
La terza la Bigolona era l’uva dei Vini Santi e delle grandi feste e celebrazioni, sapore ammandorlato con corpo discreto,
l’ultimo vino della prima sezione proviene da un’uva, il Gouais Blanc padre di quasi 140 vitigni moderni fra cui lo Chardonnay, sapore ricco in acidità ma con una sua marcata sapida finezza.
A seguire una Saccola Rosè del 2021, dal carattere decisamente originale con una spalla acida notevole, la Rossetta di montagna ci regala un vino di grande finezza ed
eleganza, ideale per produrre vini mossi, la successiva la Quaiara è un’altra delle uve che sono progenitori di molte varietà,
questo con il nome Vulpea uno dei nomi della Quaiara, il vino è più corposo buona base per un rosato,
cosi come la Cabrusina che possiede una sua bella struttura ed espressività capace di regalare forza a vini con tonalità di colore rosso medie.
Nel quartetto successivo troviamo la Pelara e la Dindarella che la letteratura ci indica come sinonimi, in realtà la prima è un biotipo della seconda.
Decisa e diritta l’acidità della prima, più morbida e profumata la DIndarella che fra i sentori di frutti rossi ci regala complessità che sembra abbiano nel moscato la sua origine.
Potente decisa ed equilibrata per struttura e colore la Croatina. Delicatezza e finezza gusto olfattiva per la Denela con una ottima trama tannica.
La Forselina assieme alla Simesara sono due figlie della Valpolicella, più fine al gusto la prima, con più colore e struttura la seconda.
A seguire due autoctoni dell’alta Lessinia (700 metri sul livello del mare a Sprea) la Pontedara una rossa della
quale non si conosce l’origine, capace di vini con buone note di finezza e longevità, più rustica, la Saccola, nella sua forza olfattiva e nella sua ricchezza in colore e tannino.
Queste ultime due varietà meritano attenzione per le loro indubbie possibilità enologiche. Il tris finale è un “Parterre de Roi”, iniziamo con una Oseleta potente ricca ancora troppo fresca ma imponente per finezza e ricchezza tannica.
La Cavrara o Cavara o Bassanese dal picciol rosso dopo 25 giorni di appassimento ha dato risultati notevoli in note sia olfattive che di degustazione, cosi pure la Turchetta dopo una sosta in cassa per 25 giorni ha mostrato di saper dare una interpretazione del vitigno originale e promettente.
Qui ci siamo fermati con la promessa di un arrivederci con altri vitigni del portafoglio di Graspo, che per il prossimo anno avrà sia novità che occasioni di incontro.
Un incontro che non poteva che concludersi la visita guidata dello splendido sito produttivo di Zymè, guidati da Celestino che ci ha spiegato la ratio dell’azienda e della sua collocazione sul territorio.
Il viaggio continua….
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Ci trovate su:
Facebook e Instagram, alla voce Associazione Graspo
Az. Agr. Zýmē di Celestino Gaspari
Via Cà del Pipa, 1 37029 San Pietro in Cariano – Località Mattonara, Verona, Italy
Tel: +39 045 7701108
Fax +39 045 6831477
info@zyme.it
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