Natale senza vino?
La filiera dell’imbottigliamento è in crisi, messa in ginocchio dalla difficile reperibilità di tutti i materiali e i servizi che servono a portare sulla tavola dei consumatori il nettare di bacco. Per assurdo l’unico elemento certo è proprio il vino che non accusa segni di carenza produttiva, sembra un controsenso ma è così.
Le maggiori criticità si registrano a partire dalle operazioni imballaggio in cui a carta e cartone seguono legno e vetro, in pratica tutti quei materiali che concorrono a formare i “pallet” con i quali vengono movimentati i vini imbottigliati.
Le cause di questa problematica sono diverse ma la carenza di materie prime unita alla forte domanda sembra essere il motivo principale. Con la pandemia i trasporti internazionali hanno subito rallentamenti, le tempistiche non sono più fluide ed in grado di assicurare la massima puntualità come un tempo, ne consegue un accumulo di ritardo che tende ad aumentare sempre più fino a triplicare i tempi di consegna rispetto all’ordinario.
Natale senza vino?
La situazione poi non sembra dover migliorare con l’inizio del nuovo anno dove per carta e cartone si annunciano ulteriori e importanti rincari nei prezzi delle forniture, a fronte tra l’altro di dilatati tempi di consegna che costringono i produttori a peripezie organizzative per poter far fronte agli impegni.
Anche per il vetro ci sono grandi problemi con i produttori di bottiglie che razionalizzano le consegne tagliando un po’ su tutti gli ordini, tendendo ad accontentare i loro clienti più grandi e abituali a scapito delle nuove o piccole cantine.
Ad aumentare il carico da soddisfare inoltre contribuisce la spumantistica italiana, che oltre ai normali incrementi di ordini dovuti alle imminenti feste natalizie sta vivendo un vero e proprio boom. Un contributo che incide notevolmente sull’aumento delle richieste oltre che per il vetro, che queste particolari bottiglie necessitano di spessore ancora più elevato, anche per i tappi.
Natale senza vino?
Se per l’Italia i ritardi sono ancora gestibili sono le piazze internazionali a destare forte preoccupazione nei produttori. Il mercato dei vini italiani infatti si basa fortemente sulla risposta dei mercati esteri e su questi al momento i ritardi arrivano anche alle quattro settimane, costringendo le aziende a “tamponare” le richieste con la produzione pronta per poi evadere gli ordini per intero appena è possibile reperire i materiali necessari per il confezionamento e la spedizione delle bottiglie.
Ma le disgrazie non vengono mai da sole infatti alla crisi distributiva del vino italiano concorre anche il fattore dei trasporti, anche questi resi più complicati dagli stravolgimenti generali di questi ultimi due anni. Sembra che a soffrire di più della crisi di reperibilità dei container siano Asia e Nord America, notizia aggravata dal fatto che quest’ultima è per molti produttori la piazza di riferimento per l’export dei propri vini. Per le Aziende questo si tradurrà irrimediabilmente in un aumento dei costi e purtroppo come sempre, c’è il rischio che ad assorbirlo in gran parte saranno quasi certamente i consumatori.
Bruno Fulco
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