L’appello dei cuochi dell’Alleanza Slow Food per chiedere alle istituzioni di sostenere la migliore agricoltura d’Italia e la ristorazione di qualità.
E’ tempo di ripartire. Nel settore agroalimentare, ma non solo, una possibile soluzione è fare rete: dal campo al ristorante. Proprio la rete dei 540 cuochi dell’Alleanza, uno dei più importanti progetti di Slow Food, ha lanciato l’appello “Ripartiamo dalla terra”, per chiedere al Governo e agli enti territoriali di sostenere con iniziative concrete la migliore agricoltura d’Italia e la ristorazione di qualità.
“Grazie alla nostra cucina abbiamo diffuso – si legge nell’appello – conoscenza, bellezza, piacere. Abbiamo raccontato territori e culture locali. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro quotidiano di contadini, allevatori, casari, viticoltori e artigiani che producono con passione e rispetto per la terra e per i loro animali. Crediamo che l’immagine di questo Paese sia legata alla sopravvivenza di queste aziende e di chi, proponendo i loro prodotti, li rappresenta al meglio”.
L’appello è aperto alla firma di tutti coloro che credono in un futuro basato sulla cura dei territori, sui saperi delle comunità, sul piacere della condivisione. Secondo recenti dati di Unimpresa, il 30 per cento delle attività commerciali di vendita al dettaglio e somministrazione a giugno non avrà le condizioni economiche per ripartire e non riaprirà. Da alcuni esponenti del settore della ristorazione arriva la richiesta forte di maggiore attenzione a tutto il settore agricolo e alimentare, consapevoli che oltre ai ristoratori e al loro personale, sta andando in crisi anche tutto un mondo di produttori virtuosi di piccola scala, inclusi quelli supportati e messi in rete dai progetti di Slow Food (Presìdi, Mercati della Terra, Comunità di produttori, le reti Slow Beans e Slow Mays, e altre).
I cuochi dell’Alleanza che hanno lanciato l’appello riconoscono l’importanza delle richieste fatte dalle associazioni di categoria, ma hanno voluto evidenziare un elemento in più, la forza del dialogo interno alla filiera. “Chiediamo quindi di estendere – prosegue l’appello – il credito di imposta, già previsto per alcune spese legate all’emergenza Covid-19, agli acquisti di prodotti agricoli e di artigianato alimentare di piccola scala legato a filiere locali (dove per locale si intende la dimensione regionale), in una misura pari almeno al 20 per cento, da aumentare al 30 per cento nel caso in cui tali aziende pratichino un’agricoltura biologica, biodinamica, o siano localizzate in aree marginali, disagiate e di particolare valore ambientale del nostro Paese”.
La rete dei cuochi e Slow Food sono consapevoli del ruolo centrale che possono avere le Istituzioni per sviluppare iniziative a sostegno di chi genera economie e benessere per tutta la comunità e non solo per la propria impresa. Firmare questo appello è il primo passo che Slow Food propone per una nuova strategia che abbraccerà tutti i temi su cui l’associazione lavora da oltre 30 anni, cercando nuovi strumenti e nuove alleanze per fronteggiare non solo questa emergenza, ma una lunga crisi da cui possiamo e dobbiamo uscire migliori.
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