L’emergenza coronavirus ha messo in ginocchio il settore enogastronomico probabilmente più degli altri, anche grazie alle misure più restrittive messe in campo da molti governatori di regioni. Adesso preoccupa la ripartenza.
La ristorazione è il settore dell’economia più direttamente colpito dall’emergenza sanitaria. Adesso riaccendere i fornelli per l’avvio della fase due preoccupa molto il settore. Sicuramente la ripresa dovrà essere fatta in sicurezza, anche se il governo ha indicato il settore della ristorazione a rischio medio e non alto.
Che vuol dire? Forse che la chiusura totale di bar, ristoranti e pizzerie è stata una misura eccessivamente drastica, ancor più per le misure più restrittive messe in campo da molti governatori di regioni, come vietare il food delivery. Credo che più il quando della ripartenza, preoccupi il come si dovrà ripartire, quali misure di sicurezza anti-contagio dovranno essere adottare.
Sicuramente il rispetto del distanziamento sociale (definizione che angoscia!), ossia si dovrà mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro. Già questa misura, forse la più banale, rischia da sola di dimezzare i coperti e il fatturato dei vari esercizi, in più se ne aggiungeranno molte altre misure nelle cucine per i lavoratori che rischiano di far lievitare i costi.
Allora forse se la taske force (altra definizione angosciante), deciderà tutta una serie di vincoli per la sicurezza, è probabile che più che il quando e il come della ripartenza, preoccupa il chi ripartirà. Molti locali rischiano la chiusura definitiva, con un danno economico ulteriore per tutti.
Allora? Ricordo sempre che il settore della ristorazione ha una classe di rischio medio e devono essere prese in considerazione le molte variabili che possono riguardare i singoli esercizi. Detto questo, credo che se non ci sarà un aiuto economico concreto dello Stato nei confronti del settore della ristorazione il futuro non sarà roseo.
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