A Casa della Piccola Nera nel Carso Triestino
Siamo a Muggia e precisamente in località Fontanelle, qui in una posizione collinare ideale si trova l’azienda Nicolini.
È un vigneto relativamente piccolo, circa 3 ha., ma quello che ci ha portato a Muggia è la Piccola nera che qui si coltiva da tempo immemorabile.
Ci accoglie Eugenio figlio di Giorgio e Rossana,
che ci riceve ed inizia il racconto.
La tradizione è la linea della famiglia, un vigneto tramandato dal nonno, e il racconto che si fissa sul nome della nonna Eugenia che ha propagato,
e salvato dall’oblio questo vitigno traendolo da una pianta Madre centenaria ancora conservata in azienda.
Le varietà presenti nel loro vigneto, oltre alla Piccola Nera, che solo loro producono e commercializzano, sono: Malvasia Istriana, Moscato bianco, Vitovska, Borgogna Bianco e Rosso e Refosco.
La Piccola Nera da un vino rosato fresco di piacevole beva
da bere giovane gli altri vini, in questo territorio, danno risultati importanti.
È quindi una storia di tradizione contadina e famigliare che ha consentito, a questa azienda di conservare al suo interno una cosi grande biodiversità.
La tradizione era quella legata al consumo diretto alla piccola vendita di prossimità e alla frasca, una licenza imperiale di Maria Teresa d’Austria che concedeva periodi di permesso per la vendita diretta a mescita.
I Nicolini non sono mai stati vignaioli di professione, Giorgio faceva l’elettricista ed Eugenio il meccanico al Sincrotrone Elettra di Trieste, ma di passione ne hanno da vendere.
Giorgio e Rossana già dagli anni 2000 cominciano ad imbottigliare i loro prodotti, forse stanchi dell’impegno e della precarietà della frasca, ed i risultati non tardano ad arrivare.
Napoleone, che sembra abbia portato il Borgogna a Muggia, soleva dire che la bravura senza fortuna è cosa sterile.
Il colpo che cambia la vita enologica dei Nicolini si chiama Luigi Veronelli.
Nel 2003 un suo corrispondente in luogo, colpito dalla qualità della Malvasia di Giorgio ne invia una bottiglia a Luigi che ne rimane folgorato al punto che qualche tempo dopo bussa alla porta dei Nicolini.
Rossana che incredula lo riceve, ancora oggi ne parla in termini di grande umanità, ci dice “mi è sembrato di conoscerlo da sempre, abbiamo parlato di letteratura filosofia cronaca e il punto di incontro era automatico”.
Per Luigi Veronelli la Malvasia Istriana di Giorgio è il suo “vino Perfetto” al punto che nel 2003 questo vino riceve il Sole di Veronelli.
È l’inizio di una diversa visibilità dell’azienda che trova in questo nuovo slancio ampliando il raggio delle vendite, ma mantenendo intatta la dimensione, ai Nicolini non interessava diventare più grandi.
Qualche anno dopo Giorgio, sempre con una licenza imperiale di Maria Teresa d’Austria, tuttora vigente, inizia l’esperienza della distillazione delle sue vinacce con la produzione delle sue grappe.
La visita ai vigneti ci conferma che questo piccolo mondo, fatto di uomini e donne che lavorano con passione, producono qualità e conservano biodiversità, facendo del piccolo un oggetto del buon vivere e di conservazione del territorio è un modello che qui ha avuto successo e merita appieno il tempo e il viaggio fatto.
Nota di servizio, abbiamo prelevato il materiale di due varietà di vite che i Nicolini non conoscono nella loro origine certa, per effettuarne il riconoscimento, adempiendo alla Funzione di GRASPO.
Un grazie alla famiglia Nicolini per la cordialità e l’ospitalità, un consiglio se passate da Trieste è un appuntamento da non mancare.
Buon viaggio
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
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