Eataly, crasi di “eat” e “Italy”, l’ambizioso progetto commerciale di Natale Farinetti, alias Oscar, nel nome racchiude la finalità di diffondere il cibo italiano nell’universo mondo.
L’inglesismo è accattivante, evoca il “made in Italy”, pertanto ci si immagina che ci sia un’abbondanza di genuini prodotti nazionali sugli scaffali dei suoi mega “store”, in una catena di oltre cento tutti in grande stile, partiti da Torino, quartiere Mirafiori, nel 2007, approdati a Trieste nel gennaio del 2017 dopo aver percorso la penisola, e installati non solo negli Stati Uniti, con quattro sedi, ma anche in Turchia, Giappone, Corea del Sud, e persino negli Emirati Arabi, Quatar, Arabia Saudita.
Una tale catena di negozi, con ristoranti inclusi, sotto il marchio del “mangiare italiano”, fa supporre possa dare un grande impulso all’export nazionale.
Ampia è anche l’offerta di prodotti alimentari dalla dispensa del mondo Eataly on line, vari marchi e ben confezionati, però, è successo che qualcuno ha osservato più attentamente le etichette e ha segnalato al Codacons, il quale fatto un dettagliato esposto all’Antitrust.
Al centro dell’esposto del Codacons, una lunga serie di prodotti venduti al pubblico attraverso la piattaforma online di Eataly: dall’olio extravergine ai pomodori pelati, passando per pistacchio, cioccolata e salse varie, che sono carenti delle specificazioni d’origine delle materie lavorate. Insomma, le etichette non rispetterebbero le normative europee.
Accogliendo l’esposto del Codacons, l’Antitrust ha intimato a Eataly di fornire entro 20 giorni (a decorrere dallo scorso 2 marzo) info e documentazione relativi: “alle verifiche e procedure di controllo dirette ad assicurare gli obiettivi pubblicizzati nel sito con riguardo alla selezione di “prodotti di alta qualità” e tipici del “Mangiare italiano”; alle verifiche compiute ai fini della selezione del prodotto stesso dal punto di vista della qualità, delle certificazioni e della provenienza geografica”.
Per tutti i prodotti i prodotti indicati nell’esposto Codacons, l’Autorità ha chiesto a Eataly di fornire informazioni sulla provenienza geografica delle materie prime, sull’utilizzo dei marchi DOP e IGP e sulla assenza degli stessi da etichette e confezioni.
Non solo, ma sempre sullo store online di Eataly, sono poi venduti prodotti che nulla hanno a che vedere con l’Italia e col modo di vivere e mangiare italiano, ossia prodotti importati dall’estero.
A fare i “furbetti” prima o poi si viene scoperti, ormai lo si sa.
Maura Sacher
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