Informazione agroalimentare e giornalisti, un’unione che deve rafforzarsi. È quando è emerso nel corso delle due giornate di seminario con crediti formativi che si sono svolte a Montecatini terme in Toscana in occasione della manifestazione
Anche se la manifestazione negli anni ha virato verso il food trasformandosi in una piccola fiera mercato di prodotti di nicchia e di vini nell’ambito Slow Food è comunque un momento interessante dove incontrare dalla sicula “masculina da magghia”, piccola acciuga gustosa e pregiata, allo “storico ribelle”lombardo detto anche Bitto Storico o partecipare a qualche interessante convegno.
Per i giornalisti quest’anno lo è stato ancora di più con due occasioni di formazione ben fatte, con la presentazione di Eaci (European Association on Consumer Information) accolta in seno alla Federazione Nazionale della Stampa a cura del dottor Alessandro Conte, della sempre interessante esposizione del Colonnello Luigi Cortellessa Comandante Carabinieri del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari la massima autorità italiana del settore che avevamo già incontrato al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, la direttrice di EuroFish Market Dottoressa Valentina Tepedino e molti altri interventi.
Che si stia davvero muovendo qualcosa nel mondo dell’informazione agroalimentare?
Tra i relatori anche il direttore del Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop, Pier Maria Saccani, che è intervenuto sul tema: “La comunicazione di crisi: come informare su un’emergenza alimentare. Il caso della mozzarella di Bufala” che ha sottolineato più volte la necessità di trovare una soluzione per far sì che chi parla di alimentazione garantisca il consumatore sotto il cappello di un Ordine professionale parlando senza remore di blogger e giornalisti, di chi deve fare cosa, di chi ha le carte in regola e chi no.
La rete è un mezzo “pericoloso” perché tutti, anche chi non ha le competenze per farlo, può accedere e manifestare la propria opinione. Ma l’argomento cibo è strettamente connesso con quello della salute e purtroppo non sempre chi legge può e sa distinguere se la notizia è scritta da un giornalista che è tenuto a formarsi e a scrivere dopo essersi documentato o una persona che mette del suo raccogliendo informazioni a giro per la rete. L’informazione agroalimentare deve essere precisa e rigorosa e non può essere per tutti.
Dello stesso avviso il dottor Alessandro Conte che ha auspicato che il medico sia il referente ultimo di chi verifica in rete un’informazione che riguarda la propria salute invitando i giornalisti del settore alimentare a verificare con cura ogni notizia. Partito dalla psicologia e dal funzionamento del nostro cervello Conte ha portato a ragionare su vari livelli di informazione. L’argomento fake news è stato trattato da tutti perché sono, anche in campo agroalimentare, un grosso pericolo non solo per la salute ma anche per le aziende che nei casi peggiori rischiano di chiudere per notizie false che in rete si ingigantiscono.
Il Colonnello Luigi Cortellessa è entrato ancora più nello specifico del suo lavoro di indagine che deve tener conto sia dei pericoli della salute ma anche del mondo economico/familiare che ruota intorno ad un’azienda, facendo notare la differenza tra cibi sani ma non sicuri cioè dove non tutta la filiera è tracciabile e cibi contaminati.
Utilissima e interessante la relazione della Dottoressa Valentina Tepedino che ha mostrato come sul mercato ittico si possa parlare di “frode commerciale” in molti casi anche se spesso mancano gli strumenti legislativi per intervenire. Dal pesce siringato con polifosfati per trattenere l’acqua e aumentarne il peso, a quello a cui vengono aggiunti nitriti e nitrati per renderlo più roseo a lungo, alla frode dei pesci decongelati venduti per fresco si capisce che il cittadino consumatore (e spesso credulone per fatica) deve essere tutelato.
Un tempo esistevano i giornalisti di nera, quelli scientifici, quelli di cronaca rosa e quelli considerati di serie B che nelle redazioni erano coloro che si occupavano di critica enogastronomica. Oggi, anche in questo settore, son tutti “grandi esperti” giornalisti e non. Ma un conto è mangiare un conto è conoscere tutta la filiera con rischi e virtù e fare vera informazione agroalimentare.
Chissà se il messaggio arriverà anche ai vertici dell’Ordine dei Giornalisti…
Roberta Capanni
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