In questi giorni ricorre il triste anniversario del vino al metanolo.
Trentacinque anni fa a Marzo veniva alla luce lo scandalo più grave nella storia del vino italiano.
La nefasta pratica di aumentare la gradazione alcolica con il metanolo provocò purtroppo 23 morti e decine di persone persero la vista.
L’alcol metilico o metanolo è un elemento naturale derivato dalla fermentazione dell’uva ma è estremamente tossico.
Alcuni produttori approfittavano delle carenze nel sistema legislativo di controllo degli alimenti sostituendo lo zucchero col metanolo per aumentare la gradazione alcolica.
Sentenze della Comunità Europea detassava il metanolo che venne così a costare dieci volte di meno dell’alcool etilico.
Le bottiglie di Barbera che provocarono questa tragedia provenivano da una cantina in provincia di Cuneo e altre dalla provincia di Asti.
Erano vendute nei supermercati ad un prezzo conveniente e acquistate da persone con redditi medio bassi.
La sofisticazione tramite metanolo avviene in un lasso di tempo brevissimo rispetto allo zucchero e quindi difficilissima da individuare in caso di controlli.
Negli anni cinquanta il consumo medio di vino in Italia era di circa cento litri pro capite, adesso pandemia a parte sono più o meno 40.
Il vino era un elemento/alimento ritenuto praticamente indispensabile sulla tavola.
I NAS dei carabinieri erano stati istituiti il 15 Ottobre del 1962 e all’inizio disponevano di una forza costituita da un ufficiale superiore distaccato presso l’allora ministero della sanità e da 40 sottufficiali dislocati a Bologna, Padova, Milano, Roma, Napoli e Palermo.
Nonostante il numero esiguo dei componenti riportarono risultati consistenti.
Oggi la struttura dispone di circa 1100 unità altamente qualificate presenti nell’intero territorio italiano.
Sono molto apprezzati in ambito europeo e in tutto il mondo.
Lavorano in stretto contatto con ICQRF – Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi per i prodotti agroalimentari che venne istituito proprio a seguito dello scandalo.
Questa bruttissima storia segnò il momento della svolta per il vino italiano.
Non più grandi quantità spesso fuori controllo ma produzioni selezionate, rintracciabili e di qualità.
Complessivamente furono una sessantina le cantine coinvolte in quasi tutte le regioni del Nord e del Centro, al sud solo una cantina di Taranto.
Vennero istituite le anagrafi vitivinicole regionali e disciplinari territoriali che puntano sulla qualità che hanno fatto sì che 1 bottiglia di vino su 5 venduta nel mondo è italiana.
Umberto Faedi
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