L’olio extravergine italiano è il migliore del mondo, non ci sono dubbi nonostante la concorrenza sleale.
I competitori hanno preso spazio grazie a vergognose misure messe in atto dalla UE.
In Emilia Romagna la situazione è molto positiva con incrementi costanti di produzione negli ultimi anni.
Ci sono 2000 ettari di oliveti in provincia di Rimini, 1000 tra Forlì e Cesena, 450 nel territorio di Ravenna e 50 nei Colli Bolognesi.
L’italia annovera 42 DOP e 6 IGP riconosciute dalla UE: un primato assoluto.
Ma è arrivato il momento di cambiare e modernizzare i modelli di produzione e le attrezzature.
Negli ultimi anni la Xylella ha imperversato nel Sud Italia e particolarmente in Puglia. Questa regione rappresenta uno dei pilastri della produzione olivicola nazionale.
Molte aziende sono in attivo grazie agli aiuti della PAC – Politica Agricola Comunitaria che in parte restituisce i danni causati negli anni dalle assurde regole UE.
La qualità del nostro olio è nettamente superiore rispetto a quella di Spagna e Tunisia, i nostri maggiori competitori.
Gli elementi che penalizzano il nostro olio risiedono innanzitutto nella frammentazione delle aziende.
La dimensione media è di 1,8 ettari e le superfici ristrette limitano la possibilità di investire.
Le aziende agricole guidate da giovani sono più redditizie e l’età media dei titolari è elevata.
Per ogni olivicoltore che ha meno di 40 anni ce ne sono 11 che ne hanno più di 65.
La metà delle aziende è condotta da hobbisti che producono per autoconsumo o per pochi clienti.
Non sono incentivati a migliorare e spesso sono in perdita.
Ci sono troppi frantoi, in Italia 4800 mentre in Spagna sono 1700 e producono più olio anche se di qualità nettamente inferiore.
Gli impianti sono scarsamente produttivi e le attrezzature sono spesso antiquate, da museo, devono essere rinnovate.
Si deve incentivare l’irrigazione degli oliveti per stabilizzare e aumentare la produttività e puntare sul biologico che è un mercato in continua espansione usufruendo degli aiuti del PAC. E infine rimodernare le densità di impianti e rinnovarli nella continuità della tradizione.
Umberto Faedi
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