Grani e granite all’ombra dell’Etna
L’obiettivo cultural-gastronomico era quello di rievocare e celebrare la storica colazione catanese, fatta con le granite e con il pane. La volontà, poi, era anche quella di suscitare il più possibile gradevoli emozioni a chi si apprestava alla degustazione.
E sono riuscite in entrambe le cose la chef glacier Serena Urzì e la panificatrice Valeria Messina. Due professioniste, accomunate dallo stesso ingrediente: la passione che mettono nel proprio lavoro. Così, dall’unione e dalla professionalità delle due donne-imprenditrici etnee è nato il gradevole evento:
“Grani e granite all’ombra dell’Etna”.
Ambientazione della storica colazione, con ottimi padroni di casa Kathy e Luigi, è stato l’accogliente ed elegante Corthè, artistico angolo di relax e aperitivi in perfetto equilibrio tra la Catania nuova (che contempla il corso Italia, il Tribunale, la piazza Verga) e la città antica (con alle spalle la via Umberto e le sue storiche arterie).
È qui che gelatiera e fornaia hanno presentato le loro creazioni, spiegando a una nutrita platea di giornalisti il perché delle loro scelte e dei loro abbinamenti. Ad aprire l’interessante percorso di assaggi è stata una Granita al pistacchio siciliano e fiori di gelsomino con pane integrale di Russello e Timilia.
“Ho utilizzato solo pistacchi siciliani al 100 per cento – ha spiegato Serena Urzì ai giornalisti – e la loro genuinità e insularità traspariva già dal colore. La presenza dei fiori di gelsomino è stata accentuata, inoltre, grazie alla loro infusione a freddo, per 8 ore”.
A richiamare a nuove emozioni i palati ci ha pensato, poi, una Granita al limone dell’Etna Igp e finocchietto selvatico con chips di pane integrale con semi di zucca, girasole e lino. Stessa infusione a freddo anche per il finocchietto, come per i fiori di gelsomino, ma questa volta fino a 12 ore.
La scelta del pane, invece, è stata legata alla voglia di frescura che la granita ispira,
al desiderio di dissetare più che di nutrire. Dunque, l’idea di giocare con la consistenza di un pane croccante, sempre integrale, ma di Perciasacchi, dunque ancora più delicato.
E, trattandosi di rievocazioni storiche della Sicilia, non poteva mancare una Granita al cioccolato di Modica Igp 70 per cento con pane semintegrale di Maiorca e Perciasacchi con frutta secca.
“Quella al cioccolato – ha spiegato Serena – è l’unica granita che deve cuocere. Non ho messo cacao, perché non mi interessava raggiungere un colore scuro, ma mi bastava mantenere il colore chiaro che già possedeva. Una preparazione che si può sentire anche al naso, di quanto è intensa”.
Con la Granita alla ricotta di pecora con pane integrale di Maiorca e segale con cioccolato e scorze d’arancia il richiamo alla Sicilia storica è stato corale.
La chef glacier ha usato ricotta di Aidone (En), 100 per cento di pecora, e dunque in questo caso era presente il latte. Il pane, invece, ha richiamato la classica cassata, poiché l’associazione era immediata, con l’uso di Maiorca, per conferire morbidezza al panificato.
L’aggiunta di cioccolato e arancia, poi, non è stata una scoperta ma una piacevole conferma.
A giocare con gli zuccheri e con gli equilibri, ci ha pensato poi la Granita alle fragoline di bosco di Maletto e Syrah leggermente appassito con pane semintegrale di miscuglio evolutivo.
“Ho usato solo fragoline ed un Syrah in purezza, della cantina siciliana Tenute Orestiadi – ha chiarito la gelatiera – perché il vino non doveva essere né eccessivamente giovane né troppo strutturato per comporre una granita che già ha i suoi zuccheri.
La scelta di questo vino ci ha permesso di avere un gusto equilibrato”.
A far chiudere in bellezza un incontro gastronomico così piacevole, infine, non poteva che essere una preparazione originale e che richiamasse il più possibile la campagna siciliana e le tradizioni alimentari dei contadini.
Sembrava, infatti, di essere immersi in una novella di Verga o di Pirandello, quando Serena e Valeria hanno presentato la Granita alle fave fresche con crostini di farro semintegrale.
“Siamo andati oltre i gusti canonici – ha spiegato la chef glacier – le fave sono state leggermente sbollentate e poi passate in acqua e ghiaccio. Ciò ha permesso di mantenere il colore vivo e la cremosità.
Ho scelto le fave perché volevamo usare un legume di stagione, che al contempo rievocasse l’antico pasto dei contadini siciliani, dove le fave erano ingrediente principale”.
“Per questa granita – ha concluso Valeria – ho pensato subito a una minestra di fave primaverile e così è stato immediato il gioco del crostino di farro, irrorato solo a crudo con olio del progetto Boniviri, una gradevolissima Tonda iblea in purezza, e sale integrale delle Saline di Trapani presidio Slow Food”.
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