Fermento Birra il 23 gennaio, a Fornello, alle porte di Roma, ha consegnato il premio nazionale Birraio dell’Anno a Giovanni Faenza, del birrificio Ritual Lab.
Giovanni Faenza è il miglior produttore di birra italiano. Il riconoscimento, promosso da Rastal, Lallemand, J-Software e Mr. Malt, è stato individuato dal voto di 100 giudici selezionati tra publican, esperti, degustatori e giornalisti secondo un meccanismo di voto che tiene conto della bravura e della costanza produttiva espressa nell’arco dell’anno.
Merito di birre sempre al top della forma e soprattutto di una capacità non comune di saper interpretare in maniera impeccabile i più differenti stili birrari, attingendo con disinvoltura dal mondo delle Lager a quello delle Ale di stampo americano, passando per Sour, Saison e birre passate in botte. Una filosofia produttiva, quella di Giovanni Faenza, che ha come obiettivo stupire, folgorare, ma senza strafare, senza perdere di vista la bevibilità: birre dotate di personalità, graffianti, ma sempre bilanciate.
Una gamma ben nutrita quella del birrificio laziale dove non mancano all’appello esplosive IPA come la Tupamaros e la Too Nerdy, vere icone tra le versioni più muscolari del genere (8° alc.). C’è poi anche una vena tedesca che emerge in maniera cristallina con birre del calibro della Ritual Pils, fulgido esempio di Italian Pilsner, della maltata e scorrevolissima Haus Bier, o della Bock, interpretazione di uno stile robusto quanto appagante. Sicuramente tra le frecce che sono andate a bersaglio nel recente passato impossibile dimenticare la Papa Nero e le sue versioni barricate: frutto di una collaborazione con gli americani della Voodoo Brewery (Pennsylvania), stiamo parlando di una imperial stout estrema che supera i 13 gradi alcolici, ricca di tostature, frutta secca e torrefazioni da accogliere con senso della misura e con il piacere di concedersi tempi di bevuta rilassati.
Tutto è nato quasi per gioco tra Giovanni e suo padre Roberto, entrambi amanti del buon bere e del buon mangiare che una volta scoperta la birra, quella vera, se ne sono innamorati a tal punto da volerla produrre. L’incontro con il birraio Emilio Maddalozzo, con un passato alla Carlsberg, non fa altro che alimentare il sacro fuoco della passione e fornire quelle basi teoriche per realizzare qualcosa di solido. Dopo un paio di anni da beerfirm per testare commercialmente il progetto, nel dicembre 2015 insieme all’amico di una vita Edoardo Ribeca, finalmente Giovanni compie il grande salto.
Intanto le birre cominciano a fare breccia nei cuori dei bevitori, soprattutto sulla piazza romana, ma l’espansione, anche geografica, è dietro l’angolo e nel 2017 nasce “Ritual Lab On the Road” con l’obiettivo di consegnare direttamente dal birrificio in tutta Italia in tempo record e con trasporto refrigerato. Tra i progetti futuri su cui si punta molto c’è la cantina dedicata all’affinamento in legno, che permetterà di dare continuità ad un filone in cui il team di Ritual ha già dimostrato di saperci fare destreggiandosi tra le botti di Laphroaig, Chateau Margaux, Bourbon e Cognac, e già si parla anche di un punto ristorazione e di accoglienza con tanto di camere da realizzare negli spazi di proprietà attorno al birrificio.
Da non dimenticare infine l’amore per l’arte che è disseminato un po’ ovunque nel mondo Ritual: pittori, scultori, performer ogni volta prendono parte ad un happening artistico-birrario che trasforma l’etichetta in una vera e propria opera d’arte.
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