Il Premio Masi Civiltà del Vino al prof. Attilio Scienza “Mi auguro che questo prestigioso riconoscimento rappresenti per i giovani uno stimolo a cercare nello studio e nel lavoro la sintesi tra la cultura scientifica e la cultura umanistica”.
Un inno alla cultura e alla scienza per rilanciare il progresso e affrontare con visione e con coraggio le grandi sfide che ci attendono.
Questo il messaggio che il Premio Masi, giunto alla quarantesima edizione, ha lanciato al mondo intero in occasione della suggestiva cerimonia di premiazione che nei giorni scorsi ha avuto luogo nell’antica Pieve di San Giorgio di Valpolicella.
Il premio, legato alla storica cantina dell’Amarone della famiglia Boscaini, quest’anno è stato assegnato dalla Fondazione Masi al professore di fama internazionale e divulgatore trentino Attilio Scienza.
Al fisico Roberto Battiston, al musicista imprenditore Paolo Fazioli, alla biologa nonché senatrice a vita Elena Cattaneo. Alla ricercatrice ambientalista Jane da Mosto, sudafricana d’origine, veneziana d’adozione.
I cinque premiati hanno firmato nel caveau delle cantine Masi la storica botte di Amarone alla presenza di Isabella Bossi Fedrigotti, Sandro Boscaini e Marco Vigevani, rispettivamente presidente, vicepresidente e segretario della Fondazione Masi.
“Questo premio – ha commentato il cattedratico trentino professor Attilio Scienza, un luminare nel mondo della viticoltura e dell’enologia – è una sorta di Nobel che intende evidenziare la ricchezza culturale delle Tre Venezie.
I premiati, che afferiscono a discipline diverse, testimoniano i rapporti di interdipendenza che esistono tra arte, letteratura, musica e ricerca scientifica.
Mi sento davvero un privilegiato e ringrazio la Giuria del Premio Masi Civiltà del Vino per avermi scelto. Mi auguro che questo riconoscimento rappresenti per i giovani uno stimolo a cercare nello studio e nel lavoro la sintesi tra la cultura scientifica e la cultura umanistica”.
Il Premio Masi Civiltà del Vino al prof. Attilio Scienza
L’edizione 2021 del premio Masi segna un importante traguardo per la Fondazione: l’anniversario dei 40 anni di vita. “Sono trascorsi quarant’anni dalla partenza del Premio Masi – ha ricordato Isabella Bossi Fedrigotti – e abbiamo percorso un bel tratto di strada. Se cerchiamo una parola che incarni il riconoscimento Civiltà Veneta non ho dubbi nel dire “identità”. Anche se a volte è stata un’identità difficile da individuare e di cui i veneti per primi sono spesso poco consapevoli, questa identità è sempre presente nella traccia del premio e nella continuità data dal profilo dei premiati. Tutti quanti ci confermano di essere figli di una terra socialmente aperta, consci delle proprie radici ma non attardati a rimirarsi, che eventualmente praticano il dialetto però frequentano il mondo intero. La Fondazione Masi, oggi una delle istituzioni più attive al servizio del patrimonio culturale delle Venezie, ha messo sul piedistallo il Veneto vero, policentrico e dalle radici unificanti, un Veneto amato e celebrato non solo per nascita ma anche per adozione”.
“Il Premio Masi Internazionale Civiltà del Vino, riconoscimento a personalità del mondo che hanno contribuito a esaltare l’antica cultura della vite – ha aggiunto Sandro Boscaini – è nato in una fase critica della storia del vino italiano, colpito dallo scandalo del metanolo. C’è voluto questo momento di crisi per far capire che il vino è un patrimonio da salvaguardare, portatore di benessere al territorio e alle sue genti. Abbiamo messo sullo stesso piano la cultura del vino e la cultura tout court, premiando anche i rappresentanti del nobile e antico mestiere con la botte di Amarone, simbolo della tradizione culturale delle nostre genti e uno dei migliori prodotti della nostra terra, un made in Italy apprezzato nel mondo”.
Il Premio Masi Civiltà del Vino al prof. Attilio Scienza
“Già alla sua nascita, nel 2003, il Grosso D’Oro Veneziano – ha aggiunto Marco Vigevani – ha ricevuto dal suo fondatore, nostro Presidente onorario, Demetrio Volcic, i segni caratteristici che l’hanno accompagnato sino al giorno della sua maggiore età: riconoscere, nel segno della multiculturalità, personalità che abbiano attivamente operato per la pace e la comprensione tra i popoli. Il Grosso in questi anni ha mantenuto caparbiamente, più per sua virtù o suo Dna, che per una nostra scelta consapevole, i suoi tratti originari: non ha conosciuto confini, non si è lasciato ingabbiare in categorie ma come ogni organismo vivente si è sviluppato secondo una logica propria. Con i nostri amici e amiche di Fondazione non abbiamo guardato né alla nazionalità né al genere né alla lingua e nemmeno al campo di attività dei nostri premiati, eppure abbiamo composto quasi naturalmente una “famiglia” di personalità, ciascuna delle quali illumina una sfaccettatura di quell’idea condivisa di umanità alla quale, ancora e nonostante tutto, crediamo”. (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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