Tra i territori più vocati della spumantistica italiana un posto d’eccellenza spetta certamente alla Franciacorta. Realtà di successo del vino Italiano, che alle porte di Milano ha costruito un modello imprenditoriale di riferimento per il suo settore.
Nella provincia Bresciana in un’area di 200 chilometri quadrati suddivisi tra 19 comuni, la Franciacorta si distende tra le sponde del lago d’Iseo e la zona collinare delimitata dal fiume Oglio e dal tratto finale delle Alpi Retiche.
L’origine del nome sembrerebbe riferirsi all’appellativo “curtefrancae” attribuito a quei territori esentati dal pagamento delle tasse, privilegio concesso alle comunità di monaci benedettini che in epoca medievale abitavano quei luoghi, in cambio delle loro attività di cura e bonifica dei territori.
La Montina si trova precisamente a Monticelli Brusati all’inizio della Valle Mugnina, che come tutta la Franciacorta è stata oggetto di un’attenta zonazione del territorio. L’operazione ha reso possibile descrivere capillarmente la ricchezza minerale dei suoli di origine morenica ed individuare sei diverse tipologie di terroir.
Una ricerca che l’Azienda insieme ad altre ha saputo sfruttare per gestire al meglio le caratteristiche peculiari del territorio, assecondando in maniera ottimale le caratteristiche vegeto – produttive dei vitigni.
I primi cenni storici che riguardano La Montina datano 1620 e si riferiscono a Benedetto Montini, di nobile famiglia Bresciana e avo di Papa Paolo VI che ispira il nome della località da allora chiamata La Montina.
Attraversando le vicissitudini della storia ritroviamo la tenuta ormai in stato di abbandono nel 1970, quando ospitava un convento di suore poi trasferitesi in altri lidi.
La rinascita è opera di 3 dei 7 fratelli Bozza, Gian Carlo, Vittorio e Alberto, che nel 1982 rilevano la proprietà dalle suore Dorotee, 12 ettari tra bosco e vigne con cascina e convento, per avviare la produzione di Franciacorta.
Contemporaneamente si avvia la costruzione della cantina e progressivamente si aggiungono altri terreni, fino a raggiungere la dimensione attuale di 72 ettari distribuiti in sette differenti comuni. Una crescita sostenuta di pari passo dall’ampliamento della cantina effettuato nel 2008 e che oggi è capace di stoccare 3.000.000 di bottiglie estendendosi nei sotterranei per 7.450 m².
Numeri che fotografano una realtà di successo, in cui si integrano le attività di accoglienza che ruotano intorno alla seicentesca Villa Baiana, al Baiana Centro Congressi ed al primo Museo di Arte Contemporanea in Franciacorta.
Una solidità che affonda le radici nei valori della famiglia a partire dai genitori dei fratelli Bozza, Antonio Fioravante (detto Fiore), vignaiolo di professione e la moglie Vittoria Gaia (detta Gina) che gestiva l’Osteria di Monticelli Brusati.
Eredità morale poi trasmessa alla nuova generazione rappresentata dai nipoti Michele e Daniele. E’ proprio Michele Bozza Marketing & Export Manager de La Montina a rispondere ad alcune curiosità:
Dall’82 ad oggi un percorso dai 12 ettari iniziali ai 72 di oggi, passando per il rinnovo della cantina che oggi si estende per oltre 7000 m². Quale sono stati i momenti più importanti di questo percorso di successo?
Diciamo che è stato un susseguirsi di progetti che si sono concatenati uno all’altro.La crescita delle vendite coincideva con la crescita strutturale dell’azienda e di conseguenza la necessità di ampliare la produzione, il restyling delle bottiglie e delle stesse etichette. Il nonno con 7 figli a carico, come la maggioranza dei nostri compaesani viveva con il poco che la terra gli dava, ma senza dubbio l’orgoglio ha portato i figli a raggiungere traguardi importanti.
L’attività di accoglienza in dimore storiche ristrutturate, il Museo, la ristrutturazione paesaggistica di antichi borghi. Al di la del vino come ha influito il fenomeno Franciacorta sul territorio?
