Viene coltivata in Europa, America, Asia ed Australia.
Originaria del Nord Est e Medio Oriente prende il nome dalla città di Cerasunte ubicata nella antica regione del Ponto attualmente in Turchia.
In Italia venne portata dal generale romano Lucullo che piantò alberi di ciliegio nel giardino della sua villa.
Il grande scrittore e intenditore di alimenti Plinio il Vecchio ne attesta la presenza in Italia dal 72 a.c.
Il nome italiano ha origine dal latino ceresia derivato dal greco kerasos.
L’albero del ciliegio può arrivare ad una altezza di 20 metri.
L’italia è uno dei paesi leader nel mondo per estensione di piantagioni di ciliegie assieme a Turchia e Usa.
Emilia Romagna, Puglia, Campania e Veneto sono le regioni nelle quali si concentra la eccellente produzione italiana.
Il frutto può nascere dal ciliegio dolce Prunus Avium che produce la maggior parte dei frutti freschi e duroni oppure dal Prunus Cerasus che dà origine a visciole, marasche e amarene.
Le varietà presenti in Italia sono una quarantina e il colore del frutto può variare dal giallo della varietà Graffione Bianco al rosso intenso quasi nero del pregiato Durone di Vignola.
Le ciliegie soffrono di perdita di produzione quando vengono colpite dalla pioggia che lacera l’epidermide del frutto.
Le ferite che si formano attorno al peduncolo o all’apice del frutto si estendono poi alla polpa.
L’esposizione all’ambiente esterno diventa occasione di colonizzazione da parte di funghi e batteri.
Negli anni con precipitazioni abbondanti durante il periodo di maturazione le perdite di produzione possono essere veramente consistenti.
Nel 2018 le piogge imperversarono copiose in maggio e giugno e portarono ad una perdita di produzione dell’80 %.
Emilia Romagna e Veneto furono le aree più colpite dalla drastica riduzione di raccolta dei frutti.
È quindi indispensabile proteggere i frutti dal cosiddetto cracking che compromettono il mercato dei frutti freschi e pure i prodotti trasformati.
Attualmente esistono due strategie per combattere la perdita di frutti. Le piante possono essere irrorate con prodotti che limitano l’assorbimento dell’acqua e aumentano la resistenza dell’esocarpo.
Oppure possono essere utilizzate le coperture antipioggia mediante teli e questa è la scelta principale effettuata dai frutticoltori.
Ci sono però difficoltà per l’installazione dei teloni antipioggia. In primis l’alto costo che rappresenta un investimento importante e le numerose ore di lavoro per essere distesi e richiusi.
Inoltre i teloni creano un microclima che favorisce lo sviluppo di malattie fungine e col tempo la schermatura invecchia diventando opaca e questo può portare ad alterazioni della coloritura dei frutti.
Negli ultimi anni sono arrivati impianti che permettono di stendere velocemente i teli e ripiegarli quando le piogge sono terminate. Questi impianti evitano il cracking e consentono una crescita ottimale dei frutti.
Gli inconvenienti legati a questi impianti fissi sono la resistenza al vento e i costi. I teloni non possono essere ancorati e in caso di forte vento possono essere seriamente danneggiati.
Resta il fatto che è assolutamente necessario proteggere questo frutti pregiati che in Italia e soprattutto in alcuni territori si esprimono al meglio.
Umberto Faedi
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