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Crisi energetica: ci riscalderemo con il carbone o con il green?

La guerra in Ucraina e il pericolo che la Russia chiuda le esportazioni di gas verso l’Europa hanno portato in evidenza la nostra debolezza riguardo alla produzione di materia energetica ed alla dipendenza da altrui fonti.

La UE non ha fatto in tempo a varare il Piano di difesa dell’ambiente e l’Italia, con il nuovo Ministro per la “transazione ecologica”, tanto si è fatta bella preparando l’eliminazione di gasolio, benzina e quant’altro di inquinante, che è scoppiata una guerra che mette in crisi i rifornimenti.

La transazione ecologica prevede che l’elettricità – anche per tutti i mezzi di locomozione – dovrebbe essere prodotta in qualunque altro modo, ma senza le centrali nucleari.
Per esempio dal fotovoltaico, dai pannelli solari, dalle pale eoliche, per esempio.

Pale eoliche e impianti per la produzione dei pannelli non andrebbero, forse, a inquinare l’aria, ma certamente, provocherebbero la deturpazione del paesaggio, e a discapito dei terreni agricoli.

Già mi ha fatto ridere che per risparmiare il consumo del carburante inquinante per le auto si sono inventati i mezzi elettrici a batteria, ricaricabile ogni due per tre, ovvero, tradotto, ogni tot chilometri.
Chilometri nemmeno comparabili con il percorso di un pieno di benzina, ma tant’è.
E intanto sono aumentate le bollette dell’energia elettrica. Bella compensazione.

Poi, ecco l’aggravante ecologica: come e dove verranno smaltite le batterie, già oggi considerate altamente inquinanti?

Però, adesso, questo conta poco.

C’è una guerra in corso, al confine tra l’Europa dell’Occidente e quella dell’Est.
E i Paesi che rischiano di rimetterci di più sono i nostri.

Ci riscalderemo con il carbone o con il green?

Ecco che il Governo italiano studia di andare a prelevare gas nel proprio sottosuolo.
E ce ne è tanto, solo che lo avevano lasciato sepolto anni e anni orsono.

Nell’ottica dell’economia globale del reciproco scambio era più facile rivolgersi alle imprese dell’estero, acquistarlo dall’Est o dal Medio Oriente, anche deturpando zone boschive o spiagge per far arrivare le condotte, le tubazioni.

Sempre meglio che trivellare in mare aperto, imbruttire il panorama marino e disturbare la fauna ittica, secondo gli ecologisti e certi militanti di partito.

E poi c’è l’altra questione, che a guardare bene fa un po’ ridere, si chiama “piano per la transazione energetica”, cosiddetto PiTESAI.
Il Piano individua le aree in cui “è consentito” lo svolgimento delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi sul territorio nazionale. Con buona pace del ministro della Transizione Ecologica e di chi ha sostenuto la sua nomina, che amano tanto il verde.

Dopo un paio d’anni di gestazione, questo Piano, che consiste di 1 solo articolo, aveva appena concluso l’iter di approvazione (13 febbraio 2022) che pochi giorni dopo è iniziata l’invasione russa in Ucraina.

Le sanzioni che la UE ha subito imposto, e la minaccia delle ritorsioni di Putin, ora hanno incominciato a preoccupare seriamente anche i mercati dell’agro-alimentare.

Mancheranno il grano, la pasta, i fertilizzanti, e dunque il mangime per gli animali d’allevamento, e di conseguenza una catastrofe nella catena alimentare fino ad arrivare all’uomo e ai neonati!

Il dilemma

In breve, e per semplificare il dramma che si prepara, loro, all’Est si terranno il grano che strariperà nei loro granai e mangeranno pasta tutti i giorni, mentre noi all’Ovest mangeremo patate, verdura e frutta, e faremo una dieta vegetariana e vegana.
Finché non si verificherà l’auspicio, già serpeggiante nella UE, di un’alimentazione con cibo sintetico e con gli insetti, altamente proteica.

E, alla fine, se sopravviveremo, torneremo a spostarci a piedi o in bicicletta a pedali, come nel 1973.

Maura Sacher

 


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