La Pontedara di Cristiano in Contrada Bovi – Sprea
È una vite particolare la Pontedara, produce vino di migliore qualità, rispetto alle altre varietà coltivate in Lessinia ,ma per il registro internazionale del Dna è una sconosciuta.
Anche questa varietà dopo il controllo analitico fatto da Graspo risulta sorella di quella ritrovata qualche tempo fa in contrada Parisi, presso l’antico vigneto di Marino Anselmi.
Quello che ci stupisce è la dimensione e l’età di questi due splendidi esemplari di “vite da muro”.
Silvano e Pietro Bovi, quest’anno, hanno deciso di affidare la vinificazione di queste due viti a Graspo.
Non è sempre filato tutto liscio per la vite in questi luoghi, la contrada è a 600 m. s.l.m., ci raccontano che negli anni 70 e 80 del 1900 il freddo e le piogge hanno fortemente condizionato la produttività delle varietà di montagna, che hanno corso seri rischi di sopravvivenza.
Ora splende il sole e i frutti si vedono, viti rigogliose frutti belli e maturi, qui il caldo è benedetto, sarà il caso di fare qualche considerazione anche sull’ipotesi di pensare all’iter che ne consenta l’impianto in territori a quote inferiori.
Per ora ci godiamo la scoperta e il privilegio di effettuare una micro-vinificazione di Pontedara centenaria.
Se la Saccola era il vino di tutti i giorni la Pontedara forniva il vino per le feste, i matrimoni ed i momenti più significativi della vita famigliare e sociale.
Questo deve essere stato il pensiero di Cristiano Bovi, che dopo aver incontrato la sua Angela Carpene in contrada Comerlati a Santa Trinità di Velo assaggia il vino del suocero, fatto con questo vitigno.
La Pontedara deve essere anche il vino dei Bovi, pensa Cristiano e cosi si comporta.
È in quel periodo, siamo nella seconda metà del 1800, a cavallo dell’unità d’Italia, Cristiano riceve, dal suocero, alcune talee da mettere a dimora per diventare autosufficiente in vino di qualità, il suo è un pensiero, fatto a nome di tutta la sua contrada.
Dalla talea messa a dimora ca. nel 1870-1880, si sviluppa una vite dalla quale è stato tratto il legno per propagarla di fronte alle case di tutta la contrada Bovi.
Sono cica 140 anni che questa vite da vino alla famiglia e alla contrada, dopo Cristiano, il figlio Davide la coltiva e ne aggiunge un’altra a fianco della porta di ingresso, della casa di famiglia, dove oggi le due vigne sorelle fanno bella mostra con la loro imponente struttura.
Ambedue sono sviluppate nella poca terra, circondata da roccia nella quale sono state messe a dimora e dalla roccia sono state preservate.
I figli di Davide , Silvano e Pietro con tutti gli eredi della famiglia Bovi hanno continuato a curare questa vite che ritengono quasi una reliquia famigliare, segno del tempo che supera le generazioni.
Negli anni 50 e 60 le contrade si sono progressivamente spopolate per carenza di lavoro.
Ci ricorda Silvano che molti di loro, prima dell’abbandono della contrada, trascorrevano periodi in pianura per i lavori stagionali, raccolta dell’uva in valle d’Alpone, raccolta della frutta e lavori agricoli in genere.
Con il trasferimento, chi nelle fabbriche lombarde, chi in pianura la contrada si è spopolata ed ora è rimasta luogo dove la famiglia , durante il periodo estivo ritrova le sue radici, tutti all’ombra delle viti piantate dal bisnonno Cristiano muta testimone della solida cultura contadina.
Graspo, come già fatto in altre situazioni, si propone di rilevare conoscere e raccontare il ruolo della montagna viticola, con il suo patrimonio spesso intatto di biodiversità.
Graspo tornerà in contrada Bovi con il vino prodotto dalle due sorelle centenarie, con la speranza di ampliare il nostro portafoglio di nuove scoperte e relazioni.
Il viaggio continua……
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
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