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Mai cicloturismo senza tappe enogastronomiche

Il cicloturismo è una forma di turismo praticata in bicicletta, significa andare in giro pedalando sulle due ruote invece di usare l’automobile, una maniera di viaggiare salutare, ancorché economica, che permette di scoprire paesaggi insoliti con incursioni in posti lontani dai traffici motorizzati.

In Italia il cicloturismo sta registrando una crescita di cicloturisti in 5 anni di ben oltre il 40%, su percorsi idonei alle biciclette, piste adattate, risistemate o create ex novo, le quali di anno in anno spuntano sia nei centri urbani sia in zone di campagna o di montagna grazie ad incentivi derivanti da finanziamenti europei.

Al di là di come può essere definito il “turismo” a seconda delle motivazioni del trasferimento di persone dall’abituale residenza ad altra località per fini di cultura, svago, riposo, pellegrinaggio religioso, ecc., il cicloturismo è molto vicino alla concezione del “turismo lento”, quello che permette di viaggiare a tappe per assaporare al meglio tutte le bellezze dei territori.

Lasciando tutta la libertà alle associazioni, incluse le Pro Loco, di promuovere il cicloturismo e intruppare i partecipanti in tour predefiniti alla scoperta di curiosità artistiche, di cui i piccoli paesi della nostra Penisola sono ricchi, o dei piccoli produttori ed artigiani che caratterizzano i centri storici, cosa c’è di meglio per i viaggiatori in bicicletta dal sostare in un luogo rigenerante per lo spirito ed il fisico, gustare i prodotti locali, ossia fare tappe enogastronomiche?

Ad ognuno il suo cicloturismo, naturalmente; chi aderisce alle varie proposte in genere è un amante dell’aria pura, un salutista, magari astemio, e non vorrebbe mai appesantire il proprio corpo con zavorre ricche di calorie.

Ma il vantaggio del cicloturismo, lento, ludico, emozionale, per coppie e per famiglie, dal nostro punto di vista, dovrebbe essere specialmente quello di condividere lo spasso della biciclettata con una sana ristorazione, meta conclusiva e “premio” dell’impegnativo spostamento.

Si può fare rete tra turismo, ristorazione, strutture d’accoglienza e le categorie interessate o protagoniste nel giro dell’agroalimentare? C’è chi se lo è domandato, anche coinvolgendo le autorità rappresentanti quel connubio di competenze tra Politiche agricole e Turismo.
Con le parole e i discorsi, con le Tavole Rotonde e i Convegni, tutto il meglio viene auspicato. I cittadini più smaliziati si sono abituati a diffidare degli annunci roboanti in bocca ai politici, i quali garantiscono appoggi economici e sostegno morale, proclamano cambiamenti, mentre alla sostanza dei fatti, se non si muove l’iniziativa locale, sul territorio, con i mezzi che si trova tra le mani, tutto resta fermo.
E l’iniziativa individuale dove la mettiamo?

Secondo la nostra esperienza giovanile, se nei nostri giri domenicali in bicicletta per le campagne (raggiungibili entro i 20 km …), non avessimo trovato ristoro enogastronomico in locali aperti ed accoglienti, non avremmo avuto le forze per il ritorno.

Maura Sacher


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