L’aspettavano in tanti e da tanto una disciplina specifica che investisse i territori del vino di vera ufficialità e protezione governativa, affinché tutte le potenzialità turistiche potessero essere espresse al meglio.
Sottoscritto lo scorso 12 marzo 2019, già sottoposto al vaglio della Conferenza delle Regioni e con il coinvolgimento di tutti i rappresentanti della filiera, il Decreto attuativo sulle «Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica» è stato trasmesso alla Corte dei Conti prima di essere pubblicato sulla G.U.
lo ha detto il Ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio, l’altro giorno ad un ‘Question time’ alla Camera, sottolineando che il vino è “il prodotto che più fa sognare i turisti”.
L’obiettivo della disciplina dell’enoturismo sarebbe di creare un sistema che raccordi le diverse attrazioni turistiche intorno all’enogastronomia, partendo dal principio della valenza culturale del vino e dei territori viticoli nazionali. Pertanto il primo articolo del decreto recita: «Sono considerate enoturistiche tutte le attività formative e informative rivolte alle produzioni vitivinicole del territorio e la conoscenza del vino».
L’attestazione giuridica, comunque, non sarà una passeggiata, a parte la burocrazia e la fiscalità.
Tab.1 – I requisiti e gli standard di servizio per gli operatori enoturistici
– apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di 3 giorni
– strumenti di prenotazione delle visite, preferibilmente informatici
– cartello all’ingresso dell’azienda che riporti i dati relativi all’accoglienza enoturistica ed almeno gli orari di apertura, la tipologia del servizio offerto e le lingue parlate
– sito o pagina web aziendale
– indicazione dei parcheggi in azienda o nelle vicinanze
– materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti stampato in almeno 3 lingue, compreso l’italiano
– esposizione e distribuzione del materiale informativo sulla zona di produzione, sulle produzioni tipiche e locali con particolare riferimento alle produzioni Dop e Igp, sulle attrazioni turistiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del territorio
– ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per garantire l’accoglienza
– personale addetto dotato di competenza, formazione e conoscenza dei vini e del territorio
– attività di degustazione del vino all’interno delle cantine deve essere effettuata con calici in vetro o altro materiale purché non siano alterate le proprietà organolettiche del prodotto
I requisiti e gli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica saranno omogenei su tutto il territorio nazionale.
Momento giusto per l’approvazione della disciplina dell’enoturismo, in vista della prossima “Global Conference on Wine Tourism”, che nel 2021 verrà ospitata in Italia, come annunciato dalla World Tourism Organization (Unwto), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo sostenibili e responsabile.
Maura Sacher
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