Quale migliore occasione se non il Salone internazionale di Vinitaly, inaugurato domenica 15 aprile 2018 a Verona, per mettere in fila i nodi che il futuro Governo nazionale avrà da affrontare, e sciogliere, per il settore vitivinicolo.
Federvini mette in luce alcuni temi che considera prioritari e li affida al nuovo esecutivo, stante che questi sono sul piatto delle contrattazioni (nonché in mano alla burocrazia) da qualche anno.
Il primo tema riguarda l’approvazione dei decreti attuativi al Testo Unico del Vino che ancora mancano all’appello, come ad esempio quelli che riguardano trasparenza, qualità e semplificazione burocratica.
Sempre in questo ambito viene sollecitata la nomina dei membri del Comitato Vini, ente preposto all’approvazione delle modifiche dei disciplinari delle denominazioni. Attualmente oltre 50 richieste di modifica di disciplinari sono in fase di stallo: gli operatori hanno bisogno delle modifiche o della adozione dei disciplinari, l’azione del Comitato non può essere ulteriormente ritardata, comunica Federvini.
In merito, anche il Consorzio del vino Soave, a Vinitaly affronterà questo tema con i referenti della Regione Veneto e del Ministero dell’Agricoltura, stante che il decreto applicativo dell’art 7 del Testo Unico del Vino dovrebbe far diventare operative le norme riguardanti le viticolture storiche, vigne storiche e vigne eroiche finalmente riconosciute nell’ambito del testo unico del vino.
Tra gli altri temi che Federvini porta a Vinitaly la questione dei dazi e del protezionismo. Federvini appoggia tutte le iniziative che mirano a salvaguardare un mercato libero, senza balzelli o altri ostacoli che incidano sui normali flussi commerciali.
«Il settore vitivinicolo è tra i principali contribuenti della bilancia commerciale Italiana», dichiara Sandro Boscaini, Presidente di Federvini, aggiungendo: «Proprio per questo motivo il riassetto dei conti pubblici che renderà ancora più forte il nostro Paese dovrà essere realizzato con manovre fiscali ponderate che non vadano a penalizzare settori ed ambiti così trainanti. Il Governo italiano dovrà essere quindi in prima linea per salvaguardare la libera circolazione, difendendo altresì le denominazioni italiane a livello di accordi internazionali».
Beh, se – come sarcasticamente ha dichiarato Martina anche lui presente, da privato, Ministro dimissionario, a Vinitaly – “Salvini e Di Maio sono astemi”, nemmeno questa vetrina del più sacro prodotto del millenario lavoro dell’uomo, ha potuto essere l’occasione per un ripensamento sull’intesa per il futuro Governo nazionale.
E allora il futuro del settore del vitivinicolo sul suolo italiano a che Santo del Paradiso dovrà continuare a rivolgersi?
Maura Sacher
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