Lo denuncia l’Alleanza Cooperative che per il settore pesca, ancora una volta interviene a difesa di questo comparto e sollecita il Parlamento a rivedere le norme sui controlli per ridimensionare le sanzioni che varie Direttive Europee hanno imposto, giustificandole anche con il contrasto a comportamenti illegali.
“E’ arrivato il momento di rivedere profondamente le regole per il contrasto alla pesca illegale. Non è mettendo alla berlina gli imprenditori, che si tutela il mare e le sue risorse. Chiediamo un maggiore equilibrio tra infrazioni e pena”. Questo è contenuto in un comunicato dell’Alleanza delle Cooperative Pesca al termine dell’audizione in Commissione Agricoltura del Senato sul tema dei controlli nel settore.
“L’inasprimento delle sanzioni per la pesca professionale è un disincentivo alla voglia di fare impresa di pesca oggi in Italia. Le sanzioni odierne sono il risultato di norme europee che per combattere la pesca illegale hanno ceduto a Bruxelles troppa sovranità. Occorre, perciò, rivedere il regolamento europeo sui controlli, che ha generato un effetto domino, dando vita a una serie di provvedimenti estremamente limitativi alla libertà di impresa, peraltro entrando a gamba tesa sulla legislazione nazionale.”
L’Alleanza sottolinea anche come l’introduzione della licenza a punti, istituita con il regolamento europeo sui controlli 1224/2009, e prima di questo il regolamento 1005 del 2008 sulla pesca IUU (illegale, non dichiarata e non regolamentata), assieme a tutto il resto delle misure ideate dai vari Stati membri, abbiano portato a numerosi cambiamenti, molti dei quali insostenibili per il settore italiano.
La legge 154 del 2016, normativa incentrata sulla pesca di pesce spada e del tonno, è solo l’ultima in ordine di tempo cha contribuito ad infliggere un ulteriore pesante giro di vite in materia di sanzioni.
Maura Sacher
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