Camici bianchi e calici: quando la medicina si confronta con la civiltà del vino
Simpatico questo librino di Paolo Brinis, ricco di aneddoti e curiosità. Scorrendo le 120 pagine di questo pamphlet alla fine il lettore si chiede: ma è proprio vero che il vino, ieri alimento, oggi piacere edonistico, va bandito dalle tavole?
Tutto il ricavato andrà a favore dei bambini etiopi.
Ma che bel librino, simpatico, ricco di aneddoti e curiosità con una nobile finalità.
Sostenere le attività educative e scolastiche a favore di un migliaio di bambini e adolescenti etiopi che frequentano la missione salesiana di Adamitullo, piccolo villaggio a tre ore di auto dalla capitale Addis Abeba.
Camici bianchi e calici: quando la medicina si confronta con la civiltà del vino
Lo ha scritto il giornalista padovano di Mediaset Paolo Brinis, classe 1962, una lunga militanza tra vigneti e cantine, che ha intervistato alcuni illustri rappresentanti di ogni campo della medicina, molti dei quali sono anche apprezzati viticultori.
“Mi piaceva l’idea di scrivere di vino – racconta – in maniera scanzonata e con un pizzico di ironia proponendo al lettore quanto mi hanno raccontato cardiologi, oculisti, strizza cervelli, urologi, primari che indossano il camice bianco, ma anche enologi e wine lover”.
Ricordi, appunti, aneddoti, consigli e divagazioni si alternano capitolo dopo capitolo.
Un librino di incontri e di amicizie, di passioni condivise e di amore per il vino, per capire meglio i benefici (molti), ma anche i pericoli (pochi, ma gravi) che si possono incontrare nella relazione con il prodotto più simbolico e rituale della nostra civiltà.
Edito da Cinque sensi, copertina e illustrazioni di Paolo De Cuarto, “Calici & Camici” non ha e non vuole avere ambizioni divulgative tecnico-scientifiche.
“L’ispirazione per scrivere questo librino – confessa Paolo Brinis – me l’ha trasmessa Gino Gerosa, trentino, classe 1957, tifoso dell’Inter, ex allievo della Scuola Militare Nunziatella di Napoli, un luminare della cardio-chirurgia, dopo un ciclo di conferenze, protagonisti medici, chef e vignerons.
La cosa mi ha incuriosito ed ecco allora l’idea di mettere assieme una serie di interviste a medici, enologi (Marcello Lunelli della casa spumantistica Ferrari) e ad altri wine-bevar, neologismo creato dall’istrionico e dissacrante oste veneziano Mauro Lorenzon.
Camici bianchi e calici: quando la medicina si confronta con la civiltà del vino
Egli identifica chi il vino lo beve in contrapposizione ai moltissimi (presunti) esperti che di vino ne parlano fin troppo.
Questo librino – aggiunge – non si propone come un tomo da consultare in vista di un esame importante alla Facoltà di Medicina, benché i professionisti protagonisti siano tutti più che autorevoli e competenti.
Mi piaceva però l’idea di chiacchierar di vino senza prendersi troppo sul serio con i rappresentanti di una categoria che alla mia età tengo in grandissima considerazione, pur nella speranza di non aver molto a che fare con loro, se non per alzare insieme un calice di Amarone o un Prosecco.
Confido che il lettore possa essere censore generoso e che la lettura lo spinga ad un bere corretto e consapevole, senza trascurare la prevenzione”.
Scorrendo le 120 pagine di questo pamphlet alla fine il lettore si chiede: ma è proprio vero che il vino, ieri alimento, oggi piacere edonistico, va bandito dalle tavole?
Ed ancora: lo sconsigliano?
E perché?
Domande non peregrine che si pongono anche a Bruxelles in sede comunitaria.
Per il vicepresidente della Commissione europea – il greco Margaritis Schinas – l’Ue non ha alcuna intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo.
La commissaria alla salute, la cipriota Stella Kyriakides, sta però valutando di rendere obbligatorie, a partire dal 2023, una serie di avvertenze sui rischi per la salute, ben visibili sulle etichette delle bevande alcoliche.
“Tutto ciò – chiosa Paolo Brinis – trascurando la necessità di educare soprattutto i giovani ad un bere consapevole, affinché le nuove generazioni possano comprendere che dentro ad un bicchiere ci sono storia, cultura, tradizione, socialità.
Le interviste ai medici protagonisti di Calici & Camici hanno proprio questo intento”.
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