Oggi vale il concetto dell’ ”Experience”. Far vivere al visitatore un’esperienza, trasmettere il forte legame che ci lega al territorio. Ogni attore è chiamato a fare la propria parte: ristorante, enoteca, hotel, amministrazione comunale etc. tutti noi dobbiamo avere ben chiaro il “focus”: far screscere la “Franciacorta” a 360°, dando servizio e qualità… la bellezza del paesaggio, la natura, le ricchezze storico artistiche fanno il resto.
Dai genitori dei Fratelli Bozza fino ai nipoti, il vino è sempre stato un affare di famiglia. Qual è il rapporto tra business e passione nel creare un’azienda di successo come La Montina?
La nonna Gina ha gestito una trattoria per oltre 30 anni in paese: quando entravi da lei respiravi il calore della famiglia. È questo che ci hanno insegnato i nostri genitori. La passione è il motore che muove ogni produttore, senza quella anche i vini non avrebbero un’anima.
Quali sono i valori di papà Fioravante Antonio per tutti Fiore e di mamma Vittoria Gaia detta Gina, che sopravvivono oggi nella vostra viticoltura?
Persone semplici, grandi lavoratori come lo sono i bresciani in generale, senso della famiglia e di appartenenza al territorio. Anche nella semplicità dei loro concetti passa ancora oggi il valore delle scelte di qualità della materia prima, della cura dei vigneti, la sperimentazione.
La Franciacorta a un certo punto agli occhi del consumatore è diventata sinonimo quasi assoluto di “bollicine” italiane di qualità. Quali sono le leve principali su cui si è costruita – formata questa reputazione?
L’orgoglio di un manipolo di persone che hanno compreso il ruolo fondamentale del microclima e della conformazione morfologica della Franciacorta, unito ad importanti intuizioni enologiche ed imprenditoriali ha fatto sì che il Franciacorta sia un’eccellenza non solo italiana, ma anche internazionale.
La zonazione del territorio effettuata negli anni ’90 è stata sicuramente determinante per una migliore interpretazione delle caratteristiche pedoclimatiche. Oggi coltivate in ognuna delle sei zone vocazionali individuate. Tra queste ce n’è una che si distingue per vini di maggior pregio e qualità?
Abbiamo dislocati in 7 comuni i nostri vigneti o quelli dei nostri conferitori, passando da Monticelli con colluvi distali profondi franco-argilloso, a Monterotondo con terreni morenico sottile.Ogni anno il clima interagisce fortemente sulla maturazione delle uve, quindi quello che una zona l’anno precedente dava al 100% non è detto che lo sia anche l’anno successivo. E’ un rapporto molto sottile fra i due elementi naturali, ma il fatto che abbiamo dislocato i nostri vigneti su tutto l’arco franciacortino da est a ovest, ci consente di cogliere il meglio da ogni area.
L’arrivo della Cina nel mondo del vino renderà i mercati sempre più competitivi. In questo senso e relativamente agli spumanti, avrebbe più senso promuovere l’Italia come un unico insieme adottando strategie di marketing comuni, o ha più senso continuare a promuovere il singolo territorio?
Purtroppo, c’è sempre stata grande frammentazione agli occhi del consumatore mondiale. Non è un problema delle bollicine o altre tipologie. Visitando da anni le varie fiere mondiali del vino, ho sempre notato come i padiglioni erano ben definiti per molti Stati, come ad esempio Spagna, Francia, Germania etc… L’Italia aveva il Consorzio del Brunello da una parte, la CCIAA di Trapani dall’altra, la Regione del Trentino da un’altra..si evince una frammentazione che non aiuta certamente il “Made in Italy” che tanto ci invidiano nel Mondo.
Quale sono le linee guida di conduzione del vigneto per ottenere il massimo dalle vostre uve?
Rispetto, cura e attenzione del vigneto: mai mandare in stress l’impianto produttivo.
Purtroppo la situazione del Covid ha segnato la viticoltura Italiana così come tutti i comparti dell’economia. Nei panni del legislatore quale sarebbe l’intervento immediato e più auspicabile per aiutare il vostro settore?
Che lor signori venissero a lavorare nei campi, capissero l’importanza del coltivare la terra, dei frutti che dà, dell’importanza di avere più campi, vigneti, alberi che strade, fabbriche e cemento…. e si rendessero conto che gli interessi di pochi non possono sovrastare il bene di tutti.
Bruno Fulco
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