Il panorama ampelografico italiano è talmente ampio che ad alcuni vitigni capita di cadere nell’oblio e perdersi per sempre. Molti riescono a sopravvivere e ad essere sviluppati nelle loro potenzialità, grazie ad agricoltori caparbi e realtà cooperative, vera e propria spina dorsale della viticoltura Italiana al di la dei riflettori puntati sulle grandi etichette.
Il ruolo delle cooperative oltre che per il vino, è fondamentale per l’intera valorizzazione del territorio. É il caso della Cooperativa Cincinnato, che nei suoi 70 anni di storia ha segnato l’economia locale coinvolgendo i viticoltori di Cori, comune dei Monti Lepini nella provincia di Latina.
Costituitasi nel 1947, nel 1979 ha implementato l’investimento sul territorio attraverso la realizzazione della cantina ad alto contenuto tecnologico. Ciò ha premesso nel 2001 di virare decisamente sulla ricerca della qualità dei propri autoctoni, principalmente Bellone e Nero Buono, credendo decisamente nei valori del territorio e della sua storia da cui ha preso anche il nome.
Cincinnato fu infatti un console Romano che adempiti i suoi doveri, ritorno a curare le sue terre situate nei dintorni dell’attuale cooperativa, divenendo così simbolo di un senso del dovere slegato dalle ambizioni di potere. La dimensione attuale della cooperativa conta 105 soci, che insieme coprono 550 ettari di vigne e uliveto.
Arrivando da Cincinnato basta guardarsi intorno per rendersi conto immediatamente di quanto questa realtà sia importante per il territorio e di quanto credano nei loro vitigni autoctoni. Nobilitando le varietà locali hanno saputo raccogliere l’attenzione dei consumatori ricevendone l’apprezzamento, come avvenuto anche questa volta per il Korì Pas Dosè, ultima uscita della Cooperativa.
Uno spumante metodo classico di beva accattivante che rivela gli aromi della frutta essiccata accompagnata da note di miele, completato da sfumature di agrume dal tono lievemente amaricante che sostengono la verticalità del sorso.
Per chi è sempre alla ricerca del territorio, sicuramente un’ottima espressione regionale di spumante. La visita alla Cooperativa è stata anche l’occasione per capire quanto lavoro è stato fatto su questo autoctono negli ultimi 25 anni.
Le particelle destinate agli spumanti vengono prescelte ogni volta diversamente, in relazione all’andamento climatico dell’annata, arrivando in vendemmia mediamente intorno alla fine di agosto e mantenendo un’acidità fissa molto alta che favorisce i processi di spumantizzazione.
L’ultimo nato infatti si unisce al Kori Brut Metodo Classico, asciutto rigoroso ed ottimo rappresentante della categoria, che evidenzia richiami di nocciola ed erbe di campo essiccate, con una nota burrosa che ne assicura il grande equilibrio e la rotondità di gusto.
Ma grazie alle caratteristiche di immediata freschezza e buona aromaticità, il Bellone fa la sua bella figura anche se spumantizzato con metodo Charmat, in cui si rivela vino piacevole di facile approccio, su note di frutta estiva, fiori freschi ed erbe aromatiche.
Questo vitigno però è in grado di dire la sua in tema di vini fermi, ed in questo senso la sua espressione più elegante e complessa è certamente Enyo ottenuto dalla selezione migliore delle uve. Vino che lancia il messaggio su quanto il Bellone sia ancora in grado di dare e di come Cincinnato abbia voglia di assecondarlo, condividendolo attraverso l’attività di ospitalità e a tutti gli eventi organizzati con lo scopo di valorizzare il territorio.
Bruno Fulco
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