L’Europa ci ha imposto la “transizione ambientale”, ecologica, la fine dell’era idrocarburi, e intanto in Italia si danno da fare per chiudere impianti e aziende ritenute non adeguate alle “fonti rinnovabili”, alla “energia green”.
Tutto bene quando l’obiettivo fosse solo di ridurre l’inquinamento dell’aria da sostanze tossiche.
Battaglia primaria degli ecologisti.
Definizione di Ecologista: «Chi si impegna in modo particolare in campagne e iniziative per salvaguardare l’ambiente naturale, sinonimo di ambientalista».
Per ora, mi faccio una domanda da semplice popolana: da dove arriverà l’energia necessaria per riscaldare le case, per cucinare, per muovere tutti i mezzi di locomozione, camion, auto, aerei?
Solo anche per avere semplicemente il cibo, fresco o lavorato, sulle tavole?
Il prezzo del petrolio è alle stelle come non mai e pure l’energia elettrica.
È appena il caso di ricordare (anche a chi non l’ha vissuto direttamente essendo troppo “piccolo”) la crisi energetica del 1973?
Leggo che una risposta sarebbe l’idrogeno. Ma la produzione dell’idrogeno necessita di impianti giganteschi da costruire. Dove? A scapito di terreni coltivati?
Altra alternativa è il nucleare. Belle e sicure le centrali nucleari, vero? E soprattutto dove le costruiscono? In zone disabitate? Ci sono zone disabitate in Italia?
Tutto bene per gli ambientalisti tutori del paesaggio e per gli ecologisti tutori della salute dell’ambiente?
Gli ambientalisti tacciono
Ohibò, gli ambientalisti non protestavano perché le pale eoliche, svettanti in mezzo alle campagne e su e giù per le colline, deturpavano il paesaggio?
Sinceramente a me danno molto più fastidio i pali delle telecomunicazioni, malamente mimetizzati da tronchi con finte frasche colorate di verde sulla sommità.
In questa “transizione verde” viene auspicata la diffusione di un numero sempre più elevato di pannelli solari.
Non solo quelli da mettere sui tetti delle abitazioni, ma da produrre in siti da cui poter caricare l’energia solare, in posti facili da collegare con i sistemi di distribuzione.
Il che vuol dire, in zone pianeggianti, in siti orientati a convogliare meglio i raggi solari diurni.
Vedremo distese di pannelli fotovoltaici al posto dei prati naturali, delle aree verdeggianti di cui godono i nostri occhi quando andiamo in giro, di terreni agricoli sottratti alle produzioni alimentari?
Per ora gli ambientalisti tacciono, mentre gli ecologisti sono contenti! Boh.
Mi sa che pochi hanno capito che la conversione al “green” non vuol dire creazione di più aree da destinare al verde di boschi o parchi.
Maura Sacher
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