Stile e Società

Beviamoci Sud è un successo al primo appuntamento

Va oltre ogni rosea aspettativa la due giorni appena conclusasi al Radisson Hotel di Roma, che grazie all’iniziativa di Marco Cum (Riserva Grande), Luciano Pignataro e Andrea Petrini ha messo insieme fianco a fianco, tantissime eccellenze tra i vini rossi provenienti dal Sud Italia. Una folla di appassionati ha preso letteralmente d’assalto i banchi d’assaggio sin dalla prima ora cogliendo a pieno l’importanza dell’evento.

Oltre 300 i vini proposti, da Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, ai quali per fare gli onori di casa, si sono uniti alcuni produttori del Lazio con il Cesanese, rosso anche questo che sta facendo proseliti anche al di fuori dei confini regionali. Raramente capita di vedere fianco a fianco un numero così elevato di referenze provenienti dal queste regioni.

Se da una parte si sprecano le iniziative dedicate ai territori del vino più famosi d’Italia, dall’altra gli eventi che riguardano la grande viticultura meridionale non sono una consuetudine. La grande intuizione degli organizzatori è stata appunto quella di puntare sulla qualità assoluta di questi contenuti, per creare un evento che già dal suo esordio si candida a diventare uno dei classici appuntamenti del calendario annuale delle degustazioni Romane.

Beviamoci Sud ha permesso a molti di prendere realmente contatto con la vera dimensione della viticoltura meridionale, tracciandone un quadro d’insieme e rivelando grandissimi vini di livello assoluto. Celati per lungo tempo al grande pubblico, i vini del sud negli ultimi anni stanno guadagnando finalmente sempre più consensi oltre a quelli già consolidati del popolo degli addetti ai lavori.

Il merito è della nuova leva dei produttori che superando gli equivoci del passato, ormai da più di qualche anno lavorano mettendo al centro la qualità senza ricorrere a scorciatoie. Il risultato paga, permettendo a questi vini di guadagnare la ribalta, facendosi apprezzare per quello che sono in grado di dare se vinificati in base alle loro peculiarità.

Un esempio lampante è fornito dall’Aglianico che negli ultimi anni ha visto aumentare vertiginosamente il gradimento del grande pubblico che prima non ne aveva grande stima. Proposto spesso troppo giovane e senza le dovute accortezze nella vinificazione, quel vino duro e scontroso che faticava a far breccia nel cuore degli appassionati fortunatamente oggi è solo un brutto ricordo del passato. Il lavoro sulla ricerca, gli investimenti e il coraggio dei produttori nel concedergli i suoi tempi in cantina, ne ha reso possibile la trasformazione in un vino straordinario che si esprime in diversi territori sempre in maniera sorprendente, rivelando un vitigno dal potenziale ancora ampiamente da sviluppare.

Il percorso di crescita dell’Aglianico è comune a tanti altri vitigni, che oggi sono in grado di fare bella mostra di se rivelandosi nella loro forma migliore. È il caso della Tintilia del Molise, come del Gaglioppo e degli altri autoctoni calabresi, del Nerello Mascalese e di tanti altri. Per questi motivi Beviamoci Sud si è rivelata una grande festa, impreziosita dal tenore degli approfondimenti proposti tra i quali: “Negroamaro e Primitivo, la Puglia di Gianfranco Fino” o “Sulle Ali Di Mercurio” dedicato all’esperienza del winemaker Vincenzo Mercurio.

I banchi d’assaggio traboccavano di tante proposte imperdibili, che hanno indotto più di qualcuno ad effettuare il doppio ingresso dedicando alla manifestazione l’intero we. Presenze di assoluto livello come l’Aglianico del Vulture di D’Angelo, quello di Cantina del Passo o il Vigna Cataratte Aglianico del Taburno. Il grande Montevetrano, taglio bordolese in cui l’Aglianico si accompagna a Merlot e Cabernet Sauvignon.

I vini Terra di Lavoro che sugellano il grande incontro tra l’Aglianico e Piedirosso, o quelli di Claudio Cipressi che materializza la grande capacità della Tintilia del Molise. Dall’entroterra Salernitano gli ottimi vini di Mila Vuolo, fortunatamente per noi passata dall’informatica alla viticultura. Quelli di Mustilli del Beneventano e, dallo stesso territorio l’Attoprimo, Aglianico di Tenuta Sant’Agostino.

I vini pugliesi di Antica Enotria interpretati in una chiave dinamica e moderna a tutto guadagno di una grande fruibilità.  La grande performance della Calabria tutta, con i suoi autoctoni in grande spolvero tra cui si fanno notare i vini di Sergio Arcuri e l’intera gamma di Tenuta del Conte tra cui, pure se di rossi si parlava, va menzionato anche “Diversamente”. Un vino da uve Greco Bianco di grande livello, che fa insorgere in tutti gli appassionati il pensiero su quanto a Sud anche “in bianco” ci sia ancora tanto da scoprire oltre i soliti noti.

Bruno Fulco


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