L’enoturismo è una forma di turismo che volge l’attenzione al vino ed abbraccia tutto ciò che precede la bevanda versata nel bicchiere.
È un fenomeno che nasce in Italia oltre 20 anni fa grazie soprattutto al lavoro di promozione svolto da alcune associazioni, in particolare da Città del Vino (1987) e Movimento del Turismo del Vino (1993), che diedero inizio a manifestazioni come Cantine Aperte e Calici sotto le Stelle.
L’eno-turista è infatti colui che, per comprendere al meglio le caratteristiche del vino degustato, non solo visita le cantine ma desidera approfondire la conoscenza del territorio di provenienza, delle tradizioni e dei costumi propri dei luoghi di produzione.
Pertanto la “guida enoturistica”, la figura incaricata di accompagnare i visitatori nel percorso verso una più specifica cultura del vino, deve avere una preparazione che spazi entro una somma di competenze e di abilità personali, affinché sia in grado di trasmettere e coinvolgere, soddisfacendo le aspettative dei visitatori delle cantine. In un certo senso paragonabile alla “guida turistica”, figura professionale abilitata che accompagna i gruppi alla scoperta delle mete di viaggio.
Un progetto di formazione enoturistica, un Super Master in Enoturismo per manager e addetti al settore, avrà avvio il 26 febbraio prossimo, in live streaming, organizzato da La 24ORE Business School, con il patrocinio di Assoenologi, Città del Vino, Federvini, Movimento Turismo del Vino e Unione Italiana Vini.
Il corpo docente interdisciplinare è formato da professionisti, accademici ed specialisti di provenienza aziendale, oltre che di esperti in ‘neuromarketing’ e in linguaggio del corpo, i quali offriranno le loro diverse esperienze all’obiettivo di creare una classe di Manager delle cantine turistiche e di addetti alla ospitalità nel settore enoturistico.
La direzione è affidata a Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento del Turismo del Vino e ideatrice di Cantine aperte.
La Cinelli Colombini, nel suo sito elenca una serie di caratteristiche di questa guida, che dovrebbe unire le competenze dei sommelier a quelle delle guide turistiche, giacché l’attività prevalente consiste nell’accompagnare i gruppi, soprattutto piccoli, nei territori del vino.
Scrive, infatti: la guida enoturistica «deve conoscere storia, arte, gastronomia, tradizioni popolari e soprattutto i vini del territorio. In altre parole deve essere una figura che assomma le competenze dei sommelier, della guida turistica e ambientale ma deve anche avere doti di affabulatore e la simpatia coinvolgente dell’animatore».
E, inoltre, «la guida enoturistica deve avere un’ottima conoscenza delle strade, dei ristoranti e del tessuto produttivo perché solo così può avere la chiave di porte altrimenti inaccessibili e far scoprire ai visitatori quello che ancora non conoscono».
«La guida enoturistica intrattiene i clienti durante il viaggio spiegando vini, luoghi e persone all’interno della cornice più ampia con la tecnica dello storytelling cioè con aneddoti. I turisti sono in vacanza e la componente divertente è indispensabile al successo del wine tour».
Il settore dell’enoturismo, a causa della pandemia da Covid, ha subito una pausa non poco significativa in termini di presenze fisiche, in particolar modo dei viaggiatori stranieri, ma non di attenzione grazie alle molteplici forme mediatiche con cui si è tenuto vivo l’interesse.
Come nota a margine, ci auguriamo prima di tutto che la necessità di figure professionali specifiche sia recepita dalle aziende a cui queste figure sono destinate, e in secondo luogo che esse vengano collocate nel comparto lavorativo con un inquadramento degno del livello di formazione raggiunto.
Maura Sacher
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