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Fabrizio Malvicini Cantina di Vicobarone parla della vendemmia 2013

A poco tempo dalla conclusione delle operazioni vendemmiali e di vinificazione, possiamo dire che sui Colli Piacentini l’annata 2013 è stata più propizia per i vini bianchi che per quelli rossi, anche se oggi ci affidiamo a giudizi tutt’altro che definitivi.

Gioca a favore dell’annata 2013 il suo sviluppo temporale, che ha segnato – rispetto alle ultime vendemmie – un deciso cambio di tendenza: stavolta abbiamo avuto un’annata tardiva, che ci porta alla mente un vecchio proverbio piemontese che sostiene che “l’annata tardiva non è mai cattiva”. E in questo il Piemonte sa dire la sua.

Per sviluppare un’analisi probante e fare un primo bilancio abbiamo sentito il vice presidente della Cantina di Vicobarone, Fabrizio Malvicini che alla vigna dedica da tempo il suo impegno anche in un’ottica di cantina cooperativa.

Forte è il legame di questa struttura cooperativa con i vitigni territoriali dei Colli Piacentini: Malvasia di Candia Aromatica e Ortrugo tra i bianchi, Barbera e Croatina tra le uve a frutto nero in vista della produzione del Gutturnio in tutte le sue tipologie.

Rispetto alla vendemmia 2013 Fabrizio Malvicini ha le idee chiare: 

“E’ stata una vendemmia «tradizionale» e ci ha fatto tornare indietro negli anni. Era molto tempo che anticipavamo costantemente le operazioni di raccolta e non eravamo più abituati ai ritmi canonici della viticoltura settentrionale. Stavolta, abbiamo completato le vinificazioni ben oltre la metà di ottobre e questa lentezza nella maturazione dei vari grappoli sarà di grande aiuto in un’ottica di evoluzione futura dei vini”.

Ma il carattere della precocità non è l’unico che identifica questa vendemmia. Abbiamo provato a farne un identikit più ampio, cercando altri elementi che si addicano a questo evento produttivo a Vicobarone.

 “Comincerei dalla ricchezza delle uve. Dopo anni di prevalenza degli zuccheri sull’acidità, stavolta abbiamo avuto un andamento differente. Le gradazioni zuccherine – e quindi quelle alcoliche – risultano buone, ma non presentano i picchi degli altri anni duemila e questo consentirà di mettere sul mercato vini di un’armonia più solida. Poi, sottolineerei il ritorno alla prevalenza dei vigneti vocati: i terreni meglio esposti hanno fatto valere il loro corredo qualitativo innato, regalando i risultati più convincenti.”

Il valore del vigneto è tornato di attualità anche nella scelta del momento migliore per iniziare la vendemmia. La conoscenza approfondita dei singoli vigneti e dei loro comportamenti produttivi ha fatto la differenza. Per questo, quella del 2013 è stata anche una vendemmia impegnativa perché ha richiesto una forte attenzione rispetto alle decisioni operative.

Come saranno allora i vini del 2013? 

Si faranno i conti con ricchezze alcoliche meno esuberanti e con acidità più decise, ma questo non scalfirà il livello qualitativo generale. Sia bianchi che rossi privilegeranno al profumo l’ampiezza delle espressioni rispetto alla loro invadenza e, al sapore, l’eleganza dei caratteri alla loro potenza.
Resta qualche elemento di incertezza rispetto all’evoluzione, ma questo è nella natura delle cose.
“Ci rende tranquilli – conclude Malvicini – la considerazione che la maggioranza dei nostri vini è destinata al consumo in tempi relativamente brevi e solo una parte, i più strutturati, avrà tempi di maturazione e affinamento più consistenti. L’annata 2013 ci aiuterà a dare piena gratificazione ai nostri consumatori.”

Giancarlo Montaldo per EGNEWS


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