Tra Mipaaf e WWF è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa, che definisce una collaborazione per la conservazione della natura nei territori rurali.
Natura 2000 è una rete di Siti di Interesse Comunitario (SIC) e di Zone di Protezione Speciale (ZPS), creata dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali.
Il documento, firmato del ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, e della presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi, vuole essere un contributo ad una agricoltura più sostenibile, amica della natura, attraverso quattro obiettivi: 1) sviluppare per il periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi PAC una valutazione dei risultati conseguiti dalle Regioni, attraverso i Programmi per lo Sviluppo Rurale (PSR), per migliorare la tutela della rete Natura 2000; 2) individuare e promuovere forme di valorizzazione e riconoscimento delle imprese agricole impegnate in attività di conservazione e gestione del capitale naturale; 3) favorire la diffusione di modalità innovative di utilizzo delle misure agro-climatiche-ambientali presenti nella PAC 2014-2020; 4) monitorare, promuovere e accompagnare i PSR, identificando le attività più innovative messe in campo dalle Regioni.
Allo stato dell’arte, sono oltre 214mila le aziende agricole italiane (15% del totale delle 1.471.185 aziende attive oggi in Italia), che insistono nei territori della rete Natura 2000 e diventeranno presìdi per la tutela attiva del capitale naturale del nostro Paese: 43.850 localizzate al Nord, 50.353 nel centro Italia, 82.515 nel sud Italia e 37.817 in Sardegna e Sicilia.
Che significa tutto ciò in parole più semplici e cosa implicherebbe?
In sostanza, le zone agricole individuate, più o meno spontaneamente aderenti al progetto, sono dei luoghi ove transitano, si alimentano e si riproducono, alcune specie protette di uccelli, o vi sia presente una flora considerata autoctona, rara o atipica, comunque spesso già formalmente protetta da normative regionali, in nome della salvaguardia della biodiversità.
Riconoscere queste aree quali ambiti di interesse comunitario oltre che zone protette significa soprattutto entrare all’interno di aree private ove si praticano attività agricole o di pascolo. E ciò implica che i proprietari di questi terreni non possono né mettere in atto strumenti di difesa da aggressioni o invasioni di animali selvatici (come cinghiali, orsi e lupi) che, vagando liberamente, distruggono coltivazioni, vigneti, allevamenti, né modificare la struttura paesaggistica delle loro proprietà, come ad esempio eliminare un bosco per guadagnare terreno da convertire in vigna.
Al di là di perplessità, anche da parte dei cacciatori, è da riconoscere qualche aspetto positivo: i soggetti che aderiscono a Natura 2000 non solo salvaguardano la ricca biodiversità della nostra Penisola, ma possono rendersi utili contro gli sconvolgimenti climatici dei territori a loro pertinenti e limitrofi, curando anche – come richiesto dalle Direttive della CEE – la pulizia dei canali e il mantenimento o la creazione di siepi.
Maura Sacher
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