Un insieme di 12 appuntamenti territoriali, dal 7 novembre fino al 29 marzo 2015, organizzati dalle Proloco dell’area di produzione del radicchio rosso di Treviso tardivo e del variegato di Castelfranco in collaborazione con altri partner istituzionali. Un suggestivo percorso che si snoda attraverso il Parco naturale del Sile, fiume di risorgiva più lungo d’Europa circa 95 chilometri, simbolo della Marca Trevigiana, dall’alto valore naturalistico, e ricco di testimonianze storiche e culturali.
Protagonista un ortaggio, sotto il profilo botanico una cicoria, dalla storia secolare, coltivata nel Trevigiano e nelle zone confinanti già nel Cinquecento ed utilizzata come verdura fresca oppure in infusi e decotti per depurare l’organismo. Da prodotto popolare, dedicato al sostentamento quotidiano, diventa, con l’evoluzione delle tecniche colturali di fine Ottocento e dell’ultimo periodo del Novecento, un ortaggio ricercato tanto da meritarsi citazioni sugli almanacchi agricoli e sulle riviste del tempo. Questo radicchio selezionato fa la sua apparizione nelle varie mostre locali e nazionali sui prodotti tipici, la prima porta la data del 20 dicembre 1900 nella Loggia in piazza dei Signori a Treviso, organizzata da Giuseppe Benzi, un agronomo di origine lombarda trasferitosi nel 1876 a Treviso come insegnante.
Punto di partenza è il radicchio di Treviso, la specie più coltivata e dalle quale si sono ricavate tutte le altre; due varianti, precoce e tardivo, coltivate in numerosi comuni delle province di Treviso, Padova e Venezia; una differenza cromatica fra i due dovuta principalmente al diverso periodo di raccolta delle selezioni, il precoce da ottobre a novembre, il tardivo da dicembre a febbraio e al differente metodo di coltivazione, molto più complesso quello del tardivo.
Il tardivo, un bocciolo dal colore rosso vinoso in qualche caso tendente al viola, una nervatura centrale di colore bianco, croccante alla rottura, dal sapore gradevolmente amarognolo con spiccate qualità nutrizionali. Questa varietà tardiva ha bisogno di una lunga lavorazione che inizia in campo in estate, la raccolta in novembre dopo la seconda brinata e poi i mazzi vengono immessi per l’imbianchimento in apposite vasche irrigate con acqua di risorgiva a temperatura costante per un periodo di forzatura che varia dai venti ai quindici giorni. Prima dell’immissione in commercio i cespi di lattuga sono sottoposti all’operazione di toelettatura per liberare dalle foglie deteriorate il cuore che si è formato in assenza di luce, quindi vengono lavati e confezionati. Lo si può gustare crudo in insalata, cotto nei risotti, fritto, stufato o alla griglia, conservato sott’olio, trasformato in deliziosa marmellata, candito nei dolci oppure come ingrediente aromatizzante per birra e grappa e formaggi.
Il Radicchio Variegato di Castelfranco Veneto ha una forma totalmente differente, foglie aperte, frastagliate di colore bianco crema con variegatura dal viola chiaro al rosso vinoso: una bella rosa dal sapore dolce al gradevolmente amarognolo, con note più delicate rispetto al rosso di Treviso. Utilizzato soprattutto in insalata, se cotto, la cottura deve essere veloce per salvaguardarne, oltre le vitamine e i sali in esso contenuti, anche la caratteristica delicatezza.
Sia il Radicchio rosso di Treviso e quello variegato di Castelfranco sono prodotti IGP, tutelati da un Consorzio nato nel 1996 a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del riconoscimento comunitario. Attualmente il Consorzio conta 120 soci.
Treviso e Castelfranco non sono soltanto i principali poli di produzione delle cicorie trevigiane, ma interessanti cittadine ricche di testimonianze storiche. Là dove Sile e Cagnan s’accompagna, troviamo Treviso, come Dante la definisce, i due fiumi di risorgiva entrano nel tessuto medioevale della città e creano un’atmosfera unica: le case porticate con le facciate affrescate sul canale dei Buranelli, l’isoletta della Pescheria, formata dai detriti portati dal fiume, che ospita il mercato del pesce che si svolge tutte le mattine. Anche le attività economiche dei trevigiani furono spesso determinate dalla presenza delle acque: molinari, tintori, barcaioli, pescatori. Castelfranco Veneto, la città murata dell’XI secolo, con palazzi d’epoca tra cui il Teatro Accademico e il Duomo settecentesco al cui interno sono conservati la Pala del Giorgione del 1504 , Madonna in trono col Bambino, san Nicasio e san Francesco, e altri affreschi del Veronese.
In questo angolo della provincia corre la Strada del Radicchio, itinerario turistico di promozione territoriale, che si sviluppa attraverso tre percorsi tematici: la civiltà dell’acqua, le terre del radicchio e la campagna veneta dall’epoca romana alla Serenissima. Non mancano poi i pacchetti giornalieri per assaporare le emozioni ed i piatti tradizionali della campagna veneta con possibilità di visitare le aziende agricole produttrici.
Piera Genta
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