“Mannaggia ai pesciolini”, esclamava mia madre quando le cose non andavano per il verso giusto, era il massimo della sua arrabbiatura e non capivo perché mandava improperi ai pesciolini.
Ma ora la sua esternazione mi è tornata in mente, dopo mesi o anni che mi trovo a leggere comunicati e frammenti di articoli in tema di pesca, pesci che si possono pescare, maglie di reti che si devono allargare, pescatori che tirano i remi in barca e rinunciano ad andare per mare, flottiglie che si riducono, multe salate (è il caso appropriato di dire) e controlli minuziosi, meticolosi, assai scrupolosi, da parte di organi della pubblica amministrazioni e di una burocrazia che entra a pie’ pari nelle usanze della piccola pesca italiana.
Mannaggia lo dico anche io, coscientemente nella consapevolezza del significato specifico e generico, derivante dall’etimologia dell’interiezione.
Possibile che in casa nostra non possiamo mangiare quello che vogliamo?
Le acque territoriali sono “territoriali”, ossia del Paese che si affaccia sul mare? O sono di proprietà di un’astratta entità, costituita da Stati anche senza coste sul mare e specie da alcune che dai loro mari sono più interessate a valorizzare il proprio pescato?
Noi parliamo per noi Italiani, ma interessate sono anche Francia e Spagna, che si affacciano sul “mare nostrum”, e nemmeno quelle sul Mar Nero sfuggono al diktat della UE.
Questa gente eletta dalle popolazioni nazionali affinché venga fatto l’interesse delle proprie Patrie di provenienza, una volta appropriatasi della poltrona alla UE, si inventa delle regole solo per dimostrare che merita di guadagnare i lauti stipendi di “rappresentanti”, a danno delle Nazioni d’origine?
I pescatori vogliono solo lavorare, e mantenere le loro famiglie senza dover ricorrere al reddito di cittadinanza, noi consumatori vogliamo mangiare il pesce di sempre, quello sano pescato di fresco con il lodevole sacrifico anche notturno delle persone che, a volte, nello svolgere il loro mestiere rischiano persino la vita.
Mannaggia, non ai pesciolini poverini, ma alle regole cervellotiche che impongono le restrizioni, cosicché possono fare festa i titolari degli allevamenti ittici.
Ma vuoi mettere la differenza di gusto?
Maura Sacher
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