Nel borgo siciliano che si estende sul lembo meridionale dei Monti Sicani, l’associazione “I Rettori di San Giuseppe” rievoca il culto del Santo attraverso gli altari di pane. Un convegno con la partecipazione di studiosi per scoprirne le radici storiche.
A San Giuseppe, il Santo delle cause impossibili, da secoli i siciliani esprimono la loro devozione incrollabile attraverso l’allestimento degli altari, autentici capolavori di pane, che alla fine viene offerto ai visitatori come buon auspicio per il futuro.
A Caltabellotta, in provincia di Agrigento, grazie all’associazione “I Rettori di San Giuseppe”, da qualche anno, si rievoca questo antico rito degli altari di pane, con il coinvolgimento dell’intera comunità cittadina. L’appuntamento di quest’anno, ha visto la partecipazione di studiosi al convegno su “San Giuseppe tra fede e tradizione popolare”, presso la Chiesa del Carmine e un concorso fra le scuole per l’allestimento degli altari di pane, un modo per tramandare questi riti alle giovani generazioni.
Interessante la relazione di Anna Martano, docente di enogastronomia, esperta di storia gastronomica della Sicilia e prefetto Sicilia Aigs (Accademia italiana gastronomia storica), che, con l’ausilio di immagini di cene votive e altari di varie parti della Sicilia, ha tracciato una lettura “di genere” dei riti di San Giuseppe.
Accanto ai riti maschili, ha messo in evidenza come cene e altari costituiscono una “liturgia” femminile: sono le donne che fanno il voto, le donne fanno la questua per raccogliere il necessario, le donne cucinano e allestiscono. Del resto, da sempre, nella storia dell’umanità, il femminile è associato alla vita e alla nutrizione.
Luigi Lombardo, già docente di Antropologia Culturale presso la facoltà di Scienze dalla Formazione dell’Università di Catania che ha trattato l’argomento dal punto di vista antropologico. Lombardo ha evidenziato il valore simbolico delle cene e degli altari, distinguendo tra le forme verticali, gli altari dall’evidente richiamo fallico, e le forme orizzontali, le cene, che richiamano le antiche mense.
Il presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina, Calogero Pumilia, ha parlato delle tradizioni di Caltabellotta e Giovanni Lorenzo Montemaggiore Chef e docente dell’Istituto Alberghiero di Sciacca ha sottolineato l’importanza di curare a tavola il benessere, scegliendo le giuste materie prime e le esatte combinazioni alimentari, privilegiando nella scelta i criteri di territorialità e stagionalità.
Nel locale adiacente alla Chiesa del Carmine è stata allestita, a cura degli organizzatori, una cena votiva, con tutti i cibi della tradizione. Gli alunni delle scuole del territorio hanno allestito quattro altari ognuno dei quali è stato premiato premiato per una diversa motivazione.
Il premio per l’armoniosità è andato alla Scuola dell’infanzia Caltabellotta; il premio per l’originalità è stato attribuito all’Istituto comprensivo De Amicis-Roncalli; per la fantasia è stata premiata la Scuola elementare Caltabellotta e per la simbologia l’Istituto comprensivo plesso S. Anna.
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