Curiosità

Echi di Svezia per una Santa Lucia italiana

Il 13 dicembre è stata la Festa di Santa Lucia, protettrice della vista e patrona degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini, vergine martire cristiana, nata, vissuta e morta a Siracusa (III-IV sec.), decapitata dopo atroci torture, spesso raffigurata con in mano un vassoio portante due occhi. Ma forse non tutti sanno che è venerata in modo speciale in Svezia.

Per il quinto anno consecutivo l’Ambasciata di Svezia presso la Santa Sede, in collaborazione alla Camera di Commercio Italo-svedese, ha portato in Italia la devozione al suo nome, ricreando le atmosfere nordiche, a Roma e a Milano, ma anche a Bologna, tra concerti con brani della tradizione svedese legati alla ricorrenza e squisitezze gastronomiche tipiche del periodo natalizio nordico, biscotti e dolciumi tra cui focaccine allo zafferano e all’uvetta chiamate “lussekatter” (gatti di Lucia).

Diverse e spesso non concordanti sono le fonti sugli inizi del culto della Santa come pure le ragioni della sua diffusione in varie regioni della penisola italiana, fuori della Sicilia, nonché nel Nord Europa, tuttavia documentate alquanti secoli dopo il suo martirio.
I racconti, che risalgono al periodo normanno, narrano di una giovane, orfana di padre, appartenente ad una ricca famiglia di Siracusa, che, a seguito della guarigione della madre dopo un pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata, sentì il richiamo di consacrarsi a Cristo. Il suo pretendente, non cristiano, indispettito dalle titubanze della sua promessa nel contrarre le nozze e vedendo che il patrimonio di Lucia veniva distribuito ai poveri, essendo in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano, la denunciò. La giovane, sottoposta a severi interrogatori e condannata a pene atroci, a cui resistette fortificata dallo Spirito Santo, alla fine fu decapitata.

Sembra, dunque, privo di ogni fondamento, ed assente nelle narrazioni almeno fino al secolo XV, l’episodio di Lucia che si strappa gli occhi. L’emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, è da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l’ha invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia (da ‘Lux’, luce).
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Sarebbe interessante approfondire i legami tra il culto cristiano e quello pagano, con i riti ed i costumi in coincidenza del solstizio d’Inverno, la notte più corta dell’anno, e l’inizio del progressivo ritorno del Sole a rischiarare i lunghi inverni nordici.

Forse per queste caratteristiche la Santa siciliana è così onorata nella lontana Svezia, con celebrazioni che terminano il 6 gennaio, pur non essendo chiaro come vi sia arrivato il culto che ha preso piede principalmente tra l’aristocrazia svedese del 1700, creando la consuetudine che la mattina del 13 dicembre la figlia maggiore della Casata preparasse la colazione ai genitori, vestendo i panni della martire, un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa, la testa ornata da una corona di foglie su cui erano sistemate sette candele accese, mentre le sorelle indossavano una tunica bianca ed i maschi cappelli di paglia.
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Nel 1927 venne bandito un concorso per eleggere la “Lucia di Svezia”, la quale – in ossequio alla generosità di Lucia – doveva raccogliere le offerte e i doni da distribuire ai poveri in occasione delle feste natalizie e presiedere a tutte le celebrazioni, che terminano il 6 gennaio. L’iniziativa persiste tutt’oggi, e in più, la Lucia svedese ha l’onore di partecipare alla solenne processione conclusiva delle celebrazioni che si svolgono a Siracusa in onore della Santa Patrona della città in cui morì.
Infatti, dal 1950 la festa svedese è collegata a quella siciliana.

Ma quest’anno, la ricorrenza è speciale: nell’occasione del decimo anniversario della prima visita del corpo nella sua città natale, le spoglie della Santa, da Venezia dove sono conservate, salvate dalle incursioni dei Saraceni, condotte a Costantinopoli e da là, durante la crociata del 1204, dai Veneziani trasportate nel monastero di San Giorgio, sono tornate a Siracusa accolte da migliaia di pellegrini sventolanti fazzoletti bianchi e con l’invocazione tipica “sarausana jé” (è siracusana”). A Siracusa il corpo della Martire resterà dal 14 al 22 dicembre 2014.
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Intanto sabato 13 dicembre 2014 a Bologna, con il patrocinio dei Consolati italiano e svedese, nel laboratorio dell’Associazione Panificatori, in perfetta atmosfera dai toni nordici, si è svolto un evento a finalità benefiche a favore della “Scuola di Ivano” in piccolo villaggio della giungla birmana e dedicata al compianto ex giocatore di baseball di serie A, Ivano Albertazzi.
Assaggi di salmone affumicato, delizie varie bolognesi e svedesi sono stati serviti agli invitati, e brindisi finale con le bollicine di “Tenute La Montina Franciacorta Brut” (distribuito da F.lli Rinaldi, di Bologna).

Maura Sacher


